Da Badoer a Sainz, il 2021 sarà la 13esima stagione con un pilota cresciuto nel team faentino. E l'altro è costantemente un ex Sauber/Alfa Romeo...
In Giappone c'è una leggenda secondo la quale ogni persona nasce con un filo rosso invisibile che lo lega all'anima gemella. A Maranello, casa della Ferrari, il filo è Rosso, con la R maiuscola. E conduce alla Toro...Rosso. Con l'arrivo di Carlos Sainz Jr., infatti, il 2021 sarà la 13esima stagione consecutiva in cui la Ferrari sarà guidata da un ex Toro Rosso o Minardi, scuderia storica con sede a Faenza acquistata dalla Red Bull nel 2005.
Il team, che dal 2020 si chiama Scuderia AlphaTauri, è da sempre un serbatoio per la casa madre austriaca (non ultimo Max Verstappen, ora alfiere di punta della Red Bull), ma inconsapevolmente lo è anche per la Ferrari. Tra Faenza e Maranello ci sono circa 100 km e sebbene nessuno dei piloti in questione li abbia mai percorsi direttamente per gareggiare con la Rossa, dal 2009 i guanti che la guidano hanno fatto la gavetta nella provincia ravennate.
Precisamente, dal 23 agosto 2009, data del Gran Premio d'Europa disputato a Valencia. Nell'appuntamento precedente, in Ungheria, Felipe Massa si era infortunato gravemente, colpito alla testa da una molla staccatasi dalla Brawn di Rubens Barrichello. Avrebbe dovuto sostituirlo Michael Schumacher, ma il Kaiser rinunciò per problemi al collo. Prese dunque il volante il collaudatore Luca Badoer, in Minardi nel 1995 e nel 1999. Dopo due corse e scarsi risultati, la Ferrari chiamò Giancarlo Fisichella per terminare la stagione. Il “Fisico” iniziò la carriera in Formula 1 proprio con la Minardi, nel 1996.
La fine del 2009 segnò anche la conclusione delle soluzioni di emergenza. Dal 2010 la Rossa fu affidata a Fernando Alonso, che nove anni prima aveva mosso i primi passi nel Circus in Minardi, dove si era messo in luce in diverse gare, prima di passare in Renault e vincere due titoli (2005 e 2006) battendo proprio la Ferrari. Lo spagnolo non ha avuto fortuna a Maranello e le strategie sbagliate dal box gli hanno fatto perdere un Mondiale già vinto, nell'anno di esordio con la Rossa.
Cinque stagioni di piazzamenti convincono “Nando” a tornare (con ancora meno soddisfazioni) in McLaren.
Sempre con il pallino di vincere, un'ossessione in Ferrari, nel 2015 a Maranello arriva Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo con la Red Bull. Il tedesco si era fatto per due anni le ossa in Toro Rosso ed era entrato nei taccuini della Ferrari il 14 settembre 2008, quando sul circuito di Monza regalò alla scuderia faentina la prima vittoria in Formula 1, contando anche l'era-Minardi. Il quinquennio di Seb (a meno di improbabili ribaltoni nel 2020) sarà contrassegnato da alti e bassi, con prevalenza di questi ultimi, al punto che il suo addio rischia quasi di passare sotto traccia, anche perché a Maranello sono convinti che Charles Leclerc sia un pilota baciato dalle stelle.
Il monegasco formerà una baby-coppia con Sainz (in Toro Rosso dal 2015 al 2017), la più giovane in rosso dal 1968. La presenza di Leclerc apre la strada per un'altra curiosità: dal 2009 in poi, il ferrarista senza un passato in Minardi/Toro Rosso lo aveva in un'altra scuderia storica, la Sauber. Massa ha corso per il team svizzero fino al 2005, approdò a Maranello nel 2006 e ci restò fino al 2013.
Fu sostituito da Kimi Raikkonen: “Ice Man” ha aperto e - verosimilmente - chiuderà la carriera in Formula 1 con la scuderia elvetica, che nel 2018 ha iniziato una collaborazione con Alfa Romeo, proficua al punto che il marchio italiano ne ha acquisito il nome in gara. Finito anche il secondo mandato del finlandese per il Cavallino, nel 2019 è arrivato il tempo di Leclerc, che in una sola stagione si è preso di forza il team. Con l'obiettivo di vincere. In Ferrari attendono da 13 anni, e l'impressione è che nemmeno a Charles piaccia aspettare.