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Bagnaia, la forza tranquilla: coraggio e lucidità per entrare nella storia

Il venticinquenne torinese ha conquistato il titolo alla sua quarta "campagna" iridata nella premier class

di Stefano Gatti
30 Dic 2022 - 11:21
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© Getty Images  | Il mondiale non inizia bene per Pecco, con il nono posto in griglia in Qatar e, soprattutto, il ritiro forzato a causa della caduta a 11 dalla fine.
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© Getty Images | Il mondiale non inizia bene per Pecco, con il nono posto in griglia in Qatar e, soprattutto, il ritiro forzato a causa della caduta a 11 dalla fine.

© Getty Images | Il mondiale non inizia bene per Pecco, con il nono posto in griglia in Qatar e, soprattutto, il ritiro forzato a causa della caduta a 11 dalla fine.

L'impresa, rossa e ducatista, era stata pianificata nei dettagli, accarezzata a fine primavera dopo un avvio sottotono, per poi decollare in via definitiva ai primi caldi di un'estate rovente e deliziosa. Un poker di vittorie consecutive per Francesco Bagnaia, necessarie e sufficienti per blindare lo storico titolo e approdare allo showdown valenciano senza troppi patemi: meritato red carpet (nel vero senso del termine) al posto di un'insidiosa corrida. Per guardare negli occhi il coetaneo Max Verstappen (con due ruote in meno e se possibile un pizzico di follia in più), al termine di un 2022 da casco d'oro per entrambi.

© Getty Images

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Cinquant'anni dopo Giacomo Agostini ed MV Agusta, Bagnaia e Ducati riportano un binomio tricolore sul podio più alto: Ago e Pecco, per dirla confidenzialmente. Così uguali e così diversi. Forse è così che devono essere i campioni. La stessa pasta ma cucinata secondo ricette diverse. La prova del nove (anzi... quella dei nove titoli!) ce la fornisce Valentino Rossi, che ha dovuto attendere undici stagioni prima di essere seguito fino al traguardo da Bagnaia lungo il sentiero iridato.

Spianata da un'estate da clean sweep (senza incertezze), la discesa finale della stagione ha messo in scena un countdown iridato tutt'altro che di rimessa, visto che il ducatista (ko solo in casa del nemico a Motegi) è puntualmente salito sul podio anche lungo la retta del traguardo, per poi tirare il fiato a Valencia: alzando il ritmo nel finale di gara, a quel punto solo da assaporare invece che teso ad azzerare il più in fretta possibile il conto dei passaggi sulla linea d'arrivo, prima di quello della definitiva consacrazione.

© Getty Images

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Sette vittorie su venti Gran Premi: Barcellona e il Mugello per mettere fine (non senza un paio di intoppi uletriori) ad un avvio balbettante. Poi la raffica di successi estivi: da Assen a Misano Adriatico, via Silverstone e Spielberg: vale a dire passando indenni attraverso le insidie degli... ozi  estivi. Prima della ciliegina autunnale di Sepang (una sorta di gol della sicurezza), per arrivare come detto al gran finale di Valencia senza affanni

Bagnaia profeta... a Chivasso

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© ipp
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L'epilogo sostanzialmente sereno dell'ultimo round tende però a sminuire la portata dell'impresa. Non è così, non può esserlo, visto che al titolo Bagnaia e la Ducati sono arrivati in capo ad un percorso lungo e complesso, iniziato quattro anni fa, quando la Casa di Borgo Panigale scelse il fresco campione del mondo 2018 della Moto2 per avviarlo al successo tra i grandi, preparandolo in sella alle Desmosedici satellite Pramac, prima della promozione nel team factory.

© Getty Images

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Sbrigata la pratica-Miller (compagno di squadra di valore ma tutt'altro che scomodo), Pecco ha affilato le armi puntando su una sapiente miscela di talento ed intelligenza, coraggio e capacità d'analisi. Con ogni probabilità più lucido e riflessivo del rivale Fabio Quartararo (per suo conto più istintivo e sanguigno), Bagnaia ha tenuto salda la barra davanti alle prime difficoltà stagionali ed ha reperito nel proprio animo e nella dedizione della sua squadra le risposte ai passaggi a vuoto di Le Mans, Barcellona e Sachsenring, sui quali erano incespicate le prime due vittorie di quest'anno. La quadra della sua candidatura iridata Pecco l'ha probabilmente trovata nel mese di giugno, facendo tesoro dei passi falsi, mettendo il punto e voltando pagina dopo ogni "caduta": metaforica e non. La pasta dei campioni, appunto.

© Getty Images

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Bagnaia che ha imitato Agostini e Rossi ma ha ancora tanta pista davanti per raggiungerli davvero, Bagnaia vincitore del confronto rossoblu con Fabio Quartararo. Bagnaia infine (anzi, da qui in avanti) atteso da una coabitazione che è scontato immaginare ricca di sfaccettature e tutta in divenire con il suo nuovo compagno di squadra Enea Bastianini. Quadro evolutivo largamente incerto (e appassionante!) ma traiettorie per certi simili, le loro.

Pecco e la Bestia. Entrambi venticinquenni (14 febbraio 1997 Francesco, 30 dicembre Enea), entrambi campioni del mondo nella Moto2 prima di un biennio sulle Ducati satellite (Esponsorama e Gresini per Bastianini, dopo il titolo cadetto del 2020). Traiettorie simili, al limite del... sovrapponibile, facilmente destinate (Desmosedici oblige) ad incrociarsi nel 2023, speriamo solo non troppo e non a favore... di Diablo. Sarebbe imperdonabile!

Bagnaia e Ducati campioni, che festa a Valencia

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