In Messico il giovane pilota di Andretti ha seminato uno stuolo di campioni affermati ma... irriducibili
di Stefano Gatti© Getty Images
Giovani arrembanti contro consumati veterani, campioni contro rookies, esperienza contro fama di successo. La "prima" centroamericana della Formula E ha segnalato la premessa di uno scontro generazionale che - a Mexico City si è risolto a favore della new wave (purtroppo non italiana) e del... free jazz punk inglese, per dirla con Franco Battiato. Jake Dennis sul gradino più alto del podio, l'altro Jake (Hughes, rookie McLaren) in grande evidenza ma alla fine bruciato dal "mestiere" di Wehrlein, Di Grassi e soprattutto Lotterer. Sfide aperte e già rilanciate verso il bis di fine mese in Arabia Saudita. Il centro di gravità pemanente insomma è ancora di là da venire, a tutto vantaggio di un Mondiale che - pronti, via! - ha offerto segni di vitalità molto interessanti ed accattivanti, oltretutto premiato da un notevole successo di pubblico sulle tribune dello storico autodromo intitolato a Pedro e Ricardo Rodriguez.
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Nessun dubbio che Dennis possa già essere considerato parte integrante di una "shortlist" di candidati al titolo che gli organizzatori del Mondiale elettrico si augurano non sia troppo... short. Avalanche Andretti è d'altra parte il team che lascia il Messico con il (di gran lunga) miglior risultato di squadra, considerando il quarto posto finale "di rapina" (ma meritatissimo) di Lotterer. Michael Andretti insomma sta facendo fatica a farsi accettare dalla Formula Uno, ma in Formula E il suo team teme pochi rivali e non lascia nulla al caso: tanto è vero che, proprio in chiave confronto generazionale, si è (fin qui efficacemente) riprotetto, affiancando a Dennis il ferratissimo Lotterer.
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Prima di addentrarsi nel ragionamento, occorre peraltro precisare che il "ticket giovani" va timbrato nel senso dell'esperienza specifica in Formula E, piuttosto che sul fronte anagrafico. La concorrenza non manca e promette battaglia fin dal prossimo (e doppio) appuntamento di fine mese a Diriyah. Gara-due del Mondiale venerdì 27 gennaio, "richiamo" a ventiquattr'ore di distanza con gara-tre sabato 28. Il primo leit motiv sul tavolo (anzi sull’asfalto) è come anticipato quello del confronto tra diverse generazioni. Campione di Formula E sei anni fa con Audi e rilanciato nel 2022 da Venturi, il paulista Di Grassi ha intanto sottolineato in Messico come il rinnovamento del parco-piloti possa ancora attendere, seguito su questa linea dagli altrettanto irriducibili Lotterer, Buemi e Da Costa. Tutti clienti scomodi per chi ha un palmarès ancora tutto da riempire.
Non proprio un novellino ma con due sole stagioni di esperienza alle spalle, il 27enne Jake Dennis da Nuneaton (Warwickshire) deve fare ancora una lunga strada prima di potersi considerare una star della specialità al pari di Vandoorne, Di Grassi, Vergne oppure Da Costa. Però ha imboccato quella giusta e nell'appuntamento che ha dato il via al Mondiale ha prima conteso a Di Grassi la pole position, poi lo ha attaccato e superato in gara, costruendo infine la sua vittoria con un margine incrementato giro dopo giro: quasi otto secondi di vantaggio su Wehrlein! Il tedesco della Porsche (che in Messico trova sempre modo di svettare) può essere considerato l'anello di congiunzione tra due generazioni e - in questo senso - un candidato al titolo assolutamente da non sottovalutare: alti e bassi della Porsche permettendo, s'intende, team che intanto in Messico è stato secondo solo ad Andretti in termini di risultato d'assieme.
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Il suo compagno di squadra Antonio Felix Da Costa ha chiuso invece settimo: davanti a lui (in ordine crescente dal sesto al terzo posto) Buemi, Hughes, Lotterer e Di Grassi, con il rookie McLaren bravo ad "incastrare" la sua ambizione in mezzo a tanta esperienza tutta insieme attorno a lui. Nel finale all'arma biancca Hughesn ha poi incassato un perentorio sorpasso da parte della "volpe" Lotterer ma il 28enne pilota di Birmingham ha messo sull'asfalto promesse interessanti e solide, sbaragliando intanto la concorrenza interna del compagno di squadra René Rast, più esperto di lui in campo elettrico ma forse un tantino arrugginito (ha saltato per intero il Mondiale 2022).
Tra i giovani al via del Mondiale, nell'aria sottile dei duemiladuecento metri di quota di Mexico City è invece rimasto con il fiato corto Maximilian Guenther, venticinque anni (e mezzo) all'anagrafe ma già quattro stagioni elettriche pressoché complete nel suo bagaglio d'esperienza. Quasi sempre in cima alla tabella vincente dei test valenciani di metà dicembre, il 25enne pilota di Obestdorf ha perso la bussola tra curve ed allunghi di Mexico City.
Ad un mese esatto di distanza, le promesse dei test precampionato di Valencia non hanno trovato adeguato riscontro nella prima classifica vera. Il tedesco si è fermato alle porte della top ten, a sandwich tra i desaparecidos Vandoorne e Vergne. Come la Maserati "targata" Monaco (nel senso del Principato), anche il dream team DS Penske ha vissuto un sabato messicano... da incubo. Il via messicano insomma ha apparecchiato una tavola ricca e dai mille sapori. Gustato l'antipasto, viene già l'acquolina in bocca nell'attesa che i primi piatti escano dalla cucina!
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