Mai come quest'anno la necessità di coniugare sostenibilità e competività rende complesso il lavoro nel management nerazzurro
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Sarà una lunga e difficile estate di mercato. Una di quelle che impongono una sospensione obbligata del giudizio, rimandando pagelle e patentini a fine agosto. E' la complessità del lavoro che attende Marotta e Ausilio a imporlo: un lavoro che all'alba del mese di luglio pare ancora più complicato di quello degli anni passati. Molto più complicato in virtù dei paletti imposti per l'ennesima stagione dalla proprietà. Al netto delle uscite già avvenute, delle dismissioni per "fine contratto" e delle cessioni più che probabili, la rosa dell'Inter al momento deve essere integrata in tutti i reparti.
In attacco l'arrivo di Thuram ha compensato l'addio di Dzeko. Ottimo inizio, sicuramente. Ora però tutta l'attenzione è su Lukaku: operazione prioritaria, vitale, tanto da dirottare sul belga i soldi incassati dalla vendita di Brozovic. Il reparto, con Big Rom, sarebbe così completato con Lautaro e Correa: quest'ultimo destinato però a restare solo per mancanza di offerte. Si diceva di Brozovic: la cessione del croato e la separazione con Gagliardini aprono due buchi a centrocampo. Frattesi, Samardzic, Milinkovic Savic sono nomi che fanno gola ma le trattative sono complesse, la disponibilità economica nulla o quasi. In quest'ottica ci sarebbe da valutare il rientro alla base di Stefano Sensi: al Monza ha dimostrato le sue qualità, potrebbe rivelarsi una soluzione interna utile. Almeno per colmare una lacuna.
Capitolo esterni. A sinistra Dimarco è un intoccabile, e ci mancherebbe così non fosse. Gosens è sul mercato, offerte concrete e soddisfacenti non sono arrivate. La sua uscita, dettata dalla necessità di fare cassa, potrebbe essere compensata da Carlos Augusto, è vero, ma trattare con il Monza sarà però così facile? A destra non è stato riscattato Bellanova: dal punto di vista prettamente numerico serve dunque un vice Dumfries.
Altre due caselle vuote ci sono in difesa con gli addii di Skriniar e D'Ambrosio: una potrebbe essere occupata dal tedesco Yann Bisseck, ne resta comunque un'altra. E così, o forse peggio, tra i pali. Chi al posto di Onana? Chi nel ruolo di secondo? Ancora Handanovic richiamato in fretta e furia per necessità? E da ultimo, chi al posto di Cordaz se dovesse raggiungere Brozovic all'Al Nassr? Al di là dei nomi (Turbin, Mamardashvili, Carnesecchi, Audero etc. etc.) caselle da occupare, con la difficoltà di operare a carte scoperte, con interlocutori consci di questi obblighi.
Negli anni passati il management nerazzurro (Marotta, Ausilio, Baccin) ha dato prova di una straordinaria capacità nel coniugare esigenze di bilancio e necessità sportive, sostenibilità e competitività. Oggi, nell'anno che segue una stagione clamorosa, con altri due trofei in bacheca e una finale di Champions inattesa, sono chiamati a una nuova impresa, forse ancor più complicata delle altre. Il colpo Thuram è stato un ottimo punto di partenza, ma sarà il cammino da qui a fine agosto a determinare il giudizio e, soprattutto, a dare la misura delle ambizioni nerazzurre.