Anche la Juve sul rossonero: "Ma non c'entriamo con la rottura tra il Milan e il giocatore"
Come nelle migliori barzellette ci sono un italiano, uno spagnolo e un francese ma in casa Milan, per il momento, c'è davvero poco da ridere. Già, perché il caso Donnarumma ci ha messo meno di 24 ore per alzare le onde nel mare del mercato. Così è spuntata la prima offerta del Real, 30 milioni, seguita a ruota da quella del Psg e, manco a dirlo, dalla Juve. Eccola la versione bianconera: "La Juve ha il dovere di provarci". Firmato: Beppe Marotta.
E a dire il vero, oltre a non sorprendere per nulla, le parole dell'amministratore delegato bianconero non fanno una piega. Inutile dire che Donnarumma, dalle parti di Torino, era ed è considerato l'erede naturale di Gigi Buffon. Logico e conseguente, perciò, che la tempesta scoppiata a Milano sia arrivata in un amen fin sotto la Mole. Ma Marotta, dicevamo. L'ad vice-campione d'Europa ha parlato a "giornali unificati" e non si è sottratto alle domande sul mercato spaziando tra acquisti e cessioni. A partire, appunto, da Gigio Donnarumma: "Per le società è sempre più difficile gestire queste situazioni. Siamo di fronte a un cambiamento radicale della figura del giovane calciatore: oggi hanno dei professionisti vicino e cominciano subito a programmare la loro carriera, anche in contrapposizione con le società che li hanno cresciuti. È un dato di fatto. Se è giusto? Le norme vanno cambiate. E vanno tutelati gli sforzi delle società sul settore giovanile, con una sorta di apprendistato vincolante. Lo prende la Juve? È chiaro che la Juve ha il diritto di esaminare tutte le opportunità: quando un giocatore è sul mercato abbiamo il dovere di provarci. Dietro alle scelte di Donnarumma ci siamo noi? In questo momento no... Se è un top player? È un talento. Poi dobbiamo disquisire tra talento e campione".
Il che, per una volta, non ha nemmeno bisogno di traduzione. Semmai richiede tempo e denaro, perché dalle parti di Milanello, al momento, sulla questione non ci sentono. A Marotta hanno risposto, a stretto giro di posta, sia Mirabelli che Fassone. Il primo ricordando che "dalla proprietà cinese è arrivato l'imput di rifiutare ogni offerta per il giocatore". Il secondo ridimensionando leggermente la questione e rispedendo la pallina oltre la rete: lo volete? Parliamone, ma le condizioni le dettiamo noi.
Al netto, insomma, di una situazione non semplice da gestire, il Milan non vuole dissipare un patrimonio economico e sportivo senza provare a difendersi. Ascolta e ascolterà le proposte in arrivo da un pezzo significativo d'Europa - rieccola la barzelletta: ci sono un italiano (Marotta), uno spagnolo (il Real) e un francese (il Psg) - ma per cedere Donnarumma servono offerte vere. E trenta milioni, al momento, restano qualcosa di cui sorridere con una certa amarezza.