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Dalle Prealpi Vicentine lo sguardo spazia fino a Parigi, almeno idealmente! Iniziato con il doppio successo nei 5000 e nei 10000 metri agli Europei di Roma e terminato con la vittoria nella distanza più breve tra le due agli Assoluti di La Spezia, il mese di giugno di Nadia Battocletti ha vissuto una fase centrale in versione offroad sull’Altopiano dei Sette Comuni, (in provincia di Vicenza appunto), dove la ventiquattrenne campionessa trentina ha ulteriormente affinato la sua preparazione - e focalizzato le sue ambizioni - in vista dell’ormai imminente appuntamento-clou della stagione (e degli ultimi quattro anni) nella capitale francese. Battocletti ha fatto base per qualche giorno ai 1551 metri di quota del Rifugio Campolongo, dove i colleghi della redazione del quotidiano online L’Altramontagna l’hanno raggiunta e intervistata in una delle rare pause delle sue giornate tra sport e studio (particolare quest’ultimo che fa onore a Nadia). L’occasione ci è fin da subito sembrata particolarmente propizia per approfondire il legame di Nadia con la corsa in montagna e con la montagna tout court, che d’altra parte fa parte delle sue origini (Nadia è nata e cresciuta a Cles, in Val di Non). Senza dimenticare che la azzurra è un’atleta polivalente, visto che il cross occupa una parte della sua attività nei mesi invernali e che - come lei stesso spiega - la corsa su strade sterrate, mulattieri e sentieri con dislivello ha avuto una ruolo importante nella sua formazione, specialmente da bambina.
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Dai Sette Comuni della montagna vicentina alla… Comune di Parigi, insomma. Niente di rivoluzionario ma la speranza è quella che - prendendo la rincorsa dall’alta quota - Nadia faccia davvero… la storia! Qui sotto potete leggere la trascrizione integrale delle risposte di Nadia, che pubblichiamo per gentile concessione di L’AltraMontagna, aggiungendovi il link alla versione video (e originale) della conversazione.
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Ho scelto di salire al Rifugio Campolongo a Rotzo perché sono legata ad alcune persone che si trovano in altopiano e allo stesso tempo un paio di anni fa mio papà Giuliano era venuto proprio qui per studiare alcuni percorsi per la mountain bike. Gli sono piaciuti subito e visto che la quota non è molto elevata e ideale per allenarsi (e quindi anche per “caricare”) abbiamo deciso di salire al rifugio. Le giornate qui a Campolongo sono pressoché tutte uguali: vertono sull’allenamento come perno centrale. La mattina mi sveglio e poi vado ad allenarmi. Al rientro mangio, poi mi riposo, se riesco studio e poi mi organizzo per un altro allenamento o per il massaggio.
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Fin da piccolina ho praticato tantissimi sport e all’età di sette anni ho fatto la prima gara, finché poi mi sono specializzata nell’atletica. Il mio avvicinamento è stato molto tranquillo. Nella mia valle si svolgeva una sorta di Grand Prix composto da varie gare in mezzo ai paesini, ma anche un po’ nei boschi e in montagna. Quando ero una bambina praticavo anche alcune discipline in montagna. Facevo un po’ di misto perché - abitando in montagna - la possibilità di avvicinarsi subito al bosco (distante non più di trecento metri dall’uscio di casa) mi ha aiutato anche a crescere nei primi anni. Penso che l’allenamento sia molto importante sia dal punto di vista fisico che allo stesso tempo mentale e la scelta non dico di isolarsi ma di trovare un posto immerso nella natura e nei suoi ritmi mi dia quel qualcosa in più.
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Per me la corsa in montagna è fondamentale nei momenti in cui - come si dice - devo macinare tanti chilometri. La pista e il trail sono discipline un po’ separate. I punti di forza degli atleti del trail sono la sicuramente la resistenza ma anche allo stesso tempo la forza stessa e la leggerezza, che in parte è importante anche avere in pista, pur non essendone certo il punto principale. Diciamo che l’atletica in pista si sta sempre più velocizzando. Ormai anche i diecimila si decidono sempre all’ultimo giro o comunque negli ultimi due giri. Trail e pista sono due mondi un po’ distaccati ma allo stesso momento per alcuni aspetti… anche molto vicini.
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Quando non corro, studio oppure mi rilasso. Dopo gli Europei mi sono presa una "pausetta" soprattutto mentale, anche per prepararmi ad un paio di esami universitari. Sono all’ultimo anno di ingegneria edile e architettura a Trento. Per quanto riguardo la gestione del tempo, non faccio particolare attenzione o diciamo adattamento durante le mie ripetute. Se la gara che ho in programma è alla sera preferisco fare gli allenamenti alla sera e viceversa per le gare in programma al mattino. Diciamo che il risveglio, iniziare a mettere le scarpe e correre è un pochino più complesso ma sicuramente nelle gare serali di questo periodo si percepiscono l’umidità e il caldo. Bisogna essere bravi a cercare di mantenere l’intensità dello sforzo fisico anche a determinate temperature e livelli di umidità.
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Penso che l’atleta sia una figura che deve fare un po’ da simbolo e al tempo stesso da perno. Nel senso che deve essere sempre pronto a livello fisico e mentale per determinati sforzi e competizioni, e lo deve essere tutto l’anno. Allo stesso tempo, un atleta è una persona e quindi deve farsi portatore di valori, soprattutto in occasione di manifestazioni con la presenza dei media, che in quel momento sono il canale di collegamento tra lui e il resto del mondo. Un atleta forte e allo stesso tempo umile, rispettoso e educato alza ancora di più il suo livello di persona.
Video-intervista: https://youtu.be/R8FV-HJC_00
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