Il novantatreenne ex boss della Formula Uno prova a rilanciare le azioni del figlio del sette volte iridato
di Stefano Gatti© Getty Images
"Prima di tutto non è facile portare un cognome così famoso, ma Mick Schumacher sarebbe stato capito di più alla Red Bull. Lo avrebbero supportato meglio nel suo percorso di crescita. Ora deve lottare, deve tenere duro e dimostrare di essere ancora in grado di poter fornire buone prestazioni". In una recente intervista con RTL, Bernie Ecclestone si esprime così sulle ragioni dell'uscita di scena dai radar della Formula Uno del secondogenito di Michael. È vero, il ventiquattrenne Micj ha ancora un piede nel Mondiale ed una posizione solida come terzo pilota Mercedes ma l'inerzia che lo ha spinto fino ai Gran Premi (due stagioni con il Team Haas) sembra essersi esaurita e secondo il novantatreenne ex boss della Formula Uno parte della responsabiità sembra essere di chi non lo ha valorizzato nella sua marcia di avvicinamento al Mondiale. Facile leggere nelle sue riflessioni un riferimento alla Haas stessa (in particolare al suo Team Principal Guenther Steiner) e di rimando leggervi una frecciatina alla Ferrari che ha cresciuto nella propria Driver Academy il figlio del campione che ha recapitato a Maranello il maggior numero di titoli iridati.
© Getty Images
Nell'intervista con l'emittente tedesca, Bernie sottolinea come il nuovo ruolo di pilota ufficiale Alpine nel WEC sia una buona chance per Mick di rilanciare la propria immagine, offuscata da due anni piuttosto opachi con Haas, nel corso dei quali, oltre a non raggiungere risultati apprezzabili (in rapporto alla competitività della macchina), Mick è incorso in diversi incidenti: per fortuna senza conseguenze fisiche ma piuttosto onerosi per le casse del team americano. Ecclestone vede però nel "problema" una nuova opportunità, quella di camminare con le proprie gambe:
"Ora deve continuare e crederci per dimostrare ciò di cui può essere capace. Nella migliore delle ipotesi, qualcuno lo cercherà, questa volta per le sue capacità, non per il nome che porta. Mick dovrebbe anzi dimenticare il suo nome ora e lavorare per migliorarsi come persona. Speriamo che qualche squadre del Mondiale continui a tenerlo sotto osservazione. Forse su di lui ci siamo sbagliati, merita una seconda possibilità".
© Getty Images
punge