Il classico appuntamento della Bassa Valtellina occasione ideale per sottoporre a un test run agonistico le Caldera 7 by Brooks
di Stefano Gatti© Francesco Bergamaschi
Solo il fiume Adda può (anzi, deve) aggirare l’ostacolo invece di affrontarlo direttamente, come a noialtri al via del Colmen Trail di Morbegno tocca invece fare. Lui (anzi lei) è la Colmen di Dazio: la Montagna Magica che tra Morbegno, Talamona e Ardenno fin dalla notte dei tempi ha costretto l’Adda stesso a prendersi la briga di fare un paio di svolte, imponendogli una brusca interruzione dell’andamento rettilineo della Valtellina, scavata proprio dall’Adda e prima ancora dal suo ghiacciaio. Fin qui per la geologia e la storia che scorre come il fiume fino al presente e - molto appropriatamente - incontra noi trailrunners appena al di là della Colonia Fluviale di Morbegno (campo base dell’undicesima edizione del Colmen Trail). Per augurarci “in bocca al lupo” e - a distanza di qualche ora - darci il “bentornati” mentre scorre placidamente sotto lo storico Ponte di Ganda, ad ormai pochi chilometri dallo sbocco nel Lario, ormai risolto il problema Colmen che - mentre ci prepariamo “alla pugna” - noi dobbiamo ancora prendere di petto, di muscoli, polmoni ma anche testa: tattica e raziocinio.
© S.Gatti
Ad essere del tutto sinceri, per chi ha scelto la prova lunga da 33 chilometri valida per lo scudetto tricolore di Trail Corto la prova-Colmen arriverà dopo aver fatto le prove generali nella prima metà gara sul versante opposto (quello retico) e dopo il successivo passaggio intermedio a fondovalle. Per quanto mi riguarda, fatta nel 2023 faticosa esperienza della “lunga” (allora al debutto nel programma), causa impegni di lavoro nelle ore successive (ore piccole) mi dedico stavolta alla classica distanza da sedici chilometri che ha fatto la storia dell'ormai tradizionale evento di primavera organizzato da ASD Team Valtellina, che affronto (così a memoria) per la quarta volta. Evidentemente non ne ho ancora abbastanza.
Saluto quindi con un pizzico di… sana invidia sportiva amici e colleghi di ASD Sportiva Lanzada al via nella 33K. Termineremo le rispettive fatiche più o meno alla stessa ora. Quindi perché non ritentare la "lunga"? Beh perché mi aspetta appunto una lunga serata in redazione e ad una certa età bisogna gestirsi al meglio: il doppio dei chilometri nelle gambe non aiuterebbero… anche solo per stare seduti davanti al computer.
© Brooks Running
Abbiamo approfittato dell'undicesimo episodio del Colmen Trail per sottoporre a modo nostro le Brooks Caldera 7 ad un test run senza compromessi, scegliendo di "rischiarle" senza tante storie in gara, tirandole fuori direttamente dalla loro confezione un paio d'ore prima del via. Insieme alle ultime novità a livello di outfit, la più recente Caldera arricchisce la gamma trail di Brooks, brand sempre in prima linea nel costante miglioramento delle performance degli atleti su ogni tipo di terreno, indipendentemente dalle condizioni climatiche.
Nemmeno a noi in gara sulla “corta” (PS: i chilometri alla fine saranno diciassette e mezzo…) tocca sbattere subito il muso contro il Colmen. Smarcato il via ressa-style, superato il Ponte di Ganda e con il fiatone per uno scorcio iniziale a tutta in falsopiano su asfalto, prato e sterrato, eccoci alle rampe che portano alla prima asperità di giornata (con lo scollinamento di località Torchi Bianchi) e alla successiva, tecnica e ripida discesa che riporta a fondovalle. Sorseggiato l’aperitivo, alterniamo sentiero asfalto e mulattiera tra Paniga e Desco, località quest’ultima al cui limite orientale la traccia gara si impenna senza esitazioni. Rispetto all’incipit “fluviale” di queste righe, è il solo tratto lungo il quale anche noi possiamo permetterci di contornare la Colmen di Dazio (paesino che ci aspetta… alla base del versante opposto della montagna), invece che prenderla dritto per dritto o quasi.
© Angelo Testa
Tratti di sentiero a svolte nel bosco e altri più scorrevoli e corribili si alternano in un contesto ambientale che si apre panoramicamente sul medio corso della Valtellina e del grande fiume che scorre al centro di un fondovalle pianeggiante fatto di prati, coltivazioni, centro abitati e aree industriali, mentre l’aria è riempita dal rombo di decine (forse centinaia) di moto che - come sempre - sciamano per queste contrade nelle domeniche della bella stagione. A rendere più vario il menu (richiedendo un surplus di attenzione), qualche tratto di roccia che rende più tecnico il sentiero e un paio di punti attrezzati con catene di sicurezza precedono il panoramico ristoro di metà salita. Non rimane molto da bere o per rinfrescarsi ma non è certo colpa dell’organizzazione: sono io che dovevo arrivare prima.
La circostanza mi fa venire in mente che - viste le temperature praticamente estive di questa giornata - bere e rinfrescarsi è di vitale importanza. Penso che già con sollievo e fiducia all’abbondanza di torrentelli dell’altro versante e a vasche e fontanelle di acqua freschissima che so per esperienza abbondare tra le vie di Dazio. Prima però completiamo dentro una bella foresta l’aggiramento di questo versante e mettiamo finalmente piede sulla cresta est che, tra saliscendi, salti di roccia e brevi radure nelle quali prendere fiato, ci permette di raggiungere con un tratto finale di “comoda” mulattiera la casermetta che presidia la boscosa vetta della Colmen, a 916 metri di quota.
Un'occhiata verso il panorama alpino che ci circonda, un'altra alle Caldera 7 che fin qui si sono comportate egregiamente. D'altra parte i chilometri alle spalle (anche se impegnativi) sono solo una decina e quella che portao è una scarpa pensata per le lunghe distanze off-road. Dotata dell’ammortizzazione ultra-morbida DNA LOFT v3, ottenuta con il processo di nitro-infusione di Brooks, Caldera 7 è studiata per risultare ancora più leggera, ammortizzata, confortevole e resistente. Le pareti in mescola dell’intersuola strategicamente sollevate offrono maggiore sicurezza e flessibilità, dove è necessario, mentre la base ampliata e i profili robusti contribuiscono a favorire impatti con il terreno stabili e adattabili.
© Francesco Bergamaschi
Riprendo la corsa pensando che me la ricordavo più lunga e più faticosa, la cresta che mi sono ormai lasciato alle spalle. Di certo non sono particolarmente fresco e riposato, però affronto un po’ più sollevato del previsto il tratto in falsopiano tra betulle e piccole pozze che lascia presto spazio ad un terreno più inclinato lungo il quale si può spingere un po’ di più, fino ad affacciarsi su un tratto più ripido e tecnico, assolutamente da non sottovalutare, facendo buon uso delle catene. Superate le ultime difficoltà, si torna a correre con regolarità lungo un sentiero single-track che serpeggia tra la vegetazione d’alto fusto e ormai in vista - diverse decine di metri più sotto - dei tetti delle case di Dazio. Raggiungo e supero due ragazzoni in gara sulla lunga distanza: Mi dicono di essere a rischio per il passaggio all’ultimo cancello orario e mi chiedono quanto manchi a raggiungerlo: ce la fate, ce la fate, qui sotto diventa ancora più corribile. Più corribile sì, ma ancora lunghetta: raggiunta la base della montagna, l’itinerario indugia ancora un po’ tra i boschi, prima di raggiungere il bivio dove si trova il cancello orario, alla cui altezza i “lunghi” affronteranno un tratto a semicerchio, prima di rimettere definitivamente la barra su Morbegno. Io invece punto verso il paese, mi giro solo indietro per controllare che i due di cui sopra abbiano effettivamente superato il cancello in tempo utile.
È tempo di finalizzare la missione-Colmen con un rientro alla base quantomeno dignitoso, per il quale conto sulle affidabilissime Caldera 7, della quale apprezzo a questo punto le caratteristiche tecniche più mirate alla distanza. La nuova tomaia in air mesh in TPEE in particolare offre durata, protezione, effetto traspirante e una perfetta gestione dell’umidità a seconda delle diverse condizioni meteo. Ad essa si aggiunge la suola TrailTack Green Rubber, anch’essa riprogettata, che assicura il giusto grip, anche su superfici irregolari, ed una corsa fluida sia sul bagnato che sull’asciutto.
© Davide Vaninetti
A lungo pregustato a ragione dell'abbondanza d’acqua da rubinetti e fontane, il solitario attraversamento di Dazio si rivela all’altezza delle aspettative. Ne approfitto per dissetarmi a volontà ma con giudizio e bagnarmi abbondantemente, senza nemmeno provare invidia per il tizio che - nella pace domenicale del giardino di casa - sta preparando una grigliata di carne che ora come ora mi lascia indifferente: il mio stomaco al momento è ermeticamente chiuso a qualsiasi cibo solido. Fuori dal paese e ormai su sentiero che porta a scavalcare il bosco che ci separa dalla discesa finale, mi imbatto nell’amico Andrea, lui pure alle prese con la 33K. Lo saluto e lo invito a seguirmi ma abbiamo - per forza di cose, e di chilometri alle spalle - un passo ben diverso. Via tra muretti, scalette, viuzze e mulattiera dal fondo in ciottoli oppure cemento, ormai fuori dalla vegetazione, abbassandoci rapidamente sul fondovalle principale, toccandolo all’altezza del Ponte di Ganda che attraverso poco più di tre ore dopo il via, diretto al rettilineo finale sul prato della Colonia Fluviale.
© S. Gatti