La sanzione comminata allo spagnolo per l'incidente di Russell a fine GP d'Australia ha suscitato molte perplessità
di Stefano Gatti© Getty Images
Tra gli episodi che hanno contrassegnato il Gran Premio d'Australia (mettendovi di fatto fine), il "near miss" tra George Russell e Fernando Alonso ormai all'ultimo giro di gara è stato quello che ha fatto più discutere e aggrottare le ciglia, manco a dirlo soprattutto quelle del pilota spagnolo di Aston Martin. Oltre a tre punti sulla licenza, ad Alonso è stato comminata un drive through penalty per "guida potenzialmente pericolosa" che per ovvie ragioni è stato trasformato in un'aggiunta di venti secondi al suo tempo finale, facendolo scalare dalla sesta all'ottava posizione, con un perdita secco in termini di bottino-punti: dimezzato da otto a quattro). Un processo... alle intenzioni, senza di fatto - da parte FIA - stabilire con certezza se l'intenzione di Fernando - anticipando la frenata in ingresso di curva sei come manovra difensiva nei confronti della Mercedes che lo seguiva (non c'è stato contatto tra le monoposto) - fosse quella di mettere illecitamente in difficoltà Russell con un classico test brake frenata-riaccelerazione-nuova frenata oppure la scelta di affrontare la curva in un modo diverso dai cinquantasette giri precedenti. È stata proprio l'eccezionalità della manovra, dallo stesso Alonso forse un po' ingenuamente portata... a sua difesa (ammettendone oltretutto la scarsa riuscita) a fornire al collegio dei commissari (tra i quali l'ex pilota inglese di Formula Uno Johnny Herbert e lo steward FIA italiano Matteo Perini) l'appiglio necessario e sufficiente per applicare la pesante sanzione.
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A non rivestire più (ormai) carattere di eccezionalità è il "politicamente corretto" ma portato all'eccesso che la fa da padrone in Formula Uno e non da oggi. Nel caso specifico minando alle sue stesse basi agonismo e spirito di competizione. Non è la prima volta che accade e non sarà l'ultima. Certo, il confine tra lecito e illecito è elusivo e soggettivo, come sono diverse percezione e prospettiva a seconda che ci si trovi seduti rasoterra dentro l'abitacolo (guardando il mondo da pochi centimetri quadrati di visiera) oppure comodamente seduti nella "situation room".
Si tratta di un processo "evolutivo" incontrovertibile. Ne sono la riprova da un lato l'insofferenza di chi (come un veterano come Alonso) ha appreso l'arte da campioni abituati a ben altri tipo di sfide da pista (oltre che verbali) e dall'altro l'atteggiamento dell'ultima generazione di piloti (ma anche delle promesse che militano nelle ladder series-Formula 2 in testa), sempre pronte alla... delazione via radio nei confronti dei colleghi rei di aver messo due ruote fuori dal nastro d'asfalto o di aver fatto ricorso a dosi anche piccole di buon vecchio "aggressive driving".