Prima edizione da tutto esaurito per la corsa notturna di Ognissanti/Halloween all’interno del grande polmone verde alle porte di Milano
di Stefano Gatti© The Trail Witch Project Press Office
Succede solo molto raramente di poter correre “by night” lungo i viali del Parco di Monza alla luce delle frontali. Non capita quasi mai ma… se capita, meglio non lasciarsi sfuggire l’occasione ed è proprio quello che abbiamo fatto giovedì 31 ottobre prendendo parte all’edizione di lancio di The Trail Witch Project, una “fucilata” da 6,66 chilometri (distanza molto in tema con la ricorrenza di Halloween), organizzata dal brand Runnoween con Affari&Sport (punto di riferimento dei runners di mezza Italia) e con il Gruppo Podistico Villasantese.
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The moon is full, the air is still,
All of a sudden I feel a chill
(“Pet Sematary” - The Ramones)
The Trail Witch Project: fin dalla sua denominazione, l’evento che ha campo base a Villasanta (comune che delimita ad est il Parco) “tradisce” la prima di una lunga serie di citazioni cinematografiche, letterarie e musicali. Quindi sotto a chi tocca: come non definire la lunga serata brianzola come una sorta di Running Horror Picture Show?
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Si parte con un pre-evento dedicato alle consuete procedure di ritiro pettorali e di un ricco pacco-gara (con tanto di indispensabile lampada frontale in omaggio), animato da un party “dolcetto o scherzetto” che permette ai giovanissimi di mettere le mani (e i denti) su giochi, giocattoli e dolciumi assortiti. Come si dice in questi casi: il dentista ringrazia e anche il dietologo infantile di una generazione sovrappeso nel giro di pochi anni di vita. Si replicherà poi a fine gara con il clou musicale con tanto di DJ set di primo livello!
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Per quanto mi riguarda, mettere di nuovo piede in Piazza Martiri della Libertà significa fare un passo (anzi, milioni di) a ritroso nel tempo. La Villasanta By Night del 2015 è stata (nove anni e mezzo fa appunto) una delle mie prime gare “ufficiali: la seconda per la precisione. In ogni caso questa non è la mia prima corsa a tema “horror”. Ricordo vagamente (non è vero, è tutto accuratamente registrato, siamo a quota 280 gare) una “Vampiro Night Run” a Brugherio dello stesso anno, spaventosa (o almeno trascurabile) solo a livello di classifica finale!
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Per la foto pre-gara mi avvalgo della collaborazione di Alessandro che parcheggia di fianco a me: scopro subito che lavora nella sede di Radio Italia a Cologno Monzese, dall’altra parte della strada rispetto al Centro di Produzione TV Mediaset dove lavoro io: il mondo è davvero piccolo!
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Che la serata sia molto particolare lo suggeriscono tanti piccoli indizi, ai quali si aggiunge una connotazione meteo dal mio punto di vista assolutamente benvenuta: l’aria è tiepida come a giugno o a settembre (solo un po' di umidità in aumento) e invita a lasciare in macchina o al deposito borse inutili scaldacollo, guanti o giacche antivento (che io non ho nemmeno portato). Faccio il doppio nodo alle mie fide Hyperion Max di Brooks che - correndo io più che altro in montagna - ho rarissime occasioni di utilizzare in gara e poi sono pronto alla "pugna".
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Siamo letteralmente in metà di mille (sold out a quota cinquecento raggiunta tre o quattro giorni prima del via), ma per la maggior parte di noi il contesto è quello goliardico. Per molti ma non per tutti: io e forse un centinaio di altri la prendiamo molto seriamente (come ogni volta che le spille del pettorale “pungono” l’orgoglio) e al segnale di partenza ci lanciamo a capofitto tra le vie del centro di Villasanta, per imboccare già parecchio “ingaggiati” lo stretto pertugio dell’ingresso pedonale del Parco nemmeno cinquecento metri dopo il via.
Nonostante non ami particolarmente correre al buio (al di là delle indubbie suggestioni di cui all’inizio), mi sento molto a mio agio: sarà perché il Parco di Monza è uno dei luoghi d’allenamento preferiti (oltre ad avervi corso una ventina di gare, pista dell’Autodromo Nazionale compresa), quindi vado abbastanza “a memoria”.
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Superiamo il Lambro sul Ponte dei Bertoli e poi Via Mulino del Cantone, fino alla svolta a destra del Viale di Vedano, dove doppiamo la prima delle quattro stazioni musicali che - lungo l’itinerario - sparano musica mefistofelica o giù di lì a tutto volume. Tra le hits più gettonate della serata l’ipnotico e ossessivo rintocco delle campane di “Hells Bells” degli AC/DC e “Pet Sematary” dei fratelli Ramones. Puntiamo il ristorante Saint Georges Premier e poi la vicina salitella che porta dritto (ma ad almeno un chilometro più a ovest) all’ingresso principale del Parco.
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Solo che là davanti probabilmente hanno le allucinazioni e vedono mostri: la testa della corsa infatti (alla quale sono ancora miracolosamente agganciato) fa una svolta secca a sinistra e noi… tutti dietro alle lucine. Il classico effetto-gregge: ho visto lei che segue lui, che segue lei, che segue me... parafrasando Annalisa. Inizia così un surreale, vizioso e anche un po' psichedelico girovagare alla luce delle frontali tra viali alberati su asfalto e ghiaia, con la consapevolezza crescente di essere del tutto fuori strada ma decisi a non mollare di un metro quelli davanti. Non si sa mai: e se poi avessero ragione loro? Sembrano belli convinti.
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Sul filo dei prati circostanti si sta depositando un sudario bianchiccio di nebbiolina che fa tanto atmosfera, dal quale potrebbero saltare fuori in qualsiasi momento Freddy Krueger, Scream, gli alieni oppure Church e Gage: rispettivamente il gatto dagli occhi di bragia e il terreo bimbo-zombie (un giovanissimo Miko Hughes) con il coltello in mano del già citato "Pet Sematary", in questo caso il film diretto nel 1989 da Mary Lambert, trasposizione cinematografica (titolo italiano: "Cimitero vivente") dell’omonimo romanzo scritto sei anni prima da Stephen King.
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Intanto il ritmo è decente, mi raggiungono Alessandro e un altro collega che mi dicono di avermi preso come riferimento (ma anche voi, dai…!) e seguito fin dal via. Ad un certo punto ci imbattiamo in una marea di “runners-mica-tanto-runners” che sopraggiungono in senso contrario. È ufficiale: siamo (tutti) fuori strada. Risaliamo la folla controcorrente come i salmoni. Tiriamo dritto e a un bel momento - un po’ per istinto e un po’ per “mestiere” - decidiamo che abbiamo sudato il giusto e possiamo avviarci verso l’uscita del Parco e il rientro al traguardo, che raggiungiamo manco a farlo apposta al capolinea esatto dei sei chilometri e 660 metri del programma originale (!), nonostante esserci fondamentalmente inventati buona parte dell’anello. Per dirla nel gergo dei runners: abbiamo ottenuto il badge "gps umano"!
© The Trail Witch Project Press Office
Sì va bene, ma la corsa poi, chi l’ha vinta? Poco importa, con tutte quelle creature mostruose in libertà tra le brume e dietro gli alberi la vera missione era portare a casa la pelle. Nessuno di noi risulta disperso nel Parco, vittima dell’attacco di felini demoniaci, ghermito da bambini-zombie, braccato da fantasmi dal mantello nero o sfregiato da incubi viventi con lame affilate al posto delle unghie, faccia ustionata e maglietta a righe verdi e rosse!
© Stefano Gatti