Attese alla prova della pista la prossima settimana in Bahrain le monoposto che prederanno parte al Mondiale
di Stefano GattiLancio, svelamento, presentazione, una volta si sarebbe detto "vernissage" ma oggi non più perché spesso per guadagnare peso ampio spazio è lasciato al carbonio a vista. Diciassette giorni: tanto è durato - dalla Haas VF-23 martedì 31 gennaio alla Alpine A523 giovedì 16 gennaio - il debutto in società delle dieci monoposto che daranno vita al Mondiale al via tra due fine settimana in Bahrain. Nella maggior parte dei casi, un esercizio di stile (nel vero senso della parola e... delle parole) che poco o nulla ha a che fare con la sostanza di una stagione che ben difficilmente di discosterà molto dal trend dello scorso anno.
C'è chi ha scelto il format dello show online "tutto compreso" e chi invece lo sfarzo di una location glamour, chi lo ha fatto... in casa e chi ha deliziato i propri fans con un breve assaggio di pista, chi ha con grande cautela esibito forme nuove e inedite e chi si è limitato ad infilare il vestito nuovo al proprio challenger 2022, stipando le novità nel cargo volato a Sakhir per i test della prossima settimana: da giovedì 23 a sabato 25. Sperando che catering, affitto di megadiscoteche e ingaggio di presentatori completamente digiuni di Formula Uno non abbiano prodotto danni ingenti alle spese e al perimetro finanziario del Budget Cap...
Luci stroboscopiche e faretti multicolori hanno poi lasciato spazio ai brevi e noiosi run ad andatura ridotta del filming day a Barcellona, Fiorano e Silverstone. Difficile capirci qualcosa, anche quando sul palco sono stati chiamati gli ingegneri. I quali, ovviamente, si sono limitati ad illustrare le novità più ovvie, quelle dettate dalle modifiche al regolamento tecnico. La fiera dell'ovvio, insomma, che ha trovato la sua sublimazione nelle dichiarazioni di CEOs, Team Principals e piloti: l'inverno è stato lunghissimo, bello staccare un po' ma dopo due giorni avevo nostalgia della pista, la nuova macchina è bellissima, non vedo l'ora di scendere in pista.
Pochi i cosiddetti dati di realtà da sottoporre alla verifica tre giorni di test di Sakhir e poi a quella immediatamente successiva del GP del Bahrain. Pochi e abbastanza scontati: Red Bull, Ferrari e Mercedes a farla da padroni, Alpine e McLaren probabilmente destinate alla "bella" di un confronto per il quarto posto Costruttori che nel 2021 aveva visto prevalere gli arancioni" e l'anno scorso il team bleu (e anche rosa...). La classifica "a compartimenti stagni" degli ultimi due anni non mente e non ammette deroghe sostanziali a brve termine. Nella seconda parte della classifica ci si possono però aspettare ruotate metaforiche (e non solo) tra Alfa Romeo ed Aston Martin, con qualche chance in più di guadagnare posizioni per il Team Haas che nel giro di due anni ha completamente stravolto la propria filosofia (passando dalla linea verde Schumacher-Mazepin a quella "anni d'oro" Magnussen-Hulkenberg) e per Alpha Tauri dopo il tracollo 2022: nona con 35 punti dopo un 2021 da sesto posto con 142 (anche se la coppia Tsunoda-De Vries è da salto nel buio).
Non resta che attendere il primo semaforo verde in fondo alla corsia dei box di Sakhir giovedì 23 febbraio alle otto del mattino, ora italiana. Serviranno tre giorni (e soprattutto il time attack finale di sabato 25) per farsi un'idea di quello che ci aspetta nel primo scorcio di stagione. Con pochi dubbi su chi reciterà la parte del leone e probabilmente un unico "terrore" da parte di Red Bull, Ferrari e Mercedes: che si materializzi - l'incubo di una BrawnGP "no limits" (o meglio al limite, del regolamento), in grado di scombinare i piani più collaudati. Ma era il 2009 e la Formula Uno del giorno d'oggi non offre materia ai sogni, tantomeno agli incubi di cui sopra.