Il futuro della panchina dell'Inter legato a un tecnico juventino (Allegri o Conte) non è una sorpresa: Heriberto, Lippi e soprattutto Trapattoni
A gennaio Antonio Conte. Sul finire di febbraio Max Allegri. Attorno a Beppe Marotta, oggi alle prese con chiassosi e perdenti problemi di interismo, il futuro della panchina non passerebbe da Luciano Spalletti (contratto fino al 2021) bensì dalla suggestione di un Grande ex-juventino di recente e attuale successo: il focoso e vincente trascinatore Conte o il più bravo di tutti a gestire un gruppo di campioni Allegri.
Comunque sia, e fatta salva l’idea di un cambio di panchina all'Inter, il voglia di pescare in casa-Juventus sembra chissà quale evento e invece –a ben vedere- è quasi una “normalità” per l’Inter di oggi rileggendo la storia del club intorno alla quale ogni presidente, dagli Anni Sessanta in poi, si è preso a cuore il progetto che –in conto panchina- si giochi sull'asse Juve-Inter .
Il primo è stato Ivanoe Fraizzoli che nel 1969 per non rimpiangere oltre il dovuto (ma era impossibile) Helenio Herrera (il Mago) andò a prendersi un omonimo, ovvero Heriberto Herrera (alias HH2) che per cinque stagioni dal ’64 al ’69 aveva appunto guidato la Juventus vincendo lo scudetto del ’67 con annessa la storica disfatta interista di Mantova e il sorpasso della Juve all'ultima giornata. Quella che di fatto decretò la fine del mito della Grande Inter. Heriberto durò non molto sulla panchina dell’Inter: il secondo posto la prima stagione, niente male, e l’esonero dopo 5 gare della stagione successiva, “espulso” dal gruppo dei campioni della Grande Inter che via lui andarono –addirittura- a vincere lo scudetto rimontando il Milan in fuga.
Il secondo ad accedere alla fonte juventina, Ernesto Pellegrini, il successore di Fraizzoli. E qui siamo in un campo che è leggenda, visto che all'Inter arrivò nientemeno che Giovanni Trapattoni reduce dal decennio più ricco e vincente di sempre con la Juventus: 6 scudetti con la Juventus e tutte e tre le Coppe europee, compresa la prima Coppa dei campioni del club. Accadde nel 1986, dopo un primo tentativo andato a vuoto nel 1984, con la benedizione di Giampiero Boniperti e Gianni Agnelli. Il Trap all’Inter arrivò dopo 10 anni di Juve e pure una lunga storia di giocatore e poi (breve) di allenatore al Milan. Segnando un percorso che, se sarà Max Allegri, avrà proprio i connotati di un Trapattoni bis. Il Trap e l’Inter hanno convissuto –e bene- per cinque stagioni, era l’Inter dei tedeschi che se la vedeva col Milan di Berlusconi, Sacchi e gli olandesi e il Napoli di Maradona-Careca-Giordano: uno scudetto-record, la Coppa Uefa, due altri scudetti sfiorati e sempre una squadra di vertice.
E siamo a Massimo Moratti, all'inseguimento di Marcello Lippi. Lippi autunno 1998 -era ottobre- nel pieno della sua quinta stagione alla Juve, già ricca di 3 scudetti, 3 finali di Champions (una vinta nel 1996) e una marcia che è come quella della Juventus di oggi, l’era-Allegri. Moratti convince Lippi a scegliere l’Inter, siglando un patto per la stagione successiva che sarebbe stata ricca di un Fenomeno (Ronaldo) e di un altro pazzesco uomo-gol (Bobo Vieri). Lippi promesso sposo interista finì per chiudere anzitempo la sua quinta stagione alla Juventus, con un esonero in pieno inverno. E poi la sua breve, e amara, vita da interista: con i malanni di Ronaldo prima e Vieri poi; una qualificazione in Champions strappata allo spareggio col Parma e una folle eliminazione ai preliminari di Champions nell'estate 2000 a opera dell'Helsingborg. Quindici mesi di Inter, diciamo da dimenticare: l’addio all'inizio di ottobre.
Ora l’Inter è dei cinesi, della famiglia Zhang. Ma è anche l’Inter di Beppe Marotta che serve a semplificare il tragitto Juventus-Inter. Se sarà questa la strada percorsa. Con la suggestiva idea-Conte, che però non è un passaggio diretto come i suoi predecessori. O l’idea-Allegri che rientra appunto in questa linea che è la storia che più di tutte somiglia –fra quelle citate- a quella di Giovanni Trapattoni. Una storia gemella.