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Effe come Fenomeno, effe come Franco... Colapinto. Complice la relativa vicinanza con la sua Argentina, sono stati migliaia i tifosi della giovane promessa della Williams ad affollare nel corso del primo weekend di novembre le tribune del circuito di Interlagos. Incredibile a dirsi, Franco ha già oggi un seguito di sostenitori dal carattere nazionale con le dovute proporzioni paragonabile forse solo a quello che può vantare Max Verstappen, ma dal potenziale parecchio superiore, se pensiamo ai 47 milione di argentini e ai "soli" diciotto milioni di connazionali del tre volte campione del mondo (quasi quattro) olandese. Atterrato sul pianeta Formula Uno a Monza (mica Losail o Jeddah) da perfetto sconosciuto ai più, oltre ad una tifoseria caldissima e rumorosissima, il ventunenne pilota di Buenos Aires sembra avere sfrontatezza, irriverenza e spavalderia di chi sa cosa vuole, come ottenerlo e con quale tempistica. Physique du rôle a piene mani e una indubbia presenza scenica che spingono molti osservatori ad interrogarsi sulla possibilità di essere davanti ad un futuro campione o addirittura ad un predestinato. A livello caratteriale azzardiamo un Raikkonen in salsa latina, solo apparentemente più aperto di Iceman ma altrettanto distaccato e disincantato: glaciale... all'occorrenza, in pista e fuori.
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Il Gran Premio del Brasile da questo punto di vista è stata una tappa importante nel cammino di formazione di Franco, collegato insistentemente alla possibilità di prendere nel 2025 il posto di Sergio Perez alla Red Bull, per dare vita e sostanza ad un binomio esplosivo con Max Verstappen, il quale da parte sua ha in passato "masticato" gente come Gasly (che Max ha rivisto praticamente solo sul podio di San Paolo) oppure Albon, proprio l'attuale compagno di squadra di Colapinto alla Williams.
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A San Paolo c'è stato però per Colapinto anche una sorta di rovescio della medaglia o più propriamente è suonato un campanello d'allarme, anzi due: sotto forma di altrettanti incidenti (uno dei quali in gara e in regime di Safety Car) costati carissimi alla Williams, che nella conta dei danni ha pure dovuto mettere il botto in qualifica che ha impedito al team di schierare al via Alexander Albon. Chance Red Bull a parte, allo stato attuale non c'è un posto da titolare per Colapinto nel Mondiale 2025, o meglio al "pronti via" del prossimo anno. Perché poi è fisiologico che ogni stagione iridata presenti diverse opportunità di... alzarsi dalla panchina a Mondiale "in corsa". E in quel caso, dovesse essere ancora a spasso (ma ci sentiamo di escludere questa eventualità), Franco sarebbe a scelta obbligata di chiunque.
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Ecco appunto, forse il passo giusto per Franco potrebbe essere un ruolo da test driver e pilota di riserva, destinato alla promozione in tempi brevi ma da subito inserito nell'organico di un top team che lo possa fornire a livello di know-how di tutti gli strumenti necessari (dei quali la attuale Williams non dispone) per crescere ed imparare, partendo da una gran buona base. Un po' come Andrea Kimi Antonelli con la Mercedes oppure (l'esempio è ancora più calzante) come Liam Lawson che di Colapinto è un rivale diretto nella corsa alla seconda Red Bull e che Red Bull (intesa in questo cao come famiglia allargata) ha messo alla prova per cinque GP nel finale della scorsa stagione (sulla allora Alpha Tauri al posto di Ricciardo), per poi rimettercelo quest'anno sostituendo di nuovo l'australiano, questa volta in via definitiva. Esattamente ciò che RB potrebbe fare prossimamente con Colapinto e Perez, garantendo al messicano (e ai suoi importanti sponsor) un'uscita soft e all'argentino un rientro in tempi ragionevolmente brevi.
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Quello che è certo, a nostro modo di vedere, è che nel cast di una Formula Uno del futuro... ormai dietro la prossima curva, Franco non può che avere un ruolo da protagonista e di sicuro già lo reclama "naturalmente". Insieme allo stesso Lawson from New Zealand, al nostro Antonelli, al'inglese Oliver Bearman, al brasiliano Gabriel Bortoleto (destinato all'Audi) e magari - lo mettiamo per ora un gradino sotto - all'australiano Jack Doohan, tutti già abili e arruolati per il 2025. Se ci pensate, si tratta di uno scenario geopoliticamente perfetto anche per l'Organizzatore americano del Mondiale.