Mariolino Corso non c'è più. Ha lasciato l’ospedale in cui era ricoverato da giorni e ha raggiunto altri protagonisti di quella Grande Inter che ha caratterizzato gli anni Sessanta con i suoi successi in Italia e nel mondo: Sarti, Picchi, Facchetti, Peirò, Tagnin, Milani, Landini. Tutti campioni, ma Corso era il più talentuoso: lo chiamavano il “mancino di Dio”, era la stella più luminosa del firmamento nerazzurro. Un’ala d’attacco che preferiva l’assist alla conclusione personale e che con quel piede mancino disegnava traiettorie magiche, le “foglie morte”.