Il tecnico paga i risultati negativi negli scontri diretti e l'eliminazione in Coppa Italia contro la Lazio. La proprietà riflette e di rinnovo non si parla più. Anzi...
È passato nel giro di una settimana dalle voci di rinnovo a quelle di esonero. In mezzo c'è stata la Lazio, con l'ennesimo derby perso e la conseguente eliminazione in Coppa Italia che hanno cominciato a far traballare la sua posizione. La goccia che potrebbe aver fatto traboccare il vaso di José Mourinho, in tribuna per squalifica, potrebbe però essere stata versata nella brocca di una sconfitta, pesante, contro il Milan in campionato. Non si tratta solo di risultati negativi che, con cinque punti di ritardo sulla zona Champions, potrebbero anche essere raddrizzati. È piuttosto la sensazione che la sua Roma non abbia né capo né coda, un progetto tattico, un'idea di gioco, la personalità necessaria a sedersi al tavolo delle migliori. Con cui, in effetti, perde praticamente sempre (eccezion fatta per il successo contro il malandato Napoli di questo campionato). Il tutto condito da un clima surreale, sempre eccessivamente caldo e alimentato da dichiarazioni che evidentemente non aiutano il gruppo. Sempre: contro gli arbitri, contro gli avversari, contro comunque, anche contro la sua stessa società. Con i Friedkin che, dall'altra parte del mondo, ascoltano senza gradire.
E in effetti il rinnovo è sempre stato un argomento che ha diviso: da una parte Mourinho, che lo considerava "merito acquisito" per quanto fatto in passato. Dall'altra la società, che voleva e vorrebbe vedere prima risultati. Risultati veri, non la sbandierata Conference League o la finale di Europa League: risultati veri, per la concretezza degli americani, significa qualificazione alla Champions, quindi soldi, soldi, soldi, per ripianare i debiti e gestire il club con meno affanni. E invece ieri come oggi i primi quattro posti, che pure potrebbero essere alla portata di una rosa che può vantare giocatori come Lukaku e Dybala, Pellegrini e Belotti, Spinazzola e Cristante, restano una rincorsa che non arriva mai, un traguardo sotto il quale la Roma arriva sempre in ritardo. Mentre la Lazio, l'altra parte della città, si godrà gli ottavi contro il Bayern Monaco, la Supercoppa Italiana e una semifinale di Coppa Italia. Luci da una parte del Tevere, buio pesto dall'altra.
Ecco, allora, che Mourinho potrebbe finire per essere cacciato. Lui che dai romanisti è amato pure troppo, osannato anche quando non lo ha meritato, esaltato sempre e comunque. Ma quello è il popolo, che pure comincia ad avere i primi dubbi, questa è la società, una società americana, per giunta, quindi estremamente concreta. Nelle prossime ore il quadro sarà più chiaro, ma già cominciano a circolare le prime voci su possibili sostituti. La rosa dei candidati alla panchina giallorossa, con la stagione già indirizzata così fortemente, è scarna, ma Daniele De Rossi, figlio prediletto della città, è un uomo che non ha mai smesso di essere accostato alla sua Roma. Vedremo, vedremo cosa accadrà e quando. Ma lo strappo oggi è largo come non mai e il margine d'errore ridotto a zero.