Lunedì o più probabilmente martedì l'incontro risolutivo per delineare il futuro tecnico del club nerazzurro
La staffetta è (quasi) servita. Oggi come sei anni fa, allora alla Juve e adesso all'Inter: via Conte arriva Allegri. E' solo questione di tempo, a inizio della prossima settimana tutto sarà chiaro. Storie diverse, epilogo identico: con Andrea Agnelli nel 2014 si consumò una rottura umana oltreché professionale, con Steven Zhang probabilmente no, ma la sostanza non cambia. Non cambia perché l'uomo Conte è questo, e in fondo non molto diversi sono stati i suoi divorzi dalla Nazionale e dal Chelsea, se non nei modi certo nella sostanza. Il dopo Siviglia lascia pochi margini di dubbio: nella serata in cui l'Inter ha perso l'Europa League lo strappo di Conte ha assunto dimensioni difficilmente ricucibili. Lunedì, o più probabilmente martedì, ci sarà l'incontro annunciato, necessario non tanto per programmare il prossimo futuro quanto invece per dettare nel concreto i termini di una separazione prossoché scontata, a meno di clamorosi ma inattesi riavvicinamenti.
Conte ha parlato di divergenze di vedute, di troppi problemi non risolti, di situazioni spiacevoli, senza specificare tuttavia se la discrepanza progettuale tra sè e la società attenga al mercato o all'organizzazione (in senso lato) del club. Oppure a entrambe. Ha persino parlato di questioni familiari (immediato il pensiero a quanto successo a novembre con la busta con un proiettile recapitata in sede accompagnata dal messeggio "sappiamo dove vivi"), di una scelta tra famiglia e lavoro perché, parole sue, "c'è un limite a tutto".
Troppe cose, insomma. Troppo su cui confrontarsi. E su tutto, poi, l'impressione di una stanchezza, fisica e mentale, logorante. Addio, dunque. Il punto, però, è come. Ecco perché l'incontro di settimana prossima servirà in sostanza per dettare i termini della separazione. Il tecnico dell'Inter percepisce 12 milioni netti a stagione ed è legato al club da altri due anni di contratto: per Suning, tradotto, una spesa complessiva di 44 milioni. Steven Zhang (disposto sì a confrontarsi con il tecnico, ad ascoltarlo e nel caso ad intervenire senza però concedergli carta bianca o piena acquiescenza di fronte alle sue richieste) non ha di certo alcuna intenzione di sobbarcarsi questo onere sino al 2022: ecco perché la proprietà non pensa e non contempla l'ipotesi dell'esonero.
Escludendo al momento un contenzioso legale (non a caso Conte ha ripetuto più volte che se separazione sarà, questa avverrà "senza rancore", mettendo in un certo senso le mani avanti), se il tecnico vorrà lasciare dovrà farlo di sua iniziativa, presentando le sue dimissioni, cosa per altro già fatta in passato con la Juve. Dimissioni che, lo ripetiamo, salvo clamorosi ripensamenti chiuderanno una parentesi durata poco più di un anno che mette a bilancio un secondo posto in campionato, una semifinale di Coppa Italia e una finale di Europa League.
Quella che insomma Conte lascerà è una squadra comunque cresciuta e capace di essere protagonista ai massimi livelli in Italia e in Europa. Una squadra che Steven Zhang e Beppe Marotta sono pronti a consegnare a Max Allegri, il prescelto per una nuova ripartenza, preallertato già da tempo e pronto a ritornare dopo un anno sabbatico. Pausa, invece, che si prenderà proprio Conte: dodici mesi per ritemprarsi, puntando (si dice) nuovamente alla Nazionale all'indomani dell'Europeo, Mancini permettendo ovviamente. Ma in ogni caso, riavvolgendo il nastro, a sei anni di distanza dal luglio 2014 si ripresenta ora la medesima staffetta. Per la Juve fu una scelta vincente, per l'Inter non resta che attendere per vedere.