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Oliver e Pedro: dalle scintille dell'esordio alla responsabilità di confermarsi

A confronto l’estemporaneo esordio del pilota inglese con la Ferrari e il debutto dello spagnolo di GASGAS tra i big della premier class

di Stefano Gatti
11 Mar 2024 - 11:17
 © Getty Images

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Un fine settimana con vista sul futuro ma per ora niente più di questo per Oliver Bearman, uno da "ci sono anch'io" per Pedro Acosta. Oltre che sull'ennesima doppietta Red Bull in Arabia Saudita e sul "venite a prendermi" di Francesco Bagnaia in Qatar, il weekend specchiato di Formula Uno e MotoGP nel nella Penisola Arabica ha prosperato anche su un tema laterale ma a pensarci bene mica poi tanto: quello appunto all'insegna di freschezza e novità portate dal più giovane esordiente di sempre al volante di una Ferrari e quello del debutto nella premier class del talento murciano della GASGAS. Un parallelismo appena iniziato ma... già finito, visto che il diciottenne pilota di Chelmsford (cittadina a nord-est di Londra), deve già tornare alle sue incombenze in Formula 2 nel team Prema, dove fin dal prossimo appuntamento del quarto weekend di marzo in Australia Oliver ritrova il suo compagno di squadra Andrea Kimi Antonelli, al quale potrà raccontare per filo e per segno sensazioni ed emozione di un debutto che per la giovane promessa bolognese non è più un sogno ma non ha ancora la consistenza del progetto. Campione del mondo della Moto3 nel 2021 e della Moto2 l'anno scorso, il quasi ventenne Pedro Acosta Sánchez da Mazarrón (Murcia) è già in pianta stabile nella premier class del motociclismo e la performance di Losail lo mette subito di fronte alla responsabilità di confermarsi, anzi di sgrezzare un po' la voglia matta che lo ha portato a strafare nel GP del Qatar, rinculando fino al margine basso della top ten dopo essersi lanciare alla conquista del mondo nella fase centrale della gara, arrivando fino a mettersi alle spalle Marc Marquez, del quale è immancabilmente considerato l'erede, casomai con buona pace di Jorge Martin che altrettanto inevitabilmente già rosica e a Losail ha quasi sentito il fiato del connazionale sul collo e nelle orecchie il rombo della sua GASGAS nelle orecchie.

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Bearman settimo a Jeddah, Acosta nono a Losail: piazzamenti simili ma raggiunti in capo a gare tra loro sostanzialmente differenti. Di più: due storie diverse insomma ma (se non un destino comune, troppo presto per dirlo) la stessa ambizione. Oliver ha fatto le cose per bene, responsabilizzato dalla consapevolezza di un esordio dalla porta principale ma anche dalla necessità di offrire una performance "chirurgica": tra la voglia di dimostrarsi all'altezza delle aspettative e l'imperativo di puntellare (proprio con un buon esordio) le sue chance di trovare il "posto fisso" - o meglio da titolare - fin dal 2025. Verosimilmente al volante della Haas, come noto spinta dalla power unit Ferrari. Se poi Oliver avrà modo di guidare di nuovo una Rossa in un Gran Premio (al di là di un ipotetica seconda chance a Melbourne, particolarmente invisa aCarlos Sainz!) è ugualmente prematuro. 

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E siamo di nuovo ad Acosta. Il murciano è già al "tutto e subito", nel senso che è già nel giro che conta, ma deve fare molta attenzione al risvolto più "scivoloso" di questa espressione. A noi sembra che Pedro - volto aguzzo e scolpito, espressioni che "parlano" anche quando la bocca è ben serrata - non conosca questo tipo di "paura" o comunque abbia le idee ben chiaro sulla ricetta per domarla. Dovranno tenerne conto gli avversari nel corso della stagione appena iniziata e che prevedibilmente vedrà il nostro scalare le classifiche in modo via via meno effimero rispetto alla prima stagionale sotto i riflettori (in tutti i sensi). Bene insomma lanciarsi in una prova corsara per vedere "come c***o fanno quelli ad andare così forte", infiorando appunto il "ragionamento" con qualche espressione gergale del quale team manager, addetti stampa e soprattutto genitori dovrebbero spiegare meglio la necessità di farne a meno, almeno davanti ai microfoni. Però, riprendendo il filo del discorso, meglio addestrarsi a durare fino alla bandiera a scacchi e non solo sul formato sprint, che significativamente assegna metà punteggio. Tanto che nel 2023 Bagnaia ha vinto il suo secondo titolo brillando nel GP lungo, molto più che nella Sprint Race, terreno invece di elezione e di conquista del suo rivale Martin.

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In fondo, la vera differenza tra Beaman e Acosta è tutta qui: entrambi sono chiamati alla massima responsabilità. Materia che questi due ragazzi giovani ma già da anni in giro per il mondo, hanno tutte carte in regola per affontare, gestire e sviluppare. Solo che per l'inglese si tratta di mettere temporaneamente in freezer il suo debutto con la Ferrari (dimenticarselo, addirittura) per tornare alla Formula 2 e possibilmente vincerne il titolo. Per lo spagnolo invece è quella di infilare una marcia dopo l'altra, limitado al massimo le inevitabili sfollate e gli altrettanto inevitabili fuorigiri: lo scotto da pagare insomma alla predestinazione e all conseguenze dirette del campanello d'allarme fatto risuonare nella testa della concorrenza. 

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