La conferma in blocco del "parco piloti" 2023 si presta ad una doppia chiave di lettura
di Stefano Gatti© Getty Images
L'inizio... è la fine: con la conferma (largamente annunciata) di Logan Sargeant alla Williams il primo giorno di dicembre, si sono ufficialmente chiusi giochi del marcato piloti 2024 e l'intero "pacchetto" di piloti scesi in pista nel Mondiale terminato ad Abu Dhabi (più precisamente quello dei piloti presenti in griglia a Yas Marina) è confermato in blocco... in vista del Gran Premio del Bahrain che riaprirà le ostilità domenica 2 marzo in Bahrain, vale a dire tra poco meno di tre mesi. Non era mai successo prima in settantatré anni di storia della Formula Uno. Si tratta di una buona notizia, di un campanello d'allarme, di una semplice constatazione? Che il quadro generale immutato è una notizia che - a livello di stabilità e di continuità - può andar bene all'attuale cabina di regia del Mondiale e fare comodo solo a Max Verstappen e alla Red Bull. Il campanello d'allarme suona casomai a livello di ricambio generazionale congelato. Senza contare che una promozione in massa della "class of '23" pare esagerata. Non tanto per i rivali diretti (a loro almeno sarebbe piaciuto essere tali) del campione olandese e dei "Tori", quanto perché - navigando nei meandri della classifica finale - non è difficile trovare piloti che hanno veramente fatto fatica a guadagnarsi la sufficienza, piena, per non parlare di quelli che proprio non l'hanno raggiunta. Al netto, si capisce, di tutta una serie di considerazione (ad iniziare da quele di carattere "geopolitico") che poco hanno a che fare con il merito ma molto (a volte moltissimo) con la Formula Uno stessa.
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Le bocciature più clamorose, anche tenendo presente il mezzo a disposizione? Quelle di Sergio Perez e di Lance Stroll, naturalmente! Il messicano ha salvato il secondo posto nella classifica generale piloti dalle velleità di Lewis Hamilton, precedendolo a fine stagione di cinquantuno punti (285 a 234), vale a dire due vittorie... abbondanti: in buona sostanza corrispondenti ai successi di inizio stagione in Arabia Saudita e Azerbaijan. Checo ha però poco di cui vantarsi, con i suoi 290 punti di ritardo dal compagno di squadra tricampione del mondo e una seconda metà di Mondiale spesa a cercare di convincere il pnote di comando Red Bull a confermarlo. Quanto al canadese Stroll, nel miglior anno di Aston Martin (il team di famiglia) Lance ha chiuso il Mondiale all'ultima casella della top ten ed è... riuscito a farsi doppiare (e qualcosa in più) dal compagno di squadra Fernando Alonso in termini di punteggio (206 a 74) e di tutto il resto. Non ci stupiremmo (e non ce ne voglio il canadese) se Lance decidesse di mollare la spugna "da qualche parte" nel 2024 in caso di mancata svolta nel 2024. Come d'altra parte non è escluso che possa avvenire per lo stesso Perez.
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In un Mondiale che (anche questo caso rarissima) farà a meno di "rookies", dovranno meritarsi un avvenire solido in Formula Uno gli esordienti del 2023. Oscar Piastri a parte, naturalmente. Ci riferiamo sostanzialmente a Sargeant, che nella stagione chiusa as Abu Dhabi ha messo a segno un solo punto. A Logan ed a lui solo, visto che Nyck De Vries è stato "tagliato" da Alpha Tauri e mandato in ferie "illimitate" ancora prima della pausa estiva, sostituito dal fuori corso Ricciardo.
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Già, il brutto del debuttanti... E il bello dove sta, casomai? Presenti in gran numero ai box come piloti di riserva, in pista con il contagocce (di benzina e non solo) nelle FP1 dei Gran Premi e poi nello Young Drivers Test da "day after" di Abu Dhabi, le giovani promesse devono ancora mordere il freno, in attesa dell'occasione giusta che - per forza di cose e per calcolo delle probabilità - per qualcuno di loro è destinata ad arrivare. Stiamo parlando prima di tutto dei giovani che hanno dato vita al campionato di Formula, vinto dal francese Théo Pourchiaire (Sauber) con ART Grand Prix davanti a Frederik Vesti (vivaio Mercedes), Ayumu Iwasa (Alpha Tauri) e Jack Doohan (Alpine). Senza dimenticare i ferraristi Oliver Bearman (sesto nel ranking della categoria cadetta) e Robert Shwartzman, vicecampione della Formula 2 stessa nel 2021 (dietro a Piastri) e nelle due ultime stagioni dirottato sulle sue oscure incombenze di test driver e pilota di riserva dalla Scuderia di Maranello, che lo ha impiegato in gara nel GT World Challenge Europe.
La mancata promozione al Mondiale dei protagonisti della Formula 2 costringerà l'anno prossimo il nostro Kimi Antonelli (pilota del vivaio Mercedes) ad incrociare le traiettorie con colleghi parecchio più esperti di lui nella sua stagione del debutto: peraltro dalla porta principale, con Prema Racing. Terapia d'urto in un certo senso e speriamo solo in senso figurato!) ma soprattutto subito una grande occasione di mettersi in mostra per il diciassettenne bolognese campione in carica di Formula Regional (Europa e Medio Oriente) al momento la più concreta speranza di rivedere un pilota italiano nel Mondiale, magari già tra un paio di stagioni oppure tre: sarebbe il primo dopo Antonio Giovinazzi che ha lasciato il Mondiale (a tempo pieno) due anno fa.
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