Un divario prestazionale molto significativo divide in due le forze in campo al via della nuova stagione
di Stefano Gatti© Getty Images
È un Mondiale fin dal suo primo atto spaccato esattamente a metà, quello iniziato il primo sabato di marzo a Sakhir. Due realtà che si toccano ma tendenzialmente non si intrecciano. Non proprio un bel biglietto da vista insomma - la prima prova d'orchestra - per una stagione al suo avvio. La riprova di questa (facile ma ricca di spunti) situazione la offre la classifica del Gran Premio del Bahrain. Max Verstappen (e solo lui) ha doppiato metà della griglia: tutti "one lap down" a partire dal pur bravo Guanyu Zhou, undicesimo al traguardo e quindi appena fuori dalla zona-punti. Ok, detto così non fa una grinza: a punti ci sono andati tutti quelli capaci di non farsi raggiungere dal tre volte campione del mondo. Una classifica che premia il merito, d'accordo. Sembra però di avere già a che fare con un Mondiale di Formula Uno vero e con uno di Formula 2 "aumentata". Già successo in passato? Solo in parte. È la storia stessa della Formula Uno? No! Non nel senso della storia, che ha lasciato spesso spazio agli outsiders per exploits anche clamorosi e oggi ai confini della realtà, molto somigliante alla fantascienza. Gli ultimi echi dalla savana? Ormai distanti tre (Esteban Ocon rocambolescamente primo in Ungheria con l'attualmente derelitta Alpine) o addirittura quattro stagioni: anno di grazia (anzi di disgrazie, globali) 2020: Sergio Perez vincitore proprio a Sakhir - ma sull'outer circuit - al volante della Racing Point pronta per la metamorfosi Aston Martin, poche settimane dopo la clamorosa vittoria di Pierre Gasly con Alpha Tauri a Monza. Poi più nulla o quasi, anche abbassando di molto le pretese, fino al gradino più basso del podio.
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Red Bull prima e seconda, Ferrari terza e quarta, Aston Martin nona e decima. A dividere il rosso e il verde un mélange comunque blindato e ripetitivo di Mercedes silver e McLaren papaya: Frecce d'Argento quinta e settima, McLaren sesta e ottava. Si potrebbe obiettare che a fare le (ulteriori) fortune dell'Organizzatore basterebbe un solo team in grado di ingaggiare Red Bull e addirittura di un solo pilota in grado di incrociare le traiettorie con Verstappen. Tanto meglio se a farsi carico della missione fosse la Ferrari con uno dei suoi piloti. Inevitabilmente Leclerc, al di là delle legittime ambizioni di Sainz e dell'ordine d'arrivo di Sakhir.
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È però vero che la forbice tra la prima pagina della classifica è davvero ampio, tanto da far pensare a due campionati in uno ma non nel senso di uno spettacolo raddoppiato. L'immagine stessa della Formula Uno ne esce un po' male, in qualche modo... dimezzata. Non un dettaglio, per un Mondiale che bada moltissimo al glamour, al politically correct: alla facciata, detto terra terra.
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Due Mondiali diversi in tutto e per tutto, almeno al via della stagione. Ancora una volta, basta prendere in mano la classifica del Gp del Bahrain: ordinata, logica e "simmetrica" la prima pagina. Al contrario caotica, "sporca" e indecifrabile la seconda. Senza tanti motivi di provare a decifrarla. Non basta insomma ricondizionare e riverniciare la RB19 prenditutto del 2023 per smarcarsi dagli scivolosi quartieri bassi o dalla pancia del gruppo(leggi Racing Bulls). Non serve e non interessa scandagliare la performance di Williams, Haas o Sauber, giusto per avventurarsi nel mucchio selvaggio. Era così anche l'anno scorso? No. La classifica finale Costruttori 2023 relega alla serie B "solo" quattro squadre. Per ora e a medio termine la differenza la fa Alpine, con uno scatto dal semaforo a dir poco disastroso.
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