Il procuratore: "In Italia bruciano i giovani, De Ligt caso a parte. Le commissioni? Non punto la pistola alla tempia di nessuno"
Mino Raiola grande protagonista anche in questo mercato invernale, prima con il ritorno di Ibrahimovic al Milan poi con il passaggio di Haaland al Borussia Dortmund: "Zlatan è tornato per divertirsi e fare divertire, non potevo permettere che il suo ultimo palcoscenico fosse Los Angeles: questi sei mesi saranno come l'ultima tournée dei Queen. Niente Serie A per Erling invece perché gli italiani non sanno valorizzare i talenti. De Ligt? Caso a parte".
Il potente procuratore, parlando a La Repubblica, ricorda il trasferimento dell'olandese ai bianconeri: "Vuole diventare il più forte difensore al mondo e mi aveva chiesto di andare all'Harvard della difesa e al Mit dei difensori: ecco perché abbiamo scelto la Juve, per prendere la laurea". Diverso il discorso Haaland: "Non è un difensore e non è De Ligt, capitano dell'Olanda da due anni. E poi gli italiani non sanno valorizzare i propri talenti, figuriamoci quelli stranieri".
Assist giusto per parlare di Kean: "Se l'avessi lasciato alla Juve me l'avrebbero fatto giocare in Serie C con l'Under 23. All'Everton sono stracontenti, sanno solo che c'è bisogno di tempo di adattamento. Ho un sacco di richieste per lui ma l'Everton non vuole lasciarlo partire". E Pogba? "Oggi come oggi non porterei nessuno al Manchester United, sarebbero capaci di rovinare pure Maradona o Pelè. A Paul serve un club come la prima Juventus".
Infine, sulle polemiche relative alle commissioni degli agenti: "Guadagno molto o troppo? Secondo me molto, oggi un top club vale 4 miliardi, è tutto commisurato e i soldi sono parte dello show. Non sono comunque i soldi a motivarmi, ero milionario già a vent'anni e potevo vivere in riva al mare di rendita. Non punto la pistola alla tempia di nessuno, le commissioni dipendono - come per tutti i procuratori - dallo stipendio degli assistiti".