Running test con le Mafate Speed 4 sulle pendici del vulcano attivo più alto d'Europa
di Stefano Gatti© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Metti un weekend infrasettimanale sulle pendici dell’Etna, lungo le tracce… laviche e inconsuete delle origini di HOKA, o meglio dei luoghi e delle sensazioni che hanno ispirato Nico Mermoud e Jean-Luc Diard, i due fondatori del marchio nato ad Annecy e oggi (anzi da un intero decennio) di proprietà statunitense. Imperdonabile rinunciare all’occasione di ripercorrere una delle pagine più significative e rivoluzionarie dell’evoluzione del trailrunning (e non solo). Eccoci quindi a Catania con amici vecchi e nuovi. La giornata-clou della nostra “toccata e fuga” in Sicilia muove da una ricca serata che ci permette di prendere contatto con il mondo HOKA e in particolare con Jean-Luc, Nico e con altre due figure-chiave che rispondono al nome di Christophe Aubonnet e di Joel Leonardi. È con Jean-Luc che divido una piacevole conversazione che mi restituisce nel giro di pochi minuti la tangibile certezza di essere alle prese con alcuni dei segreti più reconditi di un’avventura sportiva e imprenditoriale che affonda le radici nella storia ma è al tempo stesso completamente proietata nel futuro. Non potrebbe essere diversamente.
© Stefano Gatti
Ci muoviamo dal lungomare di Catania con una carovana di navette che in meno di un’ora ci porta da quota zero a quota duemila, sul grande piazzale dello storico Rifugio Sapienza, campo base per affrontare il versante sud del vulcano. Il passaggio dal livello del mare alle tonalità scure del terreno lavico (passando attraverso i paesi etnei e foreste e pinete che varrebbe la pena conoscere meglio) comporta un deciso abbassamento della temperatura.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Nulla che possa impensierire me e i colleghi Irene, Rosario, Aurora, Francesco e Daniele, coordinati quaggiù (anzi, quassù) dalla precisa e super affidabile Silvia Asperges di Sound PR, l’agenzia milanese che ci ha proposto questa due giorni siciliana. Siamo infatti qui - schivando l'eruzione che ha sparso polvere nera ovunque solo due giorni prima del nostro arrivo - anche per mettere alla prova capi di abbigliamento tecnico e calzature HOKA. In particolare le Mafate Speed 4 con le quali - una volta radunata tutta la comitiva, una trentina di persone - ci avviamo senza esitazioni sulle prime rampe dell’itinerario designato per un test che non sarà solo sportivo e “corporate”, includendo invece le delucidazioni storico-geologiche della nostra giovane guida vulcanologica: puntuali, chiare e soprattutto interessanti.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Brevi tratti di corsa (anche ad uso e consumo del team televisivo che ci utilizza come modelli) si alternano a frequenti soste. Test vario e diversificato che include anche brevi tratti vertical su un terreno del tutto inconsueto: a tratti morbido ma “affondevole”, a tratti roccioso e graffiante. Occorre fare molta attenzione: al resto pensano le nostre Mafate nuove di zecca. A proposito: sono convinto che la prima sensazione sia la più veritiera e che - anche se il meglio una scarpa da trail la offre sul lungo - una partenza senza incertezze “out of the box” è appunto per quanto mi riguarda già metà dell’opera. Da questo punto di vista, nulla da eccepire.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Raggiunto il punto più alto del nostro itinerario tra i Crateri Silvestri e i Monti Calcarazzi, ci apprestiamo a vivere il momento più intenso della nostra esperienza sull’Etna: un ripido, adrenalinico ma soprattutto spensierato downhill che - letteralmente - è anche una sorta di viaggio-lampo a ritroso nel tempo, alle origini di HOKA. Sarà anche per questo - immagino - che mi sembra di vedere una "luccicanza" particolare negli occhi di Jean-Luc e di Nico: forse anche un po’ di malinconia… ma virtuosa, a suo modo attuale e ancora una volta spinta verso il domani. La prima discesa la faccio nella scia di Jean-Luc e scriverne è un po’ come ripercorrerla. La chiudiamo tra le colonie di Astragalus Siculus (un po' impropriamente dette "cuscini di suocera"): un po' a slalom tra le formazioni, un po' saltandole per la lunga! Arrivo giù e gli faccio: “The longer you glide, the smoother you float”. Scivolare e galleggiare, quasi sul punto di prendere il volo.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Ripetiamo l’esperienza tutti insieme, poi tiriamo il fiato e andiamo a collegarci ad una crestina che ci indirizza di nuovo verso il grande piazzale di partenza. Non prima di aver sfruttato la sua conoscenza dei luoghi per marcare stretto una delle nostre running guides locali lungo un tratto “sky” che mi fa montare dentro la voglia di mettere in calendario in tempi brevi una delle prove agonistiche che hanno luogo proprio sui sentieri del vulcano. Prima di fare rotta su Catania e poi… su Milano, ci concediamo un picnic “Yellowstone Style” in mezzo ad una pineta curato da Circular Agency. Anche se non sono mai stato in Sicilia (tantomeno sull'Etna), sia in questa zona di vegetazione d'alto fusto sia poco fa più in alto, tra terreno lavico e astragalo siciliano, l'ambiente mi sembra in qualche modo familiare. Poi mi ricordo di aver già visto queste ambientazioni nel videoclip di "Mezzo mondo", un recente brano di Emma Marrone, girato proprio da queste parti.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Le ultime battute con Nico, Jean-Luc, Christophe e Joel, una veloce presentazione dei più recenti modelli HOKA da parte dell’amico Alberto Ferretto, poi è tempo di dare l’arrivederci all’Etna. Rientrando alla base, ripenso ad un pensiero espresso nel corso della due giorni siciliana da Nico che mi sembra riassumere in modo senza dubbio originale e vagamente straniante (ma molto efficace) il senso di questa due giorni in Sicilia, per la quale il “nostro” attinge a una delle caratteristiche precipue delle calzature HOKA: l’abbondante ammortizzazione, naturalmente, della consistenza... di un goloso dessert!
“Alla prima fiera americana, qualcuno ha notato le mie HOKA (che nessuno ancora conosceva) e mi ha detto: e queste cosa sono? Nel giro di pochi giorni fioccavano le manifestazioni di interesse. Il nostro… soufflé au chocolat stava diventando un brownie!”
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
HOKA rende omaggio alle proprie origini e annuncia l’espansione del marchio anche in Italia attraverso le parole di Jean-Luc Diard e Nico Mermoud (la coppia fondatrice) e di Christophe Aubonnet, Director of Advanced Product Development del brand francese di ispirazione e di nascita, statunitense per visione ed evoluzione. HOKA nasce in montagna, contesto nel quale gli stessi Nico e Jean-Luc avevano immaginato: sognavano una scarpa che potesse rendere la corsa in discesa un’esperienza simile al volo. Come poi è puntualmente avvenuto. Con il suo design esclusivo (per molti versi anzi rivoluzionario) e grazie al comfort offerto prove più impegnative, HOKA ha nel tempo conquistato il favore e la preferenze di molti ultramaratoneti d’élite, grazie allo straordinario comfort nelle gare più impegnative. Tutto è iniziato in montagna insomma. Anzi, e la precisazione è importante su un vulcano: l’Etna appunto, il vulcano attivo più alto dell’Europa continentale, dove Diard e Jean-Luc presero parte all’inizio di questo secolo ad una prova di adventure racing che accese la loro immaginazione, spingendoli a mettersi in proprio e a lanciarsi “gradualmente” in un’avventura che li avrebbe portati a fondare il marchio HOKA alla fine degli Anni Dieci (2009) e ad assicurargli un solido futuro nel giro di soli quattro anni, con il passaggio di proprietà al gruppo Deckers Brands nel 2013.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
“Quando abbiamo iniziato a sognare HOKA, la nostra idea era quella di realizzare un prodotto che attenuasse sensibilmente lo sforzo compiuto durante la corsa. Volevamo inoltre ripensare l’ammortizzazione delle calzature, con l’obiettivo di aiutare i runners ad ridurre il rischio-infortuni e consentire loro di concentrarsi su un movimento fluido e senza traumi”. (Jean-Luc Diard)
“La nostra ispirazione è nata dalla sensazione che si prova correndo, quanto tutto scorre. Jean-Luc, Christophe ed io abbiamo vissuto un momento decisivo proprio qui, durante una gara sull’Etna, quando abbiamo provato questa sensazione scendendo lungo i sentieri: è qui che abbiamo capito di voler aiutare anche altre persone a provare questa sensazione: quella sensazione di volare”. (Nico Mermoud)
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Con la sua forma oversize e il design pensato per una massima ammortizzazione Mafate (la prima scarpa HOKA) ha in buon sostanza rivoluzionato le tendenze minimaliste dell’epoca. Dopo Mafate, HOKA ha continuato a spingere sempre più in là i confini dello sport, lanciando collezioni che hanno ridefinito e che continuano a rimodulare l’aspetto delle calzature e le sensazioni da esse prodotte, grazie a prodotti di punta come i modelli Bondi, Clifton e Anacapa. HOKA è ancora oggi nota per il suo DNA unico, caratterizzato da elementi distintivi come l’Active Foot Frame, il meta rocker e le geometrie uniche che si adattano a tutte le tipologie di sportivi e alle loro specifiche esigenze.
Grazie all’ingresso nel gruppo Deckers Brands, HOKA è diventato nel 2022 un marchio dal valore di un miliardo di dollari, conquistando un pubblico vasto, variegato e multitasking: dal maratoneti all’escursionista, dall’atleta professionista al semplice ma tutt’altro che sprovveduto amatore, fino a chi ama soprattutto camminare, senza ambizioni di cronometro.
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert
Da sempre HOKA vuole aiutare le persone a sentirsi meglio attraverso il movimento e a spingersi oltre i confini di ciò che è possibile. Il nostro brand continua a crescere, noi restiamo fedeli alle radici che i nostri fondatori hanno rintracciato ormai molti anni fa proprio sull’Etna: non avere paura di distinguersi, sperimentare continuamente, cercare l'innovazione”. (Joel Leonardi, Head of Sales per HOKA Italia)
Per saperne di più su Hoka e sulle sue origini, visita www.hoka.com
© Circular Agency&Carlo Furgeri Gilbert