Il tecnico livornese non è uomo da stravolgimenti immediati ma il cambio di mentalità, se l'avvicendamento diventerà realtà, sarà totale
Da Conte ad Allegri: una rivoluzione, se così sarà, dal punto di vista concettuale totale. Meno, molto meno invece, almeno all'inizio sul piano pratico. Perché se settimana prossima si consumerà il divorzio in casa Inter, sui campi della Pinetina si passerà da un tecnico estremamente dogmatico a uno altrettanto pragmatico, da un allenatore "deduttivo" a uno "induttivo", da chi adatta i propri calciatori al "modulo" (disposto a sacrificare o snaturare talenti alla Eriksen, per intenderci) a chi fa l'esatto opposto e rifiuta il dogma della tattica vista come prigione dell'estro, della fantasia e del gioco. Insomma, se sarà staffetta, e così pare proprio succederà, rivedremo probabilmente a settembre quanto visto sei anni fa a Torino: perché Allegri, che della duttilità fa il proprio credo, non è allenatore da stravolgimenti immediati ma è tecnico da progressivi adattamenti e rivisitazioni, capace di far tesoro del passato suo e di chi lo ha preceduto, senza repentini scossoni pratici, lavorando invece su un cambio di mentalità alla lunga, questo sì, rivoluzionario rispetto a Conte.
Alla Juve iniziò riproponendo infatti il 3-5-2 del suo predecessore, passò però appena ebbe piena padronanza della situazione alla difesa a 4 salvo poi all'occorrenza (dopo il ko contro il Sassuolo e il dodicesimo posto in classifica nell'ottobre 2015) tornare ancora ai tre centrali, alla colloaudata BBC, Barzagli-Bonucci-Chiellini. Negli anni successivi ha schierato la squadra con il rombo a centrocampo, utilizzando per esempio Vidal da trequartista in un 4-3-1-2 quanto mai elastico, è passato poi al 4-2-3-1 (con la scoperta di Mandzukic uomo a tutta fascia) ed è finito poi per orientarsi sul 4-3-3. Tutti moduli, però, validi sulla carta, non gabbie ideologiche, capaci di variare nel corso della stessa partita, nel segno di una squadra capace di adattarsi via via alle situazione e agli avversari, abiurando ogni schematica rigidità.
Un cambio di mentalità radicale dunque che, se non tutto, finisce per rimettere almeno in parte in discussione anche quello che potrà essere il mercato nerazzurro, sia in entrata che in uscita. Questo, comunque, si vedrà, sempre che la staffetta ci sia. Ma, anche a tal proposito, va detto che, proprio per la sua "metodologia induttiva" (il modulo si adatta ai giocatori e non viceversa), come si è visto proorio alla Juve Max Allegri è un tecnico da campo e non da scrivania, meno direttamente interventista sul mercato rispetto ad Antonio Conte e più "morbido" nell'affidarsi alle scelte della società. A lui, insomma, il compito di mettere in campo l'undici migliore, quello che il club gli consegna.