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FORMULA 1

Radio Days McLaren: una doppietta oggi, un Mondiale in meno domani?

Esito e modalità della tredicesima tappa del Mondiale possono dare una svolta alla stagione, forse già dall'imminente GP del Belgio

di Stefano Gatti
22 Lug 2024 - 11:07
 © Getty Images

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Ce lo hanno "venduto" come un Gran Premio da "venire giù il teatro" dagli applausi. Ma pazienza. Più che altro agli spettatori che hanno acquistato il biglietto e a chi paga tutto l'anno un abbonamento tv è stato di fatto venduto uno show decurtato più o meno di un terzo: gli ultimi venti giri abbondanti di una gara nella quale la linea di comando McLaren tremava via radio all'idea che Lando Norris facesse orecchie da mercante dentro il casco e Oscar Piastri guidava con il gomito di fuori (ma nervosismo crescente), "certo" che la McLaren gemella là davanti fosse invisibile. Venti giri falsati, lungo i quali la platea mondiale ha assistito ad una gara che non c'era ed esisteva semmai solo nella testa di Norris, di Piastri e soprattutto nei calcoli del pit wall McLaren, al cui centro siede il Team Principal di scuola ferrarista Andrea Stella: il tipo manager italiano più british che c'è. Si tratta di un complimento, di solito.

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La responsabilità del "vulnus" sportivo attiene proprio al team McLaren... ma non del tutto. La Federazione Internazionale ha la responsabilità e più ancora il dovere di intervenire per preservare l'integrità della competizione, Formula 1 come organizzatore tutto l'interesse a fare altrettanto dal suo punto di vista: quello imprenditoriale. Il traffico di informazioni via radio tra McLaren e Norris all'insegna della suspense (?) ci è stato "venduto" (proposto, se preferite) come emozione pura, con il campione del mondo Nico Rosberg eccitatissimo, salvo poi sorvolare"alla grande" (direbbe Andrea de Adamich) su tutto quanto o quasi con i diretti interessati (Norris e Piastri) nelle ingessatissime interviste del podio. Emblematico però che lo stesso strumento, negli stessi momenti, spianasse al modo la rabbia di Max Verstappen nei confronti della cabina di regia Red Bull, come a restituire a restituirci almeno qualcosa in termini di spontaneità. Certo, se lo può permettere. Norris no, e infatti ha alzato bandiera bianca e il piede destro dal gas, completando il penultimo giro a un ritmo quasi da Formula 2, senza offesa (anzi!) per Andrea Kimi Antonelli e per i suoi colleghi della categoria cadetti.

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Curiosamente l'Hungaroring era già stato teatro di un episodio controverso, non direttamente paragonabile ma significativo per sottolineare (dal nostro punto di vista) la lina di demarcazione tra ciò che è sportivamente etico e ciò che invece rappresenta un grave tradimento al concetto stesso di spettacolo sportivo. Domenica 30 luglio 2017, Gran Premio d'Ungheria: Mercedes chiede a Valtteri Bottas (in quel momento terzo alle spalle delle Ferrari di Vettel e Raikkonen) di dare strada a Lewis Hamilton per provare ad attaccare almeno Raikkonen. Il finlandese (l'altro, Bottas) esegue. Lewis non riesce però a superare Kimi e all'ultima curva dell'ultimo giro restituisce al compagno di squadra il terzo gradino del podio e va in anticipo sotto la doccia. Vettel allunga così in vetta al Mondiale ma il titolo (il quarto di sette) finirà ugualmente nelle mani di Hamilton. In ballo però quel giorno di fine luglio di quasi sette anni fa c'era un terzo, non la vittoria. 

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Piastri ha meritato la vittoria: prima che il suo box sacrificasse (temporaneamente) la sua leadership, l'australiano aveva fatto il suo, prendendo il comando alla prima curva dopo il semaforo e poi gestendo senza affanno la leadership. Norris invece ha... demeritato il secondo posto: avrebbe potuto prendere in mano il proprio destino e forzare il suo team a puntare su di lui nella corsa al titolo: ci sono ancora undici GP a disposizione per andare all'attacco del titolo e settantasei punti da recuperare (compresi i sette che Norris ha perso" a Budapest): la missione è complicatissima, impossibile se gli "orange" non puntano tutto su di lui. Quale migliore occasione, ora che a rubare punti alla Red Bull in caduta libera (Budapest docet) possono essere Mercedes e Ferrari! Certo, la collaborazione di Piastri alla causa è assicurata da qui alla fine della stagione. "Definitely maybe", verrebbe da dire con gli Oasis. I cocci di Budapest quest'anno non sono più solo quelli di una preziosa coppa di porcellana finita in frantumi.

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