Il 21enne del San Lorenzo potrebbe vestire di nerazzurro, ultimo di una tradizione. Tanti grandissimi, qualcuno meno fortunato...
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Dall'Argentina sembrano non avere nessun dubbio: Adolfo Gaich, giovane e molto promettente attaccante di 21 anni, potrebbe diventare la prossima stella dell'Inter. Lo dicono apertamente dal San Lorenzo, il suo club. E potrebbe essere lui a proseguire la tradizione dei grandi argentini della storia dell'Inter, partita da Angelillo e arrivata fino a Lautaro Martinez. Passando dal calciatore più nerazzurro di tutti: Javier Zanetti.
Si chiama Adolfo Gaich e potrebbe diventare la nuova sensazione argentina dell'Inter, come ammette dal suo San Lorenzo il ds Delledonne. Un altro grande talento albiceleste, stellina dei Mondiali Under 20 del 2019 e che già ha debuttato con la nazionale dei grandi. E che indipendentemente dal destino di Lautaro Martinez potrebbe raccogliere un testimone non da poco. Perché i fili dell'Inter e quelli del calcio argentino nella storia si sono intrecciati spesso.
Basti pensare al nerazzurro con più presenze di sempre con la maglia della Beneamata: Javier Zanetti, ovviamente, giunto a 858 gettoni dopo 19 stagioni che lo hanno visto vincere tra le altre cose cinque scudetti, quattro Coppe Italia, una Coppa Uefa e ovviamente la Champions League del 2010. Al fianco di Pupi, in quella notte di Madrid, c'era un altro simbolo albiceleste dell'Inter: Esteban Cambiasso, un altro che la maglia dell'Inter l'ha onorata a lungo, indossandola per 431 volte. Per il terzo del podio, però, bisogna fare un salto all'indietro ben più lungo.
Si tratta di Attilio Demaria, che in realtà era nato Atilio e aveva raggiunto l'Inter (o per meglio dire, l'Ambrosiana) nel 1931. Strabiliò alle spalle di Peppino Meazza e da oriundo divenne anche campione del mondo nel 1934: il primo, vero, grande argentino della storia del Biscione è proprio lui. Solo negli anni '50 ne arriveranno altri, che incideranno non poco sulle sorti della squadra: erano Oscar Massei e soprattutto Antonio Valentín Angelillo, che nel '58-'59 entrò nella storia segnando 33 gol in 33 partite, record imbattuto per la serie A a 18 squadre (ne fece 36 nel 2016 un altro bomber argentino di razza come Gonzalo Higuain).
Ultimo argentino prima della chiusura delle frontiere rimase Humberto Maschio, quindi nel 1986 fu la volta di un mostro di tecnica e carisma come l'ex capitano dell'Albiceleste, Daniel Passarella. Due stagioni di transizione per lui, e il dispiacere di essersene andato un anno prima dello scudetto dei record. Cui contribuì in maniera decisiva, però, un altro argentino solo di passaggio a Milano. Era Ramón Díaz, ingaggiato a rotta di collo per sopperire all'impossibilità di tesserare Rabah Madjer. Già un anno dopo lasciò il posto a Klinsmann, ma fece in tempo a scrivere un capitolo importantissimo nella storia del club restando per sempre indimenticato.
Fu quindi proprio Javier Zanetti a dare da apripista all'esplosione degli anni '90 e 2000, in cui l'Inter divenne una delle squadre più argentine del mondo. Diego Simeone ripiegò presto alla Lazio, Gabriel Batistuta arrivò troppo tardi dalla Roma. Poi tanti nomi, non tutti incisivi nella storia del club. Ma nel 2006 che avrebbe visto l'Italia diventare campioni del mondo e l'Inter vincere lo scudetto a tavolino, gli argentini in nerazzurro erano ben otto (Zanetti, Burdisso, Cambiasso, Samuel, Solari, Veron, Kily Gonzalez e Julio Cruz). L'estate dopo sarebbe tornato anche Hernan Crespo, uno dei volti simbolo degli scudetti di Mancini.
Prima e dopo tante meteore: Rambert, Vivas, Peralta, Mariano Gonzalez, Silvestre, Zarate, Ruben Botta, Schelotto. E Almeyda e Guglielminpietro, che male non fecero ma senza poter essere paragonati ai giocatori che erano stati in precedenza con altre maglie, in serie A. Ci pensò quindi Mauro Icardi a prendersi i titoli dei giornali e l'affetto della piazza segnando a ripetizione con la maglia dell'Inter, prima di litigare con la curva e la società, andando via in pessimi rapporti con tutti. Dopo di lui Lautaro Martinez. E ora, forse, Gaich.