© Ufficio Stampa | Formula E
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I principi ESG sono ormai diventati dei parametri chiave per valutare la sostenibilità e le pratiche etiche adottate dalle aziende attive nei vari settori merceologici. Ora questo cambiamento di paradigma si sta diffondendo anche all’interno dell'industria globale dello sport, dove le valutazioni e la misurazione delle performance in ambito ESG sono sempre più influenti nel plasmare l’immagine e la reputazione delle organizzazioni e degli eventi sportivi di rilevanza mondiale. Il tutto per rispondere al meglio alla domanda di una maggiore responsabilità e trasparenza rispetto alla misurazione dell’impatto ambientale e alla necessità di adottare pratiche sostenibili che arriva sempre più forte dai vari stakeholder dell’industria sportiva (tifosi, atleti, sponsor, autorità di controllo e regolamentazione). In questo modo la competizione tra le varie realtà sportive travalica i confini dei campi da gioco e dei circuiti e si trasferisce direttamente sul terreno della dimostrazione di un impegno concreto, reale e misurabile rispetto alla sostenibilità come dimostra il Global Sustainability Benchmark in Sport, il ranking annuale redatto dall’omonima organizzazione no-profit che analizza e valuta le prestazioni in ambito ESG delle principali organizzazioni sportive professionistiche a livello globale. Entrando nel dettaglio della classifica si evince come siano 55 le realtà sportive mondiali tra associazioni, leghe, competizioni, club, franchigie o squadre appartenenti a 9 paesi (Estonia, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti) ad aver ottenuto la rendicontazione dell’impatto di sostenibilità, misurato rispetto a 4 categorie chiave (corporate, environmental, social e governance). Le discipline rappresentate spaziano dal calcio al basket, fino a motori, baseball, football americano, pallamano, hockey su ghiaccio, tennis e sport di contatto. A conquistare il titolo di “campioni del mondo della sostenibilità” sono stati, ex aequo, con l’81% la Formula E, la competizione motoristica riservata alle auto elettriche, e il Borussia Dortmund, club calcistico tedesco finalista dell’ultima edizione della Champions League persa contro il Real Madrid mentre completa il podio il team calcistico portoghese FC Porto (79%). Completano questa speciale top 10 Wolfsburg (75%), Atletico Madrid (74%), Dorna Sports (72%), la società che detiene la gestione esclusiva dei diritti commerciali e televisivi della MotoGP; Extreme E (72%), la serie automobilistica dedicata esclusivamente ai suv elettrici; FC Barcelona (71%), McLaren Racing (71%) e La Liga spagnola (70%). Dove si posizionano invece le organizzazioni sportive italiane? Sono fuori dai primi 10 posti del ranking e sono rappresentate solo dalle tre grandi del calcio italiano: Juventus al 12° posto (68%), AC Milan in 30ᵃ posizione (49%) e FC Internazionale Milano che occupa la 36ᵃ posizione (32%). Restando nell’ambito calcistico un recente report pubblicato da Standard Ethics ha evidenziato come tra i 14 principali club calcistici europei quotati in Borsa solo il Borussia Dortmund ha un Sustainable Grade EE- (pienamente sostenibile) ed è quindi una delle poche realtà a gestire in modo strutturato i rischi ESG, offrendo una rendicontazione extra-finanziaria adeguata. Più di 7 team su 10 (71%), tra cui anche Juventus e Lazio, hanno invece un grado non pienamente sostenibile e uno su 5 (21%) non ha un grado sostenibile. Attualmente, sono quindi ancora molte le iniziative a bassa consistenza e rivolte alla mera comunicazione adottate dai membri dell’industria dello sport. “L'aspetto davvero critico è che, ancora troppo spesso, la comunicazione adottata dalle imprese professionistiche sportive sulle tematiche legate ai criteri ESG e alla misurazione della sostenibilità non è sempre supportata dai dati, e ciò è ovviamente fuorviante per il mercato e gli stakeholders – dichiara Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB SB, società leader nella realizzazione di progetti e strategie di sviluppo sostenibile in grado di rispettare appieno i criteri ESG e i 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) – Le organizzazioni sportive non devono aver paura di essere valutate, in maniera scientifica e oggettiva, circa il loro reale impegno nella sostenibilità, anzi debbono comprendere sempre più l’importanza di confrontarsi con i competitor, senza correre il rischio di cadere nella pratica del greenwashing, presentando prodotti, iniziative o politiche in modo ecologico, pur avendo pochi o nessun elemento reale a sostegno delle affermazioni. La crescita delle valutazioni in ambito ESG sta rivoluzionando l'industria dello sport, determinando un cambiamento positivo in aree quali la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e la governance aziendale. Abbracciando i principi ESG le organizzazioni sportive possono migliorare le proprie prestazioni, attrarre investimenti e contribuire a un futuro più sostenibile ed equo per il settore – conclude Balzan – Poiché gli stakeholder continuano a dare priorità alla sostenibilità e all'etica, le valutazioni ESG avranno un ruolo sempre più influente nel plasmare il futuro dello sport”.