In questi tempi di pandemia è stupefacente notare l’avversione politica e tutta italiana per lo sport. Non solo viene negata l’evidenza storica che lo sport fa bene alla salute (fisica e mentale) ma le varie istituzioni lo escludono continuamente dalle priorità nazionali. Con buona pace dei 20 milioni di italiani che praticano attività sportive e con centinaia di migliaia di operatori del settore ormai abbandonati a loro stessi.
Sotto i governi Conte, il Ministero dello Sport non ha dato prove di lungimiranza. Il Ministro Spadafora, che a detta sua non si era mai occupato prima di sport, ha intrapreso lunghe battaglie polemiche e politiche con il Coni e la Federcalcio eccetera ma senza però interventi a favore dei lavoratori del settore e dei praticanti. Situazione peggiorata con il governo Draghi che ha abolito il Ministero dello sport e non ha ancora indicato un sottosegretario che si possa occupare di un settore che ha sul territorio ha 120.000 strutture, produce un fatturato da 60 miliardi (2% del PIL) oltre a determinare un risparmio sanitario di 9 miliardi l’anno.
Adesso ci si è messo pure il Parlamento. Con 217 voti contrari e 160 astenuti e 66 favorevoli la Camera ha respinto un emendamento di Fratelli d’Italia che chiedeva la riapertura di palestre, piscine e scuole di danza nelle zone definite ”gialle”. Nel suo intervento in Aula Giorgia Meloni ha chiesto: “non una chiusura per settori ma una chiusura che tenga conto semplicemente dei protocolli sui quali è la politica che deve assumersi le responsabilità.”
La leader di Fratelli d’Italia ha poi aggiunto: ”Le chiusure generalizzate sono risultate irragionevoli. Non tutte le palestre sono uguali, come i ristoranti e i negozi. Non si sarebbe dovuto lavorare per settori ma per garanzie di sicurezza”. Invece niente da fare. Tutto resta chiuso. Se si eccettuano le attività agonistiche. Per la normale pratica motoria amatoriale si vedrà dopo la fine del prossimo lockdown cioè dopo Pasqua ma il rischio è che gran parte delle attività sportive possano fare la fine dello sci. Di rinvio in rinvio il settore (a differenza dei nostri vicini Svizzera e Austria, ad esempio) piste e impianti sono rimasti chiusi. Se ne riparlerà il prossimo anno. Forse.