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Correre in inverno: attenti all’effetto neve

Da chi pratica lo sci e lo scialpinismo il runner deve imparare a decifrare le condizioni del manto nevoso

11 Dic 2018 - 17:39

In alcuni paesi del Nord correre sulla neve è normale, nel senso che è una condizione abituale, presente per parecchio tempo nel corso dell’anno. Alle nostre latitudini, invece, si tratta di un evento occasionale, tranne che nelle località di montagna.
Da chi pratica lo sci e lo scialpinismo il runner deve imparare un concetto importante: ci sono diversi tipi di neve e le superfici ghiacciate risultano le più insidiose.

Vediamo come gestire queste situazioni. 

Le condizioni meteorologiche invernali propongono situazioni in cui le strade possono essere ricoperte da un manto di neve che, con il passare dei giorni, modifica le sue caratteristiche e può condizionare notevolmente la tipologia di corsa.
Un’abbondante nevicata di alcune decine di centimetri non consente di correre, ma si presume che, successivamente a un evento di questo genere, la neve venga poi spalata. È qui che il corridore deve prestare particolare attenzione: dopo il passaggio dei mezzi spalatori, i residui di neve presenti creano in genere delle irregolarità che poi si solidificano prendendo forma e consistenza nelle ore notturne, quando la temperatura si abbassa, e si trasformano in vere e proprie formazioni di ghiaccio, che diventano un pericolo da non sottovalutare.

Correre su un manto di pochi centimetri che ricopre la strada può anche essere piacevole, dato l’effetto ammortizzante che la neve produce, ma con il passare dei giorni, quella stessa superficie può generare le stesse insidie dei residui lasciati dallo spazzaneve, sia per colpa dello scarso grip (aderenza) tra la calzatura e la superficie d’appoggio, sia per la tendenza della superficie a diventare irregolare, a causa di impronte diverse.


Tra le contromisure utili a evitare almeno parte degli infortuni, possiamo elencare:

•scegliere una calzatura dotata di una suola che possa offrire un grip sufficiente: questa caratteristica ha comunque dei limiti, perché, quando la neve è ghiacciata, non vi è alcuna suola che garantisca l’aderenza;

•ridurre l’ampiezza del passo e lavorare sull’aumento della sua frequenza, in questo modo si può ridurre la necessità di attrito nel momento dell’appoggio del piede;

•aumentare la concentrazione su dove si appoggiano i piedi, perché anche se appare una considerazione banale, si tratta dell’attività neuromotoria che, sul lungo periodo, produce la differenza tra uscire incolumi dalla seduta o farsi male;

•proprio per favorire l’attenzione sul “dove” dell’appoggio del piede, è importante, ancora prima, scegliere percorsi caratterizzati da buona luce, tali, cioè, da assicurarci condizioni di visibilità, come le strade illuminate, in caso di corse nel fine pomeriggio-sera, o sentieri sterrati fuori dal bosco, in caso di uscita in pieno giorno;

•evitare le ore più fredde, sia per non rischiare infortuni muscolari sia per evitare il formarsi del ghiaccio sul terreno.

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