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Gregoire Mbida, l’uomo che ha spaventato l’Italia

Intervista al centrocampista del Camerun che ha segnato il gol del pareggio contro gli azzurri ai Mondiali del 1982. Una partita finita al centro di un’inchiesta per una presunta combine e che ancora oggi fa discutere

19 Set 2020 - 08:52

Gregoire Mbida, 68 anni, vive a Dax, ventimila anime ai piedi dei Pirenei. Città francese famosa più per le tradizioni rugbistiche che per il calcio. Per gli sportivi italiani è anche la tappa risolutiva del calvario di un Marco Pantani ombra di se stesso, che proprio a Dax, il 9 luglio del 2000, smarrì definitivamente il brevetto dello scalatore irresistibile giungendo 39esimo a un traguardo che abbracciava per primo il “grillo” Bettini. Qui Mbida insegna pallone ai ragazzini della squadra locale. Per il disturbo percepisce uno stipendio che gli consente di vivere quasi decorosamente e di ripensare spesso a cosa accadde quel pomeriggio a Vigo.

Gregoire vive in un piccolo bilocale arredato modestamente, con quel senso di disordine che però non irrita e che accomuna gli scapoli di mezzo mondo. I quasi quarant’anni di distanza da quel mondiale si sono fatti sentire pesantemente sui suoi tratti. Il viso è molto più rubicondo, le rughe hanno scavato solchi sulla fronte, il cranio, che rievoca i paesaggi lunari, è ben occultato da un cappellino da baseball. Per il resto è il Gregoire di quel pomeriggio di luglio. Lui in campo, noi incollati al televisore. Posiziono il registratore sul tavolo in formica della cucina, mentre lui armeggia con i fornelli intento a preparare un caffé imbevibile. Sorride quando gli viene chiesto di descrivere quel gol che fece tremare lo stivale. “I fotogrammi sono tutt’altro che sbiaditi – racconta – Abega serve Milla in profondità. Bel controllo e cross per la testa del nostro difensore Aoudou che manca clamorosamente la palla. Vedo Zoff che non si muove, arrivo da dietro e lo anticipo”. L’apoteosi sopraggiunse appena un minuto dopo il vantaggio di Graziani, agevolata da un’incertezza di N’Kono.

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