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CUORE D'ORO

Italia, Acerbi in visita al Bambino Gesù: "Non me ne vado finché non ho finito il giro"

Il bellissimo gesto del difensore della Lazio che in passato ha sconfitto un tumore

12 Ott 2019 - 12:48
 © twitter

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Grande gesto di Francesco Acerbi che ieri con i compagni di Nazionale ha fatto visita ai piccoli pazienti malati di tumore dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il difensore della Lazio, che qualche anno fa ha vinto la personale battaglia contro un cancro al testicolo sinistro, è stato il giocatore che più di ogni altro ha voluto regalare un sorriso a tutti i bambini presenti nei reparti e ha lasciato la struttura per ultimo. "Francesco dobbiamo andare, è tardi, sono già tutti sulle navette" gli è stato detto. "Non mi importa, possono anche andare, io prendo un taxi, ma finché non finisco il giro non me ne vado" la risposta del calciatore. Un aneddoto raccontato da Alessandro Iapino, responsabile dell'Ufficio Stampa e del Coordinamento Editoriale dell'ospedale Bambino Gesù

La squadra all'arrivo all'ospedale al Gianicolo è stata suddivisa in gruppi, per incontrare il maggior numero possibile di bambini e ragazzi ricoverati nei diversi reparti, e per Acerbi è stato senza dubbio un momento molto emozionante, perché lui è il solo tra gli Azzurri a sapere davvero cosa si prova ad ammalarsi di tumore. Il 14 luglio 2013, appena arrivato al Sassuolo, la notizia più brutta della sua vita: tumore al testicolo sinistro. Per il difensore comincia la battaglia più dura, fatta di chemioterapia, pazienza e tanta fiducia. Il tumore viene rimosso, a settembre torna in campo a Verona contro l'Hellas e tutto sembra finire al meglio. Ma il destino ha altre idee e a dicembre arriva la seconda mazzata: in un controllo antidoping dopo la partita con il Cagliari, Acerbi risulta positivo alla gonadotropina corionica. Non si tratta di doping, ma qualcosa di molto peggio: il tumore è tornato. La battaglia si gioca così su due campi: da una parte le cure per debellare il male proseguono, dall'altra l'ex rossonero lotta di ricorso in ricorso contro la sospensione cautelare per doping. E alla fine vince ancora. La battaglia per la vita, il trionfo più bello.

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