L'ottimo risultato in Europa di Inter, Milan e Napoli ha acceso i fari della Premier ma non solo sui nostri talenti. Che ora...
di Alessandro FranchettiHai voglia a produrre il vino migliore, se poi se lo bevono gli altri. Lo pagano, per carità, ma la gola di chi vende, nel caso specifico la Serie A, rimane secca. Così capita che non si faccia nemmeno in tempo a celebrare l'exploit europeo delle nostre squadre, ipotizzando magari un riavvicinamento alle big d'Europa, che la vetrina più importante, la Champions, ti si ritorce contro e rischia di creare problemi grossi. L'elenco è lungo e il piatto ricchissimo: Tonali, Maignan e Theo dal Milan, Barella, Onana, Lautaro e Dimarco dall'Inter, Kim e Osimhen dal Napoli, tutti finiti nel frullatore - o meglio dire sulle scrivanie - degli operatori di mercato di Premier, Bundesliga, Ligue 1 (leggi Psg) e Liga. Il che, tradotto, significa che piovono offerte irrinunciabili che rischiano di inaridire non poco il nostro campionato.
Ovviamente non si tratta solo dei buoni risultati ottenuti in Champions, che pure hanno fatto capire che certi nostri giocatori a quel livello ci potevano stare eccome. Il problema è innanzitutto economico, il solco di una disparità clamorosa che il Fair Play Finanziario, beh, non è mica riuscito poi tanto ad arginare. Fatto sta la benedetta Champions, che ha rimpolpato le casse dei nostri club, è in certo senso una Champions maledetta.
Inutile cercare di ricapitolare i motivi che spingono le nostre squadre a prendere in considerazione le offerte che arrivano. Ci saranno sempre conti da mettere a posto, almeno fino a quando non si riuscirà a ottenere i permessi per costruire stadi nuovi, aumentando i ricavi e rendendo maggiormente appetibile il nostro prodotto. Nel frattempo, però, sarebbe interessante provare almeno a difendere i pilastri su cui si regge il nostro calcio. Quindi, magari, provare a salvare se non altro le bandiere. Ma questo è un altro discorso che non fa altro che allargare la forbice tra la passione dei tifosi e le esigenze, chiamiamole così, di proprietà interessate maggiormente al lato economico della questione.
Motivo per cui le strade sono due: o i club italiani decideranno di provare a incrementare i ricavi rimanendo competitivi, oppure toccherà mettersi l'anima in pace. Perché da Onana a Maignan, da Tonali a Barella, da Dimarco a Theo, fino a Kim e Osimhen, a noi resteranno al massimo una figurina e qualche buon ricordo...