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L'ANNIVERSARIO

Michael Schumacher, dieci anni dopo Meribel: l'incidente, la famiglia, le condizioni

Un intero decennio fa la drammatica svolta nell'esistenza del sette volte campione del mondo

di Stefano Gatti
29 Dic 2023 - 07:50
 © Getty Images

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Dieci anni "senza" Michael Schumacher: tanti ne sono trascorsi dal 29 dicembre 2013, l'ultima domenica di quell'anno, l'ultima domenica felice. Il sette volte campione del mondo (record poi pareggiato da Lewis Hamilton) stava sciando sulla pista Les Chamois di Meribel, stazione sciistica dell'Alta Savoia (in Francia) in compagnia del figlio e futuro pilota di Formula Uno Mick, allora quattordicenne. Secondo le testimonianze dirette di quest'ultimo e le successive ricostruzioni dell'inchiesta, Michael lasciò la pista battuta: per il puro piacere di farlo oppure per raggiungerne una parallela e più facile. Entrò quindi in un campo di neve non battuta: un tratto non più largo di una trentina di metri. Imprudenza? Eccesso di fiducia? Pura e semplice fatalità?  Qualcosa che ci attende tutti, non importa quando dove e perché? Ormai non conta più! Gli sci si impuntarono e il campione tedesco cadde, battendo la testa contro una roccia affiorante e accusando un gravissimo trauma cranico che gli avrebbe procurato danni cerebrali, forse aggravati dalla presenza sul casco di una telecamerina, il cui supporto lo avrebbe ulteriormente ferito. 

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Schumacher, che nemmeno una settimana dopo (venerdì 3 gennaio) avrebbe compiuto quarantacinque anni, venne soccorso sul posto e - forse sottovalutando inizialmente la gravità delle sue condizioni - elitrasportato prima all'ospedale della vicina cittadina di Moutiers e solo in seguito al Centro Ospedaliero Universitario di Grenoble, per essere sottoposto ad un'intervento neurochirurgico, atto a limitare le conseguenze del gravissimo trauma cranico e dell'emorragia cerebrale, quindi essere posto in coma farmacologico.  

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Il nosocomio della più grande metropoli dell'intero arco alpino diventò rapidamente meta di decine di stazioni mobili delle emittenti televisive di tutto il mondo e (per un paio di settimane) luogo di pellegrinaggio per migliaia di appassionati di Formula Uno e di tifosi del campione tedesco che poco più di un anno prima aveva conclusa la sua seconda e poco fortunata carriera nel Mondiale con la Mercedes (dal 2010 al 2012), seguita al rientro dopo tre stagioni dal primo ritiro e dalla sua straordinaria epopea al volante della Ferrari.

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Si arrivò a temere il peggio proprio il giorno del suo compleanno, quando le condizioni di Michael peggiorarono. Schumi superò la crisi e gradualmente l'attenzione mediatica allentò la presa, purtroppo non senza episodi incresciosi in termini di attenzione morbosa e tentativi di carpire con ogni mezzo qualche immagine del campione ferito: come incursioni nella struttura di personaggi travestiti da personale medico, rivelazioni di cartelle mediche e via dicendo. Poco meno di sei mesi dopo l'incidente e alle porte dell'estate (lunedì 16 febbraio del 2014), Schumacher venne risvegliato dal coma indotto e trasferito in una clinica privata di Losanna per intraprendere un percorso riabilitativo.

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Durante questo periodo (ma se ne ebbe notizia solo a cose fatte), Schumacher affrontò altri interventi chirurgici e verso la fine di quella stessa estate (martedì 9 settembre) venne infine dimesso e trasferito nella villa "La Reserve", la sua lussuosa residenza svizzera di Gland, sulle sponde settentrionali del Lago di Ginevra (venticinque chilometri e nordest della città elvetica), dove si trova quindi da poco più di nove anni, assistito quotidianamente da uno staff medico a lui interamente dedicato e protetto dal riserbo più totale della sua famiglia e delle pochissime persone ammesse alla sua presenza. Tra queste Jean Todt, ex presidente FIA e Team Principal della Ferrari ai tempi dei cinque titoli iridati di Schumacher con le Rosse, il quale ha in più di un'occasione confermato di aver assistito ai Gran Premi di Formula Uno in sua compagnia davanti alla televisione: "diverso, ma presente".

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Sono queste, insieme alle rarissime dichiarazioni dei suoi familiari (come quelle recentemente rilasciate da suo fratello Ralf) le uniche notizie fondate e autorizzate sulle condizioni del grande campione di Kerpen, che parlano di condizioni stabili, lasciando purtroppo intuire la loro irreversibilità 

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Per provvedere alle sue cure, la moglie Corinna ha nel tempo messo in vendita parte del patrimonio immobiliare, mentre i figli hanno trovato la forza di farsi strada nei rispettivi campi d'azione, facendosi onore nello sport. La primogenita Gina Maria è diventata una campionessa dell'equitazione (passione ereditata da sua madre) e della particolare specialità del reining, ispirata al rodeo americano.

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Mick invece ha fatto una rapida carriera nelle corse automobilistiche: guidato ai tempi del karting dallo stesso Michael e poi - dopo l'incidenbte di Meribel - dalla Ferrari che lo ha inserito nei ranghi della sua Driver Academy. Mick ha corso due stagioni nel Mondiale di Formula Uno con il team Haas (e la power unit Ferrari) nel 2021 e 2022, per poi rimanere nel giro che conta come terzo pilota e riserva di Lewis Hamilton e George Russell alla Mercedes. Anche se le sue chances di tornare ad essere pilota titolare in Formula Uno sono oggettivamente limitate, Mick è oggi un pilota professionista: per la Mercedes stessa e per Alpine, con la quale si prepara a disputare il WEC (World Endurance Championship).

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Negli anni scorsi inoltre Schumi Jr. ha avuto occasione di sedersi al volante delle monoposto guidate dal padre (Ferrari e Benetton) per alcuni applauditissimi giri dimostrativi, anche in occasione dei weekend e sulle piste Mondiale di Formula Uno: ad Hockenheim nel 2019 e al Mugello l'anno seguente (con la Ferrari) e prima ancora a Spa-Francorchamps (Benetton, nel 2017), vale a dire la pista sulla quale Michael aveva esordito nel 1991 con la Jordan e poi vinto il suo primo Gran Premio dodici mesi più tardi con la Benetton stessa.

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La privacy di Schumacher (e quella della sua cerchia familiare) è protetta nella fortezza di Gland (circondata da boschi, campi da golf e lambita dalle acque del Lago Lemano) per mezzo di un sistema di sicurezza senza precedenti. Tutto il resto sono illazioni, invenzioni e indiscrezioni contro le quali la famiglia Schumacher ha più volte dovuto adire le vie legali. Michael intanto (ormai alle porte dei suoi cinquantacinque anni), vive una quotidianità evidentemente sempre uguale, in stridente contrasto con la frenesia degli anni vissuti da personaggio pubblico e da protagonista assoluto del motorsport per due decenni. Quelli che hanno preceduto quest'ultimo, segnato da tante iniziative in suo nome, dalla nostalgia dei suoi tifosi (e di quelli ferraristi in particolare) e dalla rincorsa ai suoi primati da parte di chi lo ha seguito sulle piste del Mondiale.

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Il connazionale Sebastian Vettel è stato quattro volte di fila campione del mondo (dal 2010 al 2013), Lewis Hamilton è stato il primo a batterne alcuni record e a raggiungerlo a quota sette titoli, Max Verstappen ha ulteriormente ritoccato i primati di Schumacher e (dopo il terzo titolo consecutivo), pare lanciatissimo nella corsa a pareggiare a sua volta e magari superare il settebello di titoli di Michael. Il quale però nel frattempo, negli ultimi dieci anni, si è spinto ancora più in là: oltre.    

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