Juventus, Salernitana e Benfica decisive per evitare l'esonero immediato. Il sogno è l'ex Tottenham ma c'è stato un contatto pure con Pochettino
Se tre indizi fanno una prova, per Simone Inzaghi saranno invece tre partite a decidere il futuro prossimo sulla panchina dell'Inter. Dopo la sconfitta interna contro la Fiorentina, i nerazzurri martedì saranno allo Stadium per l'andata delle semifinali di Coppa Italia contro la Juventus che prima della sosta aveva sbancato San Siro: un banco di prova importante per testare l'umore del gruppo nerazzurro e capire con che spirito affronterà in seguito la Salernitana e il Benfica. Tre match molto diversi tra loro ma che, per un motivo o per un altro, hanno bene o male uguale peso: domani servirà dare una risposta immediata sul campo per tentare di indirizzare la qualificazione alla finale, venerdì all'Arechi è vietato sbagliare perché il posto Champions non mai stato così in pericolo come adesso e in Portogallo c'è l'occasione di inseguire il sogno della semifinale europea.
Tre partite decisive, dicevamo. Perché se è vero che stona il silenzio dirigenziale e presidenziale in un momento così delicato, mentre dopo i trofei e la qualificazione ai quarti di Champions c'era invece stata sovraesposizione mediatica, nelle segrete stanze dell'Inter è impossibile non ragionare, anche in ottica immediata. Il ripetersi di certe situazioni non lascia tranquilli nessuno, dall'allenatore in su: lo sfaldarsi alle prime difficoltà, la difesa che prende gol mentre l'attacco resta a secco, la condizione precaria di alcuni elementi e l'incapacità di dare una svolta a livello tattico. Ecco ciò che chiede la società a Inzaghi in queste tre partite, oltre all'ovvietà del risultato, quanto mai importante contando che l'ultima vittoria risale a un mese fa, 2-0 contro il Lecce. Un mese di aprile senza respiro che non consente ribaltoni immediati, anche andasse male allo Stadium: a meno di tracolli ad oggi impensabili, Inzaghi si giocherà almeno il primo round contro il Benfica, traguardo che si è meritato.
Se in caso di esonero immediato si sono fatti - fin troppo prematuramente - i nomi di Christian Chivu, allenatore della Primavera nerazzurra, e anche Walter Zenga, inevitabili sono i discorsi più futuribili, voci che si sono scatenate già dopo il ko contro lo Spezia, partita che è sembrata un po' uno spartiacque a livello di avvitamento su se stesso dell'ambiente. Non è un mistero che Giuseppe Marotta riabbraccerebbe volentieri Antonio Conte ma la situazione attorno all'ex allenatore del Tottenham è tutta da decifrare: tralasciando i pur decisivi discorsi economici - sia sul mercato che di solito Conte pretende sia a livello di ingaggio personale -, non è da scartare un anno sabbatico visto che in più riprese aveva sottolineato la mancanza della famiglia che era rimasta in Italia. Secondo la Gazzetta dello Sport c'è anche stato un contatto definito "segreto" con Mauricio Pochettino, mentre in Inghilterra c'è chi giura siano partiti i sondaggi per Roberto De Zerbi e a Bologna invece tutti indicano Thiago Motta come di ritorno - questa volta in panchina - in nerazzurro.
Per ognuno di questi nomi c'è almeno un buon motivo per essere indicato come successore di Inzaghi e almeno un buon motivo per venire scartato, e comunque è inutile fare i conti senza l'oste. Juventus, Salernitana e Benfica: la stagione non è ancora finita, se l'Inter c'è batterà un colpo e se invece il (brevissimo) ciclo Inzaghi sarà già condannato a finire, ci sarà tutto il tempo per ragionare su soluzioni in ottica 2023/24. Qualcosa a cui, ora come ora, ad Appiano Gentile preferiscono non pensare.