Logo SportMediaset
In evidenza

Seguici anche su

IL 2024 DEL MOTORSPORT

Superpagella Speciale Motori 2024

di Stefano Gatti
26 Dic 2024 - 07:22
1 di 9
© Getty Images  | Max Verstappen vince il quarto titolo piloti consecutivo con la Red Bull: 9 vittorie, otto pole position e 437 punti nel 2024
© Getty Images  | Max Verstappen vince il quarto titolo piloti consecutivo con la Red Bull: 9 vittorie, otto pole position e 437 punti nel 2024
© Getty Images  | Max Verstappen vince il quarto titolo piloti consecutivo con la Red Bull: 9 vittorie, otto pole position e 437 punti nel 2024

© Getty Images | Max Verstappen vince il quarto titolo piloti consecutivo con la Red Bull: 9 vittorie, otto pole position e 437 punti nel 2024

© Getty Images | Max Verstappen vince il quarto titolo piloti consecutivo con la Red Bull: 9 vittorie, otto pole position e 437 punti nel 2024

Il Mondiale che non ti aspetti, due uomini soli al comando, tra i due litiganti il terzo gode: rispettivamente Formula Uno, MotoGP, Formula E. Una stagione così ricca, varia e sorprendente ce la sognavamo da tempo ed eccola servita sul piatto di un 2024 che "apparecchia" già un nuovo anno (e tre nuovi Mondiali) da grandi novità e grandi rivincite, peraltro queste ultime già iniziate con il via dell'undicesima stagione "cento per cento elettrica" sulle strade di San Paolo del Brasile. Intanto, un mix di emozioni ad alta velocità e ad alta intensità che riviviamo a ragion veduta e a cuor leggero, con una pagella trasversale e provocatoria.

MAX VERSTAPPEN (Toro Scatenato)

Poker con il brivido per l'olandese che - dopo un avvio di Mondiale come da programma - proprio nel cuore della stagione si è ritrovato sull'orlo dell'abisso ma ha saputo mantenere l'equilibrio e trovare dentro di sé le risorse per dare una scossa ad un team che stava di suo faticosamente lasciandosi alle spalle la vicenda Hornergate. Max ha dato la scossa ai suoi: prima stringendo i denti, poi inventandosi un gran finale di stagione incorniciato dalla straordinaria performance nel Gran Premio del Brasile, la svolta che ha stordito Lando Norris. Anzi, a posteriori il colpo da ko che ha mandato al tappeto il rivale. E così (per restare in tema) sul red carpet ancora una volta ha camminato lui, Max, giustamente impettito.

JORGE MARTIN (campione triste)

L'impresa-titolo è di quelle da ricordare, anche perché sarà durissima ripeterla a stretto giro... di pista. Il madrileno e il team Prima Pramac hanno gestito al meglio una sfida (quella con Francesco Bagnaia e con il team Ducati factory) che è rimasta aperta ed incerta per buona parte della stagione. Non ce ne voglia il neocampione ma viene da dire che - più che vincerlo Jorge, il Mondiale lo ha perso Pecco. Martin è stato bravo (anzi, è stato un campione) ad approfittare di una chance che difficilmente si ripeterà ed è forse questa l'ombra che accompagna un pilota dallo sguardo sempre un po' triste e malinconico, anche nelle giornate di pieno sole.

CHARLES LECLERC (grandi classiche)

Montecarlo e Monza, basta la parola. Primo successo della carriera sulle strade sotto casa, seconda vittoria nel Gran Premio d'Italia, prima di portare a tre le perle stagionali con il podio alto di Austin. Il terzo posto finale nella classifica piloti sta quasi stretto al monegasco che però anche nel 2024 ha faticato ad emergere nel confronto interno con un compagno di squadra in uscita da Maranello. Personalità una tacca (anche solo mezza) al di sotto del talento: a volte tanto basta (anzi poco) per fare la differenza e impedirti di dare piena sostanza al tuo potenziale.

FRANCESCO BAGNAIA (identità violate)

Ha nascosto bene (lasciandola però intuire) la delusione per il mancato tris iridato consecutivo. Ci teneva oltremodo. Purtroppo per lui, Pecco durante il 2024 ha più volte e intempestivamente nascosto anche il suo grandissimo talento, con passaggi a vuoto che hanno offerto il fianco alle chances del suo diretto rivale. che non chiedeva di meglio che poterne approfittare. Non c'è bisogno di scavare ulteriormente, anche perché il "nostro" è per certi versi un libro aperto e il prossimo capitolo appare già molto interessante.

LEWIS HAMILTON (e adesso?)

Due vittorie nel mese di luglio (nella sua Silverstone e poi a Spa-Francorchamps causa inciampo regolamentare del compagno di squadra George Russell) a rendere un po' meno malinconica e povera (di risultati) la sua stagione d'addio alla Mercedes. Sir Lewis ha qualche volta faticato a mantenere l'aplomb connesso al suo rango, ma non si è mai tirato indietro. Avrebbe voluto una Mercedes più competitiva per chiudere degnamente una pagina di storia delle corse, ma la storia (la sua personale) aveva già abbracciato il rosso. Ha mostrato a volte segni di stanchezza e di disappunto, vissuti però sempre con stile da lord, anzi da sir.

LANDO NORRIS (vorrei ma non posso)

Carta d'identità da supereroe dei fumetti ma... nulla di più. Ha vinto ma non ha convinto... nemmeno i suoi, che hanno temporeggiato a lungo prima di chieder davvero ad Oscar Piastri di mettersi al suo servizio nella rincorsa a Verstappen. Velocissimo in qualifica, Lando ha sprecato più di un'occasione con scatti in avanti tutt'altro che efficaci allo spegnimento del semaforo, mostrando la corda anche sul piano caratteriale. Con un compagno di squadra dalla curva di apprendimento più accentuata della sua, non è detto che la chance iridata si ripresenti nel 2025 con tratti così favorevoli.

PASCAL WEHRLEIN (l'opportunista)

Trovata la sua dimensione agonistica nel Mondiale elettrico, il trentenne pilota di Sigmaringen le ha dato contorni vincenti portando a casa per la Porsche un titolo vinto grazie alla costanza di rendimento e prima ancora opportunamente puntellato da tre vittorie al via del Mondiale, nel suo bel mezzo e poi nella resa dei conti di Londra. Bravo q.b. e opportunista... anche, Pascal ha soprattutto approfittato fino in fondo della rivalità fratricida di Nick Cassidy e Mitch Evans, connazionali e separati in casa Jaguar.

MARC MARQUEZ (alla ricerca del tempo perduto)

Come Hamilton e più di lui, il "Cannibale" della MotoGP merita applausi a scena aperta solo per la voglia di rimettersi in gioco e in discussione nonostante palmarès e passaporto autorizzerebbero entrambi a godersela come un Perez qualsiasi. Marc ha fatto le prove generali con la Desmosedici Gresini, portando a casa tre vittorie nel... girone di ritorno del Mondiale e spuntandola su Enea Bastianini nella sfida per il terzo gradino del podio finale, di fatto giustificando la scelta Ducati di ingaggiarlo al posto del romagnolo. Missione-podio che per il 2025 è decisamente superata. Poch storie: l'obiettivo deve essere il titolo numero nove.

CARLOS SAINZ (campione triste-2)

Il lungo addio a Maranello è stato impreziosito da due belle vittorie (Melbourne e Mexico City) alle cui coppe lo spagnolo farà bene a riservare il posto d'onore nella sua bacheca, anche perché - come per il suo connazionale e concittadino Martin - ripetersi a breve termine sarà molto difficile, anzi di più. Incomprensibile come un pilota di gran classe ed esperienza del calibro di Carlos non sia riuscito - nel panorama di un mercato piloti così ricco di opportunità - ad accasarsi presso un team che gli offrisse la chance di puntare ancora alla vittoria. Fossimo al suo posto, taglieremmo drasticamente le provvigioni al management personale.

OSCAR PIASTRI (cottura... lenta)

Alla sua seconda stagione completa nel Mondiale, Oscar ha vinto il suo primo Gran Premio (vero) a Baku, chiudendo ai piedi del podio finale una stagione a corrente alternata, anche per via della "ragion di stato" McLaren. Predestinato quanto e più di... Leclerc, l'australiano riparte nel 2025 da zero nel confronto interno con Norris e ha l'obbligo "morale" di vincerlo.

NICK CASSIDY&MITCH EVANS (kiwi acidi)

Se le sono suonate a muso duro per tutto il Mondiale elettrico, con il solo risultato di consegnare il titolo piloti a Wehrlein. D'accordo, Jaguar l'ha spuntata a mani basse nella classifica a squadre e di misura in quella Costruttori (in entrambi i casi proprio sulla Porsche) ma insistere sulla coppia a trazione integrale neozelandese sembra un azzardo-bis che però (occorre riconoscerlo) è partito con il piede giusto e la vittoria di Evans al sambodromo di San Paolo. 

ANDREA KIMI ANTONELLI (argento vivo)

È salito sulla Mercedes di Hamilton nelle prime prove libere del Gran Premio d'Italia a Monza e dopo una manciata di minuti gliel'ha schiantata alla Parabolica. Pensatela come volete ma a nostro avviso (anche) questo significa avere gli attributi. Dopo un buon avvio di stagione e le vittorie estive di Silverstone (splendida, sull'asfalto bagnato) e Budapest, la sua candidatura al titolo della Formula 2 ha perso forza (fino al sesto posto finale), quando il focus si è trasferito sul Mondiale. La curiuosità sul suo debutto nei Gran Premi da una base di partenza così alta è senza dubbio uno dei leit motiv della prossima stagione. Ve lo immaginate un duello ruota a ruota con Hamilton o Leclerc, tanto per fare due nomi "a caso"?

MASERATI MSG RACING (Tutto da rifare)

La Tipo Folgore del Tridente non ha (ancora) acceso la campagna elettrica di Maserati. Una sola vittoria nella Season 10 (con Maximilian Guenther), ottavo posto nella classifica Teama (Maserati MSG Racing), quarto posto per Stellantis tra i Costruttori. Via Guenther e Daruvala, dentro Vandoorne e Hughes per riprovarci con la nuova Gen3 Evo. 

FRANCO COLAPINTO (incenso e... starnuti)

Quelli che la sanno lunga (beh, insomma...) lo avevano promosso a fenomeno appena terminate le prove libere 1 di Monza (gara del suo debutto), salvo poi quasi dimenticarne anche il nome di battesimo ben prima del sipario di Abu Dhabi. Detto questo (e venendo a noi), è vero che in Formula Uno va tutto maledettamente veloce ma... forse un po' di equilibrio in più non avrebbe guastato. Faccia da cinema e un caratterino tutt'altro che latino, Franco tornerà presto nel Mondiale arricchito (statene pure certi) a livello di esperienza dagli alti e bassi dei suoi primi passi nel Mondiale.  

SERGIO PEREZ (imbarazzante)

Difficile immaginare un rapporto spesa/resa più deficitario. Al culmine dello spaesamento manageriale della prima metà dell'anno, Red Bull aveva pure confermato un pilota la cui deriva prestazionale era già evidente. Ottavo e ultimo (per distacco...) tra i piloti delle Big Four del Mondiale, il messicano cade certamente in piedi, quindi lo abbandoniamo senza rimorsi al suo dorato futuro di pensionato da corsa. D'altra parte, materia prima da commentare sul tavolo ce n'è ben poca.

ANTONIO FELIX DA COSTA (zero... emissioni)

Ha vinto più di tutti nella Formula E 2024: quattro successi, più del suo compagno Wehrlein e dei "giaguari" Evans e Cassidy ma ha chiuso solo settimo causa un pessimo inizio (ha mosso la sua classifica solo al round 4) e ha finito con un doppio zero a Londra. Quattro vittorie su cinque gare (interrotte da un nuovo zero) nella fase calda della stagione.

PEDRO ACOSTA (coast to coast)

Da Costa a... Acosta! Il rookie-fenomeno della KTM travestita da GasGas è stato protagonista di un avvio bruciante, poi si è come si dice "incartato" nel cuore caldo del Mondiale, ritrovano (ma solo a tratti) nel finale di stagione un po' di verve. La promozione nel team factory della Casa di Mattighofen ma il rischio-taglio del programma MotoGP non lascia tranquillo Pedro e i suoi estimatori.

GEORGE RUSSELL (senza scuse)

Il suo nome allunga la lista dei piloti che nel Mondiale al via dall'Australia il weekend centrale del prossimo mese di marzo devono... decidere da quale parte della storia del motorsport stare. Il lungo driver di King's Lynn è cresciuto nell'ombra di Hamilton e un passo alla volta è riuscito a guadagnare il centro della scena. Sir Lewis gli lascia in eredità una sfida insidiosissima (quella con Antonelli, of course) dall'esito per nulla scontato, almeno a medio raggio.

GABRIEL BORTOLETO (effetto sorpresa?)

Sempre così: vince la Formula 2 battendo Hadjar, Doohan e Antonelli, poi li ritrovi in Formula Uno al volante di monoposto ben più promettenti della tua. In attesa che l'anatroccolo Sauber si trasformi in cigno Audi (metamorfosi tutt'altro che scontata), il brasiliano può esibire orgogliosamente il suo titolo nella categoria cadetta. Il suo indubbio talento vale scommessa su una stagione d'esordio che non mancherà di fornirgli qualche buona chances di mettersi in evidenza.

YUKI TSUNODA (l'arte di sopravvivere) 

Yuki forse non se ne rende ancora conto ma la mancata promozione nella Grande Casa Madre Red Bull "rischia" di essere (e di continuare ad essere) la sua fortuna. Quattro anni in Formula Uno tra Alpha Tauri e Visa Cah App ecc. ecc. (e un quinto in arrivo), sottotraccia quanto basta per sopravvivere al tritatutto del sistema RB valgono una bella coccarda al merito. Si accontenti, il buon Yuki e si guardi piuttosto le spalle dal neoacquisto dei "torelli" Isack Hadjar, vicecampione della Formula 2.

FERRARI HYPERCAR (solo grandi firme)

Nel 2024 ha fatto il bis della storica vittoria dell'anno prima nella 24 Ore di Le Mans con la fascinosa 499P portata in pista da AF Corse ma il titolo Costruttori del WEC (World Endurance Championship) continua a rimanere un miraggio, anzi si allontana. Seconda nel 2023 alle spalle di Toyota e davanti a Porsche, la Casa di Maranello ha fatto un passo indietro, chiudendo terza alle spalle del Cavallino... di Stoccarda. D'accordo, la 24 Ore francese vale da sola l'intero Mondiale e forse di più ma il titolo iridato è un traguardo necessario al completamento del programma.

OLIVER BEARMAN (lista d'attesa-Norris)

Norris, Hamilton, Russell, Albon: la scuola inglese impazza in Formula Uno. A Oliver Bearman non resta che mettersi in lista d'attesa ma il posto da titolare nel Team Haas powered by Ferrari potrebbe lanciarlo su un corsia d''imbarco preferenziale, soprattutto se il team USA riprendesse nel 2025 da dove ha smesso quest'anno. Il talento c'è: Oliver ne ha mostrato i tratti con il bellissimo esordio in Arabia Saudita in sostituzione di Carlos Sainz sulla Ferrari e con una solida performance a Baku sulla HaasVF-24 lasciata libera in quella occasione dallo squalificato Magnussen.

SAM BIRD (early birds)

Tra i piloti capaci di vincere almeno un round (a lui è riuscito la scorsa primavera a San Paolo del Brasile) il cavaliere elettrico di lungo corso Sam è quello che ha fatto - purtroppo per lui - di gran lunga peggio nella classifica finale: tredicesimo a pari punti con il compagno di squadra McLaren Jake Hughes, che da parte sua solo in gara-2 a Shanghai è riuscito ad elevarsi dalla mediocrità con un secondo posto (frutto della seconda pole stagionale) che se non altro gli ha consentito di aggiudicarsi un volante Maserati.

VALTTERI BOTTAS e KEVIN MAGNUSSEN (ghiaccio bollente)

Non potendo contare su monoposto in grado di lanciarli verso un posto al sole (soprattutto il primo), Valtteri e Kevin le hanno provate tutte per farsi notare, inventandosi manovre al limite e un po' fuori le righe (che non sono solo quelle dei famigerati track limits), amenità collaterali come calendari pseudo-sexy o attività sportive extramotoristiche (triathlon indoor o gravel bike), provando ad andare oltre lo stereotipo attuale del pilota di Formula Uno. Due piloti romantici insomma, fuori dal tempo e dagli schemi: infatti nel 2025 non saranno al via, anche se Bottas come Freccia di ritorno Mercedes (un boomerang insomma) potrebbe rimetteer prima o poi i suoi baffoni sulla griglia di partenza.

 

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri