L'ennesimo paulista punta ad entrare nel Mondiale con il titolo di Formula 2 come biglietto da visita
di Stefano Gatti© Getty Images
Da Senna a Bortoleto, passando per Massa. Trentuno anni dopo l'epilogo della saga di Magic e otto dopo il ritiro del ferrarista vicecampione del mondo (anzi "quasicampione") 2008, il Brasile torna ad avere in pianta stabile un proprio rappresentante al via del Mondiale. E lo fa con un pilota originario di San Paolo, la megalopoli che ha dato i natali alla maggior parte dei piloti (brasiliani appunto) approdati al Mondiale... con fortune quantomai alterne. La firma di Gabriel Bortoleto (attuale leader del campionato di Formula 2) sul contratto pluriennale che lo lega alla Sauber dal 2025 colma un vuoto e sana un "vulnus" fin troppo prolungato nel tempo: sia dal punto di vista della tradizione motoristica della nazione verdeoro, sia da quello della "visione" dell'Organizzatore USA del Mondiale: il business, insomma. Bortoleto si accinge intanto ad una missione parecchio impegnativa, nella quale hanno fin qui fallito Pietro Fittipaldi e Felipe Drugovich. Il nipote del due volte campione del mondo ha preso parte agli ultimi due GP della stagione 2020 (Sakhir e Abu Dhabi) con la Haas-Ferrari in sostituzione di Romain Grosjean, miracolosamente sopravvissuto al gravissimo incidente al via del GP del Bahrein, chiudendo però entrambi in coda al gruppo. Un po' più recentemente, il campione 2022 di Formula 2 (impresa che Bortoleto sta provando a ripetere) non è almeno fin qui andato oltre al ruolo di pilota di riserva Aston Martin e a tre apparizioni nelle prove libere del venerdì, "rischiando" di debuttare nel 2023 al GP del Bahrain al posto dell'infortunato Lance Stroll, rimessosi però giusto in tempo...!
© Getty Images
Parafrasando (anzi citando pari) il titolo di un romanzo fantapolitico di Ira Levin (1976)e del film dal cast stellare che ne era stato tratto due anni più tardi, i ragazzi venuti dal Brasile hanno scritto pagine indimenticabili nella storia della Formula Uno, a partire da Emerson Fittipaldi, lui pure paulista, come anche Rubens Barrichello e - di nuovo nei ruggenti anni Settanta - il talentuoso e sfortunato Carlos Pace. Ragazzi venuti da Brasile... (e dall'intero Centro e Sudamerica: Messico, Argentina, Colombia, Venezuela) per sfondare nel motorsport partendo dalla Formula Ford e dalla Formula 3, in Inghilterra soprattutto ma anche in Germania e in Italia, oppure dai kart, soprattutto in Italia: Senna, ancora una volta, l'esempio più calzante in entrambi i casi.
© Getty Images
Senza dimenticare il carioca Nelson Piquet, il quale - al di là di un passato recente discutibile e di un presente malinconicamente amaro (al di laà delle prestigiose frequentazioni - dall'alto dei suoi tre titoli (1981, 1983 e 1987) sarebbe comunque riduttivo considerare solo l'anello di congiunzione tra l'epopea di Fittipaldi (campione del mondo nel 1972 e nel 1974) e quella di Senna, campione del mondo per la prima volta nel 1988 e poi ancora nel 1990 e l'anno seguente.
© Getty Images
San Paolo si conferma intanto una fucina di talenti verdeoro: piuttosto logico, considerando il bacino iniziale e le opportunità offerte dalla megalopoli, nel contesto di un Paese dalle accentuatissime contraddizioni. Il compito che attende Bortoleto resta arduo, anche perché - in attesa di completare la metamorfosi da Sauber a Audi - lo attende una stagione d'esordio da un lato per così dire soft (il team non ha grandi chances di migliorare le già mediocri performances di questa stagione), da un altro piuttosto rischioso, alle prese appunto con un 2025 che rischia di "bruciarlo", anche nel confronto diretto ed esposto con l'esperto Nico Hulkenberg. Se non altro Gabriel ripartirà più o meno alla pari con il resto del gruppo nel 2026, all'introduzione del nuovo regolamento. D'altra parte Gabriel (pilota di scuola McLaren) aveva ben poche chances di fare il grande salto nel team papaya, chiuso com'è attualmente da Norris e Piastri.
© Getty Images
Classe e talento di Bortoleto sono peraltro doti già acclarate e non è un dettaglio trascurabile. Sì perché la storia dei piloti brasiliani in Formula Uno è ricca di "top" ma anche (se non soprattutto) di "flop". Come dimenticare, anche se sarebbe bello farlo, il passaggio nel Mondiale di Pedro Paulo Diniz, Ricardo Rosset, Tarso Marques, Felipe Nasr e (duole dirlo) Nelson Piquet Jr. e soprattutto Bruno Senna? Solo per non spingerci troppo indietro nel tempo. Abbiamo tralasciato di citarne qualcuno? È possibile ma - appunto - forse è meglio così...
© Getty Images