L'ex tecnico rossonero: "L'ho conosciuto quando ero in Germania"
Il futuro in panchina del Milan è tutto da decifrare. Se da una parte la posizione di Pioli sembra essersi rinsaldata rispetto a qualche settimana fa, l'ombra di Ralf Rangnick è sempre presente e gigante nonostante le smentite. Il tecnico tedesco resta in orbita rossonera e i dubbi della tifoseria non mancano. Un assist al collega arriva però da Carlo Ancelotti: "Il Milan deve temere gli allenatori scarsi, non quelli stranieri".
Il tecnico italiano ora all'Everton ha vinto tutto guidando il Milan, ma ha avuto un'esperienza anche in Germania dove ha avuto a che fare - da avversario - proprio con Rangnick: "Ci siamo incontrati quando ero in Germania - ha raccontato a Carlo Pellegatti su Instagram -. Non lo conosco personalmente, ma da quello che leggo era innamorato del Milan di Sacchi. La sua metodologia non la conosco".
Poi l'assist: "Al Milan devono spaventare gli allenatori scarsi, non quelli stranieri. Fortunatamente ne hanno scelti tanti bravi, la fortuna di un allenatore è legata a una società di essere solida".
Da capire anche se nel futuro del Milan ci sarà ancora o meno Zlatan Ibrahimovic: "Non mi sorprendo che giochi ancora, non so per quanto tempo giocherà - ha commentato Ancelotti nella chiacchierata -. A livello caratteriale mi è piaciuto molto ed è altruista. Era molto attento alle vicende della squadra, questo per un allenatore è stato molto importante".
DALLA CHAMPIONS 2007 AI SUOI GIOIELLI
Nella chiacchierata social, Carlo Ancelotti ha toccato tantissimi temi della storia del Milan a partire dalla "partita perfetta" contro il Manchester United che spalancò le porte della finale di Champions, poi vinta: "La squadra del 2007 era di inferiore a livello tecnico di quella del 2005, che rimane la squadra più forte e con la finale meglio giocata. Quella del 2005 era più forte anche di quella del 2003. Nel 2007 avevamo una motivazione straordinaria, in Champions è stata la cavalcata della motivazione più che della qualità. E’ stato molto importante il gol che abbiamo preso all'andata all'ultimo minuto. Siamo passati al 3-2 e questo ci ha portato per forza a giocare una gara d'attacco, più spregiudicata. Con il Liverpool in finale di nuovo, sapevamo che gli déi sarebbero stati dalla nostra parte".
Il suo Milan era caratterizzato da giocatori importanti che Ancelotti ricorda con stima e affetto: "Spinsi molto per avere Nesta e la società fece un grosso sforzo. Era il tassello che mancava al Milan". A centrocampo Seedorf e Gattuso sempre protagonisti: "Clarence ha una fortissima personalità. Nelle partite più "facili" era un pericolo, ma non gli ho mai visto sbagliare un match importante. Gattuso invece era diventato indispensabile, era più facile togliere i trequartisti piuttosto che lui. Ha un grande carattere".
Infine Shevchenko, il volto della sua prima Champions da allenatore con il gol in semifinale contro l'Inter e il rigore decisivo contro la Juventus in finale: "Ho dei ricordi vaghi del derby del 2003, una pressione fortissima soprattutto sui due allenatori. Un giorno ero esonerato io, un giorno Cuper, non so quanto ci giocavamo. Il ricordo molto chiaro sono gli ultimi 8 interminabili minuti, poi la liberazione al fischio finale. Sheva ha fatto tantissimo per il Milan, a un certo punto ha voluto provare strade alternative".