Riparte dalla pista di casa della Honda la volta titolo tra il campione in carica e lo sfidante spagnolo che guida la claassifica generale
di Stefano Gatti© Getty Images
Parafrasando il cinema, verrebbe da dire: 21 punti, il peso della sfida. Dall'Indonesia al Giappone, il tour autunnale "overseas" della MotoGP (e delle due "sorelle minori Moto2 e Moto3) mette la seconda. Mandalika ha apparecchiato a Motegi un menu abbastanza non particolarmente diverso da quello proposto una settimana fa: i punti di vantaggio di ritardo in classica di Francesco Bagnaia dal leader Jorge Martin sono "scesi" da ventiquattro a ventuno. I due protagonisti della corsa al titolo hanno in buona sostanza impattato: l'italiano ha vinto la Sprint, limitando i danni nel GP, lo spagnolo ha vinto alla domenica mettendo una pezza allo scivolone della vigilia. E anche se ogni singolo punto conta (366 a 345 attualmente) e può fare la differenza in occasione del "sipario" valenciano di metà novembre, occorre sottolineare come al due volte campione in carica servirà lasciare Motegi (direzione Phillip Island) con un margine ben più ridotto o magari (sportivamente non lo auguriamo di certo al bravo Martin) da nuovo leader. I precedenti giapponesi intanto sono favorevoli allo spagnolo che - fino a l termine della stagione in corso - difende i colori del cliente (scomodo) Ducati Prima Pramac in una volata finale che ha ormai due soli candidati (Mandalika ha spinto Marquez e Bastianini alla periferia della sfida) ma che potrebbe assegnare un ruolo-chiave ad un manipolo di arbitri "imparziali".
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Il ventiseienne pilota madrileno ha fatto doppietta a Motegi lo scorso anno, imponendosi sia nel formato Sprint del sabato, sia in quello long distance del GP domenicale, quest'ultimo interrotto con la bandiera rossa a causa del maltempo e poi definitivamente cancellato dopo un restart mai andato oltre la manciata di chilometri del giro di riscaldamento. Nessun podio alto per Bagnaia sulla pista di proprietà della Honda per quanto riguarda la premier class. Due anni fa tra l'altro vinse il suo compagno di squadra Jack Miller, attualmente "disperso". Pecco non ha però particolari conti in sospeso con Motegi, dove ha trionfato in Moto2 nel 2018 (sulla strada verso il titolo iridati nella classe intermedia) e dove in ogni caso un anno fa ha chiuso al terzo posto (dietro a Martin e a Brad Binder) la gara breve, salendo poi di un gradino (del podio) nel Gp, alle spalle del solito Martin (che a Motegi non ha mai vinto nelle ladders classes) e a Marc Marquez.
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A proposito, un anno fa a Motegi il Cannibale spagnolo mise a segno - proprio in casa Honda - il suo unico podio stagionale e per diretta conseguenza l'ultimo della sua decennale militanza nel team ufficiale della Casa giapponese, di grande successo fino tutto il 2019. I verdetti del GP dell'Indonesia hanno drasticamente "mutilato" le chances di Marc e quelle di Enea Bastianini di inserirsi a pieno titolo nella corsa... allo stesso, forse declassando entrambi al ruolo di arbitri della sfida tra Martin e Marquez. Ruolo che, pur senza grande entusiasmo e interesse, potrebbero loro malgrado rivestire i vari Bezzecchi, Acosta, Binder, Vinales e Morbidelli. Ma questa è tutta un'altra storia e non l'unica, visto che quella delle volate-titolo (nel motorsport a due e quattro ruote) è ricca di finali controversi, imprevedibili e avvelenati.
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