Il podio brasiliano autorizza il due volte iridato ad inseguire ancora il terzo posto nel Mondiale Piloti
di Stefano Gatti© Getty Images
Quando Fernando Alonso salì sul terzo gradino del podio della prima edizione del Gran Premio del Qatar di Formula Uno di poco meno di due anni fa (domenica 21 novembre 2021), alla maggior parte degli osservatori quell'exploit dello spagnolo al volante della Alpine sembrò il canto del cigno per il (due volte) campione del mondo che - dopo due anni sabbatici ma non troppo (spesi tra Dakar e Le Mans) era rientrato nel Mondiale più che altro per cancellare le amarezze della sua precedente e poco più che fallimentare esperienza con la McLaren. Anche perché lo stesso GP di Losail (chiuso da Alonso alle spalle di Hamilton e Verstappen, in piena bagarre per il titolo) aveva visto Esteban Ocon chiudere buon quinto con la Alpine gemella. Senza dimenticare che all'inizio di agosto il francese aveva messo rocambolescamente a segno la sua prima e fino ad ora unica vittoria nel Mondiale nel Gran Premio d'Ungheria all'Hungaroring. Curiosamente, era stato proprio sul circuito che sorge alla periferia di Budapest che Alonso aveva conquistato il suo podio precedente: al volante della Ferrari ma... nel 2014! Ben 146 GP (un record per così dire... scomodo) e ben sette anni prima, al netto delle due stagioni di pausa di cui sopra, s'intende. Per tutte queste ragioni e per molte altre ancora (età anagrafica compresa), il passaggio dello spagnolo due anni fa sul podio di Losail sembrava fatto apposta per dimostrare che la classe di Alonso era intatta ma poi poco altro da aspettarsi ancora. E invece...
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E invece Fernando ha stupito tutti! Ha duellato ancora ad armi pari con il poco malleabile compagno di squadra Ocon (un osso duro per tutti) anche la stagione seguente, poi ha attraversato la Manica per lanciarsi nell'avventura Aston Martin, vincendo a mani basse (ci sarebbe mancato altro) il confronto interno con Lance Stroll e infilando poi una serie di sei passaggi sul podio nelle prime otto tappe di questo Mondiale, quasi sempre "macchiando" di british racing green la dominante blu Red Bull e prendendosi la soddisfazione di "staccare" a Jeddah (di nuovo in Medio Oriente) la sua presenza numero cento tra i primi tre dell'ordine di arrivo di un Gran Premio iridato.
La scarsa efficacia del "pacchetto" estivo di sviluppi della AMR23 (unitamente alla crescita della McLaren proprio a partire dalla stagione più calda) avrebbe poi costretto l'ex ferrarista a togliere una marcia, tornando sul podio solo a fine agosto con il bel secondo posto in Olanda. Prima di un nuovo blackout prestazionale, terminato proprio con l'ottimo fine settimana paulista suo e di Aston Martin, con Stroll buon quinto a traguardo: proprio come Ocon due anni fa in Qatar con Alpine.
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Il duello con Sergio Perez nel terzo finale del GP del Brasile è stato un riuscitissimo mix di grinta e tattica ma a lasciare tutti a bocca aperti e colmi di ammirazione è stato il colpo di reni con il quale Alonso ha reagito al sorpasso del messicano nei suoi confronti nel corso del penultimo giro. Una sorta di "mazzata" psicologica che - di solito, in casi di questo genere - provoca un fisiologico calo di tensione. Non nel caso di Fernando che (grazie anche all'aiutino-DRS, certo) ha restituito il sorpasso all'esterrefatto Checo, spuntandola poi nei suoi confronti sulla linea del traguardo, tre chilometri "down the road".
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La missione terzo posto (e podio, ma stavolta mondiale!) è complicatissima ma non ancora impossibile. Ventotto punti da Hamilton a due gare sono tanti, forse troppi. Continuare a crederci però è la cosa migliore da fare (dal punto di vista di Alonso probabilmente l'unica!) per tenere a bada Lando Norris e Carlos Sainz che lo braccano a tre e a sei punti di distanza.
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