Nel 2025 il neocampione spagnolo porterà il suo numero uno "armi e bagagli" all'Aprilia
di Stefano Gatti© Getty Images
Storico e più ancora da primato, al titolo piloti che Jorge Martin ha messo sotto chiave al sipario stagionale di Barcellona con una gara tutta sostanza non manca nemmeno - in ottica Ducati-Casa - iI suo "bel" rovescio della medaglia (anzi della coppa) con tutto lo champagne dentro! Pur alla guida di una Desmosedici uguale identica a quelle del team ufficiale Lenovo, il ventiseienne neocampione madrileno ha di fatto messo dietro le Ducati ufficiali dal sellino dell'esemplare verniciato nei colori del team Prima Pramac. Come dire il cliente che fa la voce... più grossa di quella del padrone oppure il satellite che stravolge le leggi della fisica e costringe il suo pianeta a girargli intorno. Ducati insomma festeggia tutto il festeggiabile, essendosi comunque assicurata con largo anticipo l'ennesimo titolo Costruttori e quello Team, con il fondamentale contributo di Enea Bastianini alla causa vincente della squadra ufficiale. Nel corso del weekend catalano, l'intero management ducatista ha giustamente... messo le mani avanti, sottolineando il valore "globale" del dominio made in Borgo Panigale. Resta solo, per gli uomini in rosso, quel piccolo ma innegabile cruccio di aver avuto la peggio nella corsa al titolo più prestigioso, pur potendo contare su un vantaggio intrinseco alla propria condizione e la formazione piloti in partenza più forte e completa.
© Getty Images
Per contro, Ducati intesa come Casa può andare fiera di aver dimostrare a trecentosessanta gradi la modalità vincente della propria filosofia e del proprio impegno nella MotoGP, al di là del numero di moto in pista, come minimo doppia rispetto a quello delle dirette rivali. Con tutto quello che ciò che questo comporta a livello di esperienza, dati da scambiare e quindi possibilità di sviluppo, in una certa misura rimediando alla scarsità di e occasioni concesse dal regolamento di provare all'interno della stagione di gare (all'indomani di alcuni GP).
© Getty Images
Tra i lati... meno brillanti dell'esito finale della corsa al titolo (stiamo dando per scontati - li trovate in altra sede - i grandi meriti di Martin), occorre sottolineare come Ducati sia costretta ad abbandonare il numero uno. Non accade così di frequente infatti che il neocampione del mondo abbandoni non solo la propria squadra, come avverrà nel 2025 con il passaggio di Martin al team ufficiale Aprilia, ma anche la Casa stessa. Una scelta in qualche modo obbligata e amara, quella di Jorge, legata alla decisione di Ducati di affiancare per la prossima volta Marc Marquez a Francesco Bagnaia: accattivante e suscettibile di dare luogo ad un grande duello tra numeri uno. Se non fosse che quello vero - deluso dalla bocciatura estiva da parte di Borgo Panigale, legata anche a innegabili ragioni di marketing - vestirà altri colori.
Meno glamour ma sicuramente altrettanto ricca di sostanza (e attuale), la sfida interna tra Bagnaia e Martin avrebbe quasi certamente "apparecchiato" l'ennesima riedizione del duello tra Pecco e Jorge, stavolta però in condizioni di parità assoluta. Imperdibile, ma non sarà così. Tanto l'italiano quanto lo spagnolo avranno davanti nel 2025 missioni ugualmente impegnative. Bagnaia si troverà davanti (e nel garage al suo fianco) la fetta recente della storia del Motomondiale. Martin anche, se non di più: accade raramente che un campione del mondo vinca e cambi moto per la stagione seguente. Ancora più raro che riesca a riconfermarsi subito.
© Getty Images
Il precedente più "recente" (l'unico nell'era della MotoGP) è quello di Valentino Rossi, campione del mondo per la terza volta con la Honda nel 2023 e poi l'anno dopo con la Yamaha (primo di quattro titoli in sei stagioni). Prima del "Dottore" l'impresa era riuscita alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, con l'uno-due iridato di Eddie Lawson nel 1988 con Yamaha e nel 1989 con Honda. Il campione californiano aveva poi fatto dietrofront nel 1990, tornando... all'ovile Yamaha (team ufficiale passato nel frattempo dalla gestione Agostini e quella Roberts), senza però riuscire a riconfermarsi, come era capitato in precedenza a due piloti italiani: Marco Lucchinelli (passato nel 1982 alla Honda dopo il titolo vinto con Suzuki) e - per chiudere in bellezza - Giacomo Agostini, passato alla Suzuki nel 1976 l'anno dopo il suo ultimo titolo iridato nella 500, nonché l'unico con Yamaha dopo il settebello consecutivo con MV Agusta.
© Getty Images