La prima data del tour autunnale overseas ha puntualmente confermato lo scomodo trend di un'intera stagione
di Stefano Gatti© Getty Images
"Per fortuna" (di Martin e Bagnaia), che a Mandalika Enea Bastianini e Marc Marquez si sono loro malgrado chiamati fuori dalla corsa al corsa titolo, raggranellando meno di una decina di punti a testa nell'intero weekend. Perché in Indonesia il campione in carica e il suo primo sfidante (nella classifica attuale le posizioni sono invertite) hanno sì brillato (a corrente alternata) ma nel repertorio di entrambi continua a mancare il colpo del ko. Prova ne è appunto che - in un Mondiale nel quale entrambi siano i protagonisti assoluti - di fatto fino al weekend che ha aperto il lungo tour di flyaway races tanto il Cannibale Marquez quanto il ducatista ufficiale in uscita siano stati altrettanti candidi esterni nella corsa al bersaglio grosso. Un titolo... a perdere, insomma? Oltre che una provocazione fatta e finita, è anche un sospetto che si insinua "fastidiosamente" nella storia di un Mondiale appassionante, ma in qualche modo diluito nella sua intensità da qualche passaggio a vuoto o da qualche giornata di scarsa vena alternativamente di Martin e Bagnaia.
© Getty Images
Non serve ripercorrere pedissequamente il calendario, per come si è fin qui sviluppato: il GP dell'Indonesia da questo punto di vista è stato una sorta di manifesta piuttosto efficace e rappresentativo. Martin domina le qualifiche ma spreca tutto due chilometri dopo il semaforo-Sprint, salvo poi riprendersi tutto nel Gran Premio. Bagnaia sfrutta l'errore del rivale nella gara breve, poi traccheggia alla domenica, salvandosi in corner grazie ai guai altrui. Risultato: da Misano-due a Mandalika cambia poco nel ranking a livello di rapporti di forze tra i due: lo spagnolo era atterrato a Giakarta con ventiquattro punti di vantaggio sull'italiano e imbarca sul volo per il Giappone (next stop, da venerdì 4 a domenica 6 ottobre) un bagaglio da ventuno punti. Come dire, nulla di fatto al capolinea di un weekend che per Jorge avrebbe potuto essere molto ma molto più favorevole, anche se in nessun caso decisivo (con altri cinque GP all'orizzonte).
© Getty Images
Martin fondamentalmente sprecone, Bagnaia altrettanto fondamentalmente opportunista. Jorge lepre, Bagnaia cacciatore. Una sfida di personalità che vede il "cliente" velocissimo e determinatissimo ma anche caratterialmente fragile tendente all'introverso e "l'ufficiale" più solido e completo. L'urgenza di vincere il primo titolo nella premier class (con Aprilia non sarà semplice ricandidarsi, causa strapotere - anche numerico - ducatista), contrapposta alla serenità di chi l'impresa l'ha già portata termine di due volete ha a disposizione l'opportunità di completare un clamoroso tris e fare ulteriormente la storia.
© Getty Images
Come detto, è successo in continuazione quest'anno che uno o l'altro dei due contendenti gettasse letteralmente alle ortiche l'occasione di infliggere al rivale il colpo del ko (anche a livello mentale). Di fatto alternandosi al centro della scena tra il sabato e la domenica, a volte sfidandosi per... interposta persona (leggi: pilota). Bastianini a mettere i bastoni tra le ruote a Martin, Morbidelli a farlo lungamente con Bagnaia in Indonesia, solo per limitarci ai casi più recenti.
© Getty Images
L'altra faccia della medaglia mostra per così dire una volata finale incertissima e a suo modo appassionante. Ci permettiamo solo di aggiungere "a suo modo", perché la sensazione di una corsa a chi lo perde piuttosto che a chi la spunta a noi rimane dentro. A chi toccherà fare harakiri a Motegi?