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30 SENZA LODE

Ciocci il piccolo Buitre, meteora nerazzurra

di Matteo Dotto
14 Ago 2021 - 22:31

Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse

San Siro esaurito, in campo quattro campioni del mondo (Maradona, Tardelli, Altobelli e Bergomi) e tanti campioni tout court (Zenga e Giordano, tanto per fare due esempi), due maghi in panchina come Trapattoni e Ottavio Bianchi, fischietto di prestigio come Rosario Lo Bello. Esordire a 19 anni in una sfida scudetto come quell’Inter-Napoli del 22 marzo 1987 può essere un segno del destino. Più ancora se al momento del tuo ingresso (al 73esimo per Garlini) il risultato è di 0-0 e al minuto 85 un tiro da fuori di Bergomi s’infila nel sette per l’1-0 nerazzurro riaprendo una corsa al titolo che il 10 maggio il Napoli farà comunque suo per la prima volta nella storia. Il romanzo tra Massimo Ciocci e il grande calcio comincia così e sembra destinato a pagine ricche di gol e di trofei.

Ciocci, marchigiano di Corridonia (in provincia di Macerata) arriva a 13 anni nella Milano nerazzurra. Tanta gavetta e tanti gol nelle giovanili con il fiore all’occhiello del Torneo di Viareggio ’86, vinto da attore non protagonista perché “sotto età” (lui del ’68 in una squadra piena di ’66 e ’67). Si era a febbraio 1986, tre mesi dopo ecco i primi assaggi nell’Inter dei “grandi” (con una precedente prima panchina in A nel settembre ’85 a Udine, ancora sotto la gestione Castagner). Trapattoni – con la squadra decimata per i convocati al Mondiale messicano - lo porta in panchina e gli regala scampoli nelle due sfide dei quarti di finale di Coppa Italia contro la Roma: all’Olimpico (successo giallorosso per 2-0) entra a 5 minuti dalla fine al posto di Massimo Pellegrini, a San Siro sostituisce Fanna al 75esimo (inutile vittoria nerazzurra 2-1, Roma in semifinale). Tra fine maggio e inizio giugno l’attività delle squadre di club prosegue con il Torneo Estivo organizzato dalla Lega. Non esattamente un successo di pubblico, ma l’occasione per dare spazio ai giovani. Ciocci gioca il secondo tempo della sfida di Napoli (1-1), da titolare a Bari (1-1) e segna a San Siro davanti a soli 869 spettatori paganti il suo primo gol: contro l’Avellino l’Inter perde 2-1 in casa, in mezzo alla doppietta di Alessandro Bertoni ecco la firma (ufficiosa) di Ciocci che con un preciso diagonale batte Di Leo.

Trap prende nota e nella stagione successiva 1986-87 arrivano le prime partite da protagonista in Serie A. Detto dell’esordio, San Siro ospita, un mesetto dopo il debutto, il suo primo gol. Entrato al posto di Tardelli sul finire del primo tempo, Ciocci la sblocca al minuto 72: riceve palla a centroarea da Passarella, stop di petto a superare Contratto e sinistro che fulmina Landucci per l’1-0 Inter sulla Fiorentina. Il secondo centro ufficiale in nerazzurro Ciocci lo segna nei quarti di finale di Coppa contro la Cremonese, sempre a San Siro: tocco vincente a correggere un tiro di Mandorlini, è la rete dell’1-1 che porta ai rigori, alla clamorosa eliminazione dell’Inter dal dischetto. La coda della stagione sfocia nel Mundialito: vernissage estivo in un San Siro esaurito tutte le sere, con in campo Milan (dove mostra magie da applausi l'argentino Claudio Daniel Borghi, il "cocco" del presidente Berlusconi), Inter, Barcellona, Porto e Paris Saint Germain. Ciocci gioca titolare nel derby pareggiato 0-0.

Trapattoni lo porta poi in ritiro per la stagione 1987-88 come quarta punta dopo Altobelli, Serena e Fanna. Lui e Paolo Mandelli (classe ’67) sono i giovani e promettenti leoni dell’attacco nerazzurro. Con Mandelli convocato per i Mondiali under 20 del Cile e Fanna tornante, è lui di fatto la prima riserva della coppia Altobelli-Serena. Tecnica e velocità per un soprannome impegnativo, “Piccolo Buitre”, figlio dell’accostamento a Emilio Butragueno, centravanti del Real Madrid dalle caratteristiche (soprattutto fisiche) simili. La stagione martoriata da piccoli infortuni del bomber di Montebelluna dà ampio spazio a Ciocci: a segno una volta in Coppa Italia e 4 in campionato. Due reti, andata e ritorno, alla Fiorentina, la sua vittima preferita. E una doppietta alla Roma in quella che rimane la domenica di maggior gloria della carriera di Massimo Ciocci. Siamo a fine marzo ’88, il campionato nerazzurro ormai è andato e il presidente Ernesto Pellegrini è alla caccia di una punta di peso internazionale per l’Inter del futuro. Si parla di Madjer, ma Ciocci per un giorno si prende la prima pagina. La partita perfetta che sogni da ragazzino, dove ti riesce tutto: al 12esimo ubriaca di finte Tempestilli costringendolo al rigore che Altobelli trasforma. Dopo lo spettacolare raddoppio di Bergomi, ecco il tris interista a firma Ciocci: punizione di Fanna dalla trequarti, Ciocci controlla al limite dell’area, s’incunea superando in dribbling Collovati e Signorini e batte Tancredi con un missile di destro all’incrocio dei pali. La reazione porta la Roma ad accorciare sul 3-2 ma al minuto 68 Ciocci dall’altezza del dischetto del rigore fissa il punteggio sul 4-2 con un tocco d’esterno nell’angolino basso. Nella magica annata 1987-88 c’è spazio anche per l’azzurro: dopo tante partite nelle rappresentative juniores arrivano due gettoni nell’Under 21 di Cesare Maldini al fianco di compagni dal brillante futuro in Nazionale come Paolo Maldini e Nicola Berti. Segna anche alla Francia nel ritorno dei quarti di finale, sembra il gol della qualificazione dopo quello di Rizzitelli e il 2-1 dell’andata ma una doppietta di Paille nei minuti finali è fatale agli azzurrini.

 
Nell’estate ’88 ovviamente Ciocci parte per il ritiro di Varese. Ma in realtà la sua partecipazione allo “scudetto dei record” sarà nulla: zero presenze in campo e zero in panchina, perché dopo qualche apparizione in Coppa Italia (con un gol alla Reggina) a ottobre viene mandato “a farsi le ossa” in prestito. Se lo litigano Cesena (di A) e Padova (di B), alla fine la spuntano i veneti. La partenza è promettente, con tre reti nelle prime sei partite e una coppia-gol con Simonini che fa sognare. Poi però la squadra di Buffoni rallenta e Ciocci frena chiudendo il torneo a quota 5.
Il campionato successivo 1989-90 lo vede approdare… vicino casa: Ancona la destinazione, con l’Inter che lo cede in comproprietà. E’ l’annata bum per Massimo: 18 reti, secondo posto nella classifica cannonieri cadetta alle spalle di Silenzi. L’Ancona sfiora una storica promozione, chiude al quinto posto a soli tre punti di distacco dal Parma di Nevio Scala, ultima delle promosse in A. L’exploit porta comunque al ritorno di Ciocci nella massima serie. Per tre miliardi di lire il Cesena acquista la sua metà dall’Ancona (l’Inter conserva l’altro 50 per cento). Allenatore dei romagnoli è un giovane Marcello Lippi, reduce da una brillante salvezza nella sua prima stagione in Serie A. Ma il sodalizio dura poco, giusto il girone d’andata. Lippi punta su uno spregiudicato tridente offensivo con Ciocci e Amarildo supportati dall’altro brasiliano Silas. La partenza è buona, con il Cesena che dopo 7 giornate si ritrova ad avere gli stessi punti del Napoli campione d’Italia e Ciocci a segno 7 volte nelle prime 13. Poi il crollo: due pareggi e otto sconfitte, fatale per Lippi quella di Firenze. I cambi di panchina non sortiscono effetti, il Cesena retrocede ma Ciocci con 13 reti si rilancia alla grande. Tanto da tornare alla casa madre nerazzurra.
Ad Appiano Gentile nel frattempo è scoppiata… la rivoluzione con Corrado Orrico e la sua gabbia.

Il parco attaccanti dell’Inter 1991-92 è piuttosto risicato: oltre a Ciocci, il campione del mondo Klinsmann, un Davide Fontolan reduce da un anno di inattività e il promettente Paolino. La prima di campionato a San Siro vede il Foggia di Zeman dominare l’Inter, con Ciocci che pareggia il gol rossonero di Baiano. La sconfitta di Bergamo contro l’Atalanta nell’ultima di andata costa il posto a Orrico, sostituito da Luisito Suarez. L’Inter chiude con un deludente ottavo posto. Ciocci-2 il ritorno va a bilancio con due miseri golletti: oltre a quello al Foggia in campionato, uno alla Juventus in Coppa Italia, che porta i nerazzurri ai supplementari dove però una doppietta di Roby Baggio costerà l’eliminazione.
La delusione per il fallimento segnerà il resto della carriera di Ciocci. Dopo una tournèe in Canada si chiude la sua storia nerazzurra.

Nell’estate ’92 sfuma il ritorno ad Ancona, con la squadra nel frattempo salita in Serie A. La nuova destinazione è Ferrara, in B, dove però Massimo non bissa la grande stagione cadetta con l’Ancona. Solo 5 le reti segnate con la maglia di una Spal che, partita con grandi ambizioni, precipita in C1. Unico squillo di prestigio, un gol rifilato alla Juventus in amichevole al “Mazza”.
Retrocesso sul campo, Ciocci riesce comunque a tornare in A sul mercato: passa al Genoa, dove si disputa con Nappi un posto al fianco di Skhuravy. Due stagioni in rossoblù non propriamente da ricordare: nel 1993-94 solo tre gol, nel 1994-95 retrocessione, zero reti e solo 175 minuti in campo. Con infortuni in serie al ginocchio (tra cui due operazioni al crociato) che spiegano la povertà dei numeri.

Da Genova un altro ritorno, questa volta a Padova, per quello che sarà nel 1995-96 il suo ultimo campionato in Serie A. Culminato con due gol (a Sampdoria e Bari) e con un’altra discesa tra i cadetti. A Padova in B rimane anche i primi mesi della stagione successiva prima di salutare definitivamente il calcio che conta passando nell’ottobre ’96 alla Pistoiese in C1. Un anno e mezzo in arancione, due golletti che poco o nulla aggiungono alla sua carriera. Una carriera che si chiude addirittura in quinta serie in zona Lago Maggiore: due stagioni con il Verbania (23 reti totali) e una, l’ultima, nel 2000-01 sempre in D nel Borgosesia.

A 33 anni Massimo dice stop, apre una tabaccheria in centro a Corridonia, diventa papà e inizia ad allenare nelle serie minori (dopo l’Arona, Chiesanuova di Treia, dalle sue parti, in provincia di Macerata). Nel 2007 però deve fermarsi per giocare (e vincere) la partita più importante della vita: quella contro un tumore all’intestino, debellato dopo un’operazione all’ospedale di Civitanova Marche e sette cicli di chemioterapia. Torna in campo, anzi, in panchina. E diventa un mister giramondo. L’Inter gli affida un ruolo nella sua Academy: tre anni in Giappone, poi dopo i blitz negli Emirati Arabi e in India sbarca alla corte dello Jiangsu Suning, la squadra della casa madre interista. In Cina allena le selezioni under 14 e under 16 ma nel 2019 decide di tornare in Italia, nella sua Corridonia. Dal marzo 2020 allena in Promozione la Civitanovese, squadra di Civitanova Marche con un passato prestigioso in C1 a inizio anni Ottanta. La chiusura dei campionati dilettanti causa Covid rimanderà le ambizioni panchinare di Ciocci alla prossima stagione. Il Piccolo Buitre è pronto a riprendere il volo…

Massimo Ciocci classe 1968
Serie A: 118 presenze, 24 gol
Serie B: 102 presenze, 28 gol

 

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