Due stagioni lontano dal Circus, per poi rimettersi in pista: uno schema già visto più volte nella storia. E qualcuno è arrivato fino alla vittoria del mondiale...
Effetto domino in Formula 1 in vista del 2021. Il mancato rinnovo contrattuale di Vettel con la Ferrari ha portato all'ingaggio di Sainz, con Ricciardo che si sposterà in McLaren liberando un posto alla Renault. Che potrebbe essere riempito da Fernando Alonso, pronto a tornare nel Circus dopo due stagioni di assenza. Difficile farlo ad alti livelli? I precedenti, da Niki Lauda a Michael Schumacher, non mancano. E qualcuno ha fatto anche sfracelli.
Amatissimo dalla maggior parte, contestato da qualcuno: così si possono riassumere gli anni in Ferrari di Fernando Alonso, l'ultimo grande nemico di Michael Schumacher prima dell'addio del Kaiser al Cavallino, il vero grande rivale di Sebastian Vettel negli anni in cui quest'ultimo imperversava in Red Bull. E la grande speranza del popolo rosso, che palpitò con lui fino alle ultime curve dei campionati 2010 e 2012, persi entrambi allo sprint. Ma resta il fatto che il pilota asturiano nell'immaginario collettivo è indissolubilmente legato alla Renault, cui rimase legato dall'anno del debutto (2001, quando stupì al volante della Minardi) fino al 2009, con l'intermezzo McLaren del 2007. E ora in ottica 2021 proprio dalla Renault potrebbe ripartire, sfruttando lo smottamento generato dal mancato rinnovo con la Ferrari dell'antico rivale Vettel, con conseguente passaggio a Maranello di Carlos Sainz e di Daniel Ricciardo alla McLaren. Rendendo vuoto quel sedile della Renault che potrebbe scatenare il grande ritorno.
Fernando Alonso in Renault, di nuovo, per la terza volta. Stavolta, però, dopo due stagioni di temporaneo addio al Circus. Senza però aver perso lo smalto o la voglia di vincere (lo dimostrano i due successi di fila alla 24 Ore di Le Mans). Nel 2021 avrà quarant'anni? Fernando non si lascia spaventare: "Kimi ha un anno e mezzo più di me, e guida ancora".
Già, Kimi Raikkonen: proprio lui rappresenta un precedente che può dare un'idea a Fernando di ciò che troverebbe nel 2020. Il finlandese lasciò la Ferrari e la Formula 1 nel 2009, al termine di una stagione balorda che gli fece passare la voglia di guidare negli autodromi di tutto il mondo per spostarsi sugli sterrati. L'avventura nel campionato del mondo rally durò però appena due anni (2010 e 2011), prima del grande ritorno in Lotus. Due anni di stop, gli stessi di Alonso, e una stagione di altissimo livello: sette podi, una vittoria (Abu Dhabi), il leggendario "Leave me alone" via radio, e il terzo posto nella classifica di fine stagione. Le basi per la sua seconda vita sportiva in Ferrari, poi proseguita con l'Alfa Romeo a partire dal 2019.
Meno bene è andata invece a un collega che per Alonso è soprattutto un amico, Robert Kubica. La parabola del polacco è stata però ben più accidentata: costretto ad allontanarsi dalla Formula 1 non per scelta o mancanza di alternative, ma per un terribile incidente nel pieno della sua carriera, nel febbraio 2011. Il fatidico rally di Andora, oltre a fargli quasi perdere l'uso della mano, gli negò un passaggio in Ferrari già praticamente segnato per il 2012. Il suo sudatissimo ritorno si concretizzò nel 2019, dopo otto stagioni d'assenza. Kubica si ritrovò però al volante di una Williams in colossali difficoltà, togliendosi quantomeno la soddisfazione di raccogliere l'ultimissimo punticino della sua carriera a Hockenheim.
l caso però sicuramente più famoso degli ultimi anni è quello di Michael Schumacher, che disse addio nel 2006 dopo aver perso la sua ultima battaglia iridata con Alonso e cedette il sedile della Ferrari a Raikkonen (corsi e ricorsi storici). Dopo il falso allarme del 2009, quando fu indicato come possibile sostituto di Felipe Massa costretto allo stop dopo un pauroso incidente in Ungheria, il Kaiser salì a bordo della neonata Mercedes l'anno successivo, raggiungendo Nico Rosberg e vincendo un ballottaggio solo formale con Nick Heidfeld. Un ritorno difficile, con prestazioni quasi sempre inferiori rispetto al compagno di scuderia, ma con la grandissima soddisfazione del terzo podio a Valencia nel 2012. Schumacher sul podio insieme al vincitore Alonso e a Raikkonen, per un terzetto da libro Cuore per chi ama il Cavallino.
Riavvolgendo le lancette dell'orologio, altri campionissimi che si sono presi anni sabbatici non mancano. Uno fu Mika Hakkinen, il cui ritiro del 2001 divenne però poi definitivo. Si presero una stagione di stop, invece, due dei principali rivali di Ayrton Senna. Il primo fu Alain Prost, che dopo il tumultuoso addio alla Ferrari a fine 1991 preferì non correre nel 1992 piuttosto che trascorrere un campionato di totale transizione in Ligier: nel 1993 ottenne quindi il sedile della Williams dominando il campionato. L'anno prima lo stesso volante era di Nigel Mansell, campione del mondo che mal digerì l'ingaggio di un collega con cui i rapporti erano stati accidentatissimi ai tempi della Ferrari. Il 'Leone' inglese trascorse quindi il 1993 in Champ Car, vincendo il campionato statunitense, per poi rientrare part-time in Williams nel 1994. Canto del cigno il 1995, con un rapporto con la McLaren naufragato quasi immediatamente.
A tutt'oggi, però, il ritorno di maggiore successo era e rimane quello di Niki Lauda. Talento assoluto e un carattere non certo facile, l'austriaco abbandonò la Ferrari sbattendo la porta a fine 1977, portandosi in Brabham quel numero 1 che si era guadagnato vincendo il titolo. Dopo un primo anno di altissimo livello, il 1979 fu caratterizzato da tantissimi problemi, tanto da convincere Lauda a dire basta per concentrarsi sugli affari e sullo sviluppo della propria compagnia aerea. Il richiamo dei motori però è troppo forte per un campione, e anche nel caso di Lauda il ritiro durò il tempo di due stagioni: il 1980 e il 1981. Già nel 1982 gli fu infatti affidato il volante della McLaren, con cui vinse il suo terzo e ultimo mondiale nel 1984.
Un due volte campione del mondo che torna dopo due anni di stop: una situazione identica a quella che affronterebbe Alonso nel 2021. Con la speranza, forse, di ripercorrere i passi del grande Niki Lauda.