Tanti nomi, tante illusioni ma alla fine nessun rinforzo importante e una partenza illustre come quella di Kvara
Il Napoli guarda tutti dall'alto in classifica e l'impresa è oggettivamente enorme. Dopo il mercato invernale, però, aleggia una sensazione che assomiglia a quella della vigilia della prima giornata di campionato, quando Conte ebbe quello sfogo legato alla qualità della rosa confermato dalla sconfitta pesante di Verona. Da lì, però, è partita una cavalcata che, nelle ultime otto giornate, per esempio, ha visto gli azzurri vincere sette partite e pareggiarne una, l'ultima, dopo aver accarezzato a lungo l'idea di tornare a casa con i tre punti anche da Roma.
Non è un mistero che Conte pensi che un risultato come quello dell'Olimpico sia arrivato perché la coperta è corta. Una quindicina di giocatori su cui puntare, nella rosa a disposizione, potevano essere la normalità negli anni '80-'90. Ora, con le cinque sostituzioni, ci vogliono ricambi all'altezza e, oggettivamente, sotto questo punto di vista, il Napoli non vale nemmeno lontanamente la squadra che sta lottando con lei per il traguardo tricolore.
L'allenatore degli azzurri, dopo la partenza di Kvara (voluta dal giocatore e non dalla società), aveva aspettato fino all'ultimo un elemento di livello che potesse garantire la giusta qualità sull'esterno. I nomi di Adeyemi, Garnacho, Zhegrova, Ndoye e, alla fine, Saint-Maximin sono tutti crollati alla prova dei fatti e, per quel ruolo, è arrivato Okafor in prestito a circa due milioni di euro e 23 di riscatto perché fuori dai piani del Milan, dopo che il Lispia non lo aveva ritenuto all'altezza.
In difesa si è a lungo sperato nell'arrivo di Danilo, che poi ha scelto di tornare in Brasile, e di Comuzzo, che però, di fronte ai 40 milioni richiesti dalla Fiorentina, è rimasto dov'è. Se ne sono andati Folorunsho e Zerbin e sono arrivati Scuffet in prestito, il giovane talento Hasa dal Lecce e l'incognita Billing dal Bournemouth. Oggettivamente un po' poco per chi ha il dovere di sognare in grande, visto il posto che occupa in classifica. E' vero che il Napoli ha una competizione sola ma è anche vero che, con una rosa ridotta all'osso, già lottare per lo scudetto è un'impresa che solo un allenatore capace di fare la differenza può essere in grado di garantire. Ma anche Conte, per quanto decisivo, non è ancora attrezzato per i miracoli.