Ad un mese dal via del Mondiale sale la temperatura per una stagione da altissime ambizioni rosse
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C'era una volta la "Fièvre Villeneuve", importata in Italia dal Canada dal maestro di molti di noi Marcello Sabbatini, "paziente zero" e allora (nel 1979) direttore di Autosprint. Quarantasei anni dopo, quel virus virtuoso potrebbe tornare nella sua mutazione da "Febbre Hamilton"? A giudicare da quanto si è visto dal primo giorno di febbraio dello scorso anno (data dell'annuncio dell'ingaggio di sir Lewis da parte della Ferrari) ad oggi sembra proprio di sì! Dodici mesi di crescendo di entusiasmo, con una clamorosa impennata a partire dall'ingresso del sette volte campione del mondo nel "sancta sanctorum" di Maranello esattamente un mese fa (lunedì 20 gennaio) e dalla sua prima volta al volante della Rossa da Gran Premio (quelle stradali nelle disponibilità di Hamilton non si contano) sulla Pista di Fiorano due giorni più tardi, mercoledì 22 gennaio.
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Poi, dopo i test di fine mese a Barcellona, al riparo da occhi indiscreti o quasi, il quarantenne campione from Stevenage è stato protagonista assoluto della recente serata londinese di lancio del Mondiale e - manco a dirlo - dell'ancora più recente shakedown della nuova SF-25 di nuovo a Fiorano, quasi un mese dopo il debutto in rosso con la monoposto che l'ha preceduta.
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Che l'ingaggio di Hamilton andasse ben al di là del semplice arruolamento di un top driver era chiaro a tutti fin dall'inizio, che scaldasse la tifoseria ferrarista (di più: l'intero mondo Ferrari) fin da un paio di fredde e umide giornate nella pianura emiliana - ben lontano dal via del Mondiale - ha sorpreso molti, anche tra gli osservatori più attenti. Fin qui, la Ferrari ha fatto centro, non ci possono essere dubbi. Ora tocca alla pista e in questo caso il carisma di sir Lewis deve essere accompagnato dalla competitività della nuova Rossa e dall'efficienza di un team che ha chiuso in crescendo una stagione ricca di soddisfazioni, che sarebbero forse state maggiori (McLaren.. permettendo) senza un'estate al di sotto delle aspettative.
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Portatore sano della "febbre" che porta il suo nome, Hamilton è chiamato ad amalgamarsi in una squadra al cui interno Leclerc si muove ormai ad occhi chiusi. Lewis ha già conquistato tutti, Charles non ha alcuna intenzione di... ammalarsi della febbre di cui sopra. Tocca prima di tutto a Frederic Vasseur il compito di gestire una coppia dal potenziale altissimo e di grande fascino. A poco più di due anni dal suo ingresso ufficiale a Maranello (9 gennaio 2023) nel ruolo di Team Principal e General Manager (una sorta di plenipotenziario), il cinquantaseienne top manager parigino ha alle sue dipendenze due piloti che ha contribuito a crescere nelle ladder series del motorsport internazionale (Hamilton) e nella Formula Uno stessa (Leclerc, con la Alfa Romeo Sauber).
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La mossa-Hamilton è la sua più importante opportunità professionale della sua carriera ma anche la sua più grande responsabilità. Portare sir Lewis a conquistare il suo ottavo titolo iridato, staccando Michael Schumacher che prorprio ha vinto con Rossa cinque dei suoi sette titoli sarebbe una bellissima pagina di storia, fare lo stesso con Leclerc sarebbe ugualmente una grande impresa ma... svuoterebbe di una parte del suo significato l'investimento-Hamilton. È una bellissima incertezza da coltivare da qui a Melbourne e poi anche oltre, se la SF-25 manterrà fede alle aspettative della Ferrari e della sua tifoseria. Tocca alla pista dirimere la questione, come è giusto che sia. Ci siamo, quasi: la temperatura sale giorno dopo giorno, la Febbre Hamilton è sul punto di contagiare milioni di appassionati, ferraristi e non solo. Proprio come la Fièvre Villeneuve, esplosa al Gran Premio del Canada di quarantasei anni fa.
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