Marcelo Brozovic arriva all'Inter a gennaio del 2015, per otto milioni di euro, dalla Dinamo Zagabria: indossa subito la maglia 77 perché "l'undici era occupato e il 77 gli assomiglia molto", numero che gli resterà addosso in tutta l'esperienza nerazzurra fatta di otto stagioni e mezzo, cinque trofei e 330 partite, 31 gol e 43 assist con zero espulsioni dirette (tre per doppio giallo) e 25.131 minuti giocati. Il croato non entra subito nel cuore dei tifosi, anche per via di un rendimento sul campo poco continuo: un matrimonio che rischia di rompersi nel febbraio 2018 quando, uscendo dal campo, contesta apertamente San Siro che lo fischiava. Ma l’intuizione di Luciano Spalletti, che lo trasforma nel perno attorno al quale far girare la squadra, cambia tutto: diventa intoccabile, punto di riferimento davanti la difesa e motorino inesauribile. Un ruolo che mantiene anche con Antonio Conte e Simone Inzaghi, fino a giocare la finale di Champions League da capitano, che resterà anche l'ultima partita con l'Inter. In mezzo le poche parole pubbliche e i tanti chilometri macinati, le braccia larghe a lamentarsi per un passaggio sbagliato e le successive rincorse per rimediare all'errore (che fosse suo o di un compagno), l'invenzione della mossa del coccodrillo per proteggere il portiere di fronte alle punizioni avversarie, la grande amicizia con Perisic e Barella e il soprannome di Epic.