Seconda esperienza per sportmediaset.it nell’evento di Dianese Outdoor ASD sui sentieri della Riviera di Ponente
di Stefano Gatti© Dianese Outdoor ASD
Mettiamoci una pietra sopra! A cosa? All’inverno, naturalmente. Anche solo per poche ore: quattro, quelle che mi serviranno per collegare la partenza e l’arrivo della quinta edizione del Trail del Ciapà. Magari invece per qualche giorno: un weekend lungo da ponte festivo. Con il pretesto di lasciare i rigori invernali padani (e soprattutto alpini) per sbucare al cospetto del Mar Ligure e … acclimatarmi con l’autunno tardivo (o la primavera precoce) del Golfo Dianese. Riviera di Ponente, Cervo, San Bartolomeo al Mare, Diano Marina. Colori e profumi, atmosfere e suggestioni: richiamare alla memoria tempi lontanissimi che sanno di vacanze d’infanzia, di famiglia, di promesse chissà quanto mantenute ma di sicuro via via riaggiustate e adattate allo scorrere del tempo. Mettiamoci una pietra sopra (il termine “ciapà” vuol dire proprio questo) e mica solo in senso figurato: il mio fisico (dalla suola delle collaudate Brooks Cascadia 17 su su fino alla punta dei capelli) ne farà sconnessa e “appuntita” esperienza da qui a poco.
© A. Martinelli
Sono solo alla mia seconda presenza da queste parti ma mi considero un habitué del Trail del Ciapà. Quindi so già che qui l’inverno non fa paura. Mica tutti la pensano così: c’è chi si presenta al via imbacuccato e irriconoscibile, praticamente in incognito, "come se si nascondesse dalla moglie e dalla polizia” come mi suggerisce Elisa. Non l’artista friulana: molto di più.
Amore, vedi com'è strano
Essere quello che non siamo
Essere soli in questa vita adesso
(“Amore Indiano” - Baustelle e Tommaso Paradiso)
Prima di calpestare l’erba del campo sportivo di Cervo e avviarmi al “chippaggio”, un ultimo ripasso alla traccia della gara sul “tazebao” (si dice ancora o è démodé?) affisso nei pressi del ritiro pettorali. Anche questa volta ho scelto la prova-clou da trenta chilometri e milleduecento metri circa di dislivello. Mentre sto discettando con i colleghi di salite, discese, varianti e quant’altro, si avvicina per chiedere lumi sulle caratteristiche della gara Stefano Messina, in arrivo dalla Valgerola (versante orobico della Bassa Valtellina). Aria di casa a qualche centinaio di chilometri dalla comfort zone: e chi se lo aspettava! Che ci fai qui? Facciamo rapidamente conoscenza. È anche lui in qualche modo in fuga dall’inverno: prepara un progetto sportivo dai risvolti etici che lo porterà sulle piste della prossima edizione della Marathon Des Sables. Troppa roba, per me: va bene la primavera ad inverno astronomico iniziato ma… meglio non esagerare con le temperature (per non dire delle distanze).
© S. Gatti
Il tempo di alzare lo sguardo e intravedo pochi metri più in là una faccia conosciuta e una divisa… anche: è Antonio Martinelli, mio compagno di squadra di ASD Sportiva Lanzada, in Valmalenco! Fanno in totale due malenchi per meriti sportivi (Antonio molto più di me) e soprattutto tre valtellinesi (originali o per scelta, come me) in un colpo solo. Tra le ragioni che portano qui Antonio, una mi fa veramente piacere: “Ho letto il tuo racconto del Trail del Ciapà dell’anno scorso e - visto che conosco questi posti ma non conoscevo la gara - ho deciso di iscrivermi”. Mi fa molto piacere: perché scrivo queste esperienze personali per amore dello sport, promozione dei luoghi, riconoscenza per chi - come lo staff di Dianese Outdoor ASD - si mette in gioco organizzando eventi come questo. Di sicuro non lo faccio per annoiarvi con le mie trascurabili prestazioni!
© Dianese Outdoor ASD
Entro in gabbia di partenza bruciando inconsapevolmente la piccola-grande Giulia “Annadora” Sapia (unico modo di starle davanti, oggi!) che tra tre ore circa taglierà per prima il traguardo della 30K femminile, chiudendo la top ten assoluta aperta da Lorenzo Rostagno. Il quale da parte sua timbrerà il bis della vittoria di un anno fa… quando io starò ancora traccheggiando ancora da qualche parte lassù, impegnato a cercare di portarla a casa dignitosamente.
© Dianese Outdoor ASD
Come l’anno scorso, le prime centinaia di metri della gara sono leggermente stranianti, nel senso che ci avviamo lungo il tracciato del finale di gara, per poi fare subito dietro front per un nuovo passaggio dalle parti del via a favore di familiari, amici e accompagnatori. I primi chilometri di gara sono i più impegnativi, dal punto di vista del dislivello. L’asfalto è presto un ricordo (ma ne troveremo altri tratti più avanti). Via su un sentierino tra i muretti a secco, in mezzo agli ulivi. Il rapido passaggio alla modalità “trail” mi mette subito di buonumore: senza che questo si trasformi in un miglioramento della performance, si capisce! Il Colle di Cervo (chilometro quattro o “su” di lì) e i suoi immediati paraggi - appena sopra quota trecento - sono già un passaggio chiave di tutte le prove in programma (30K, mezza maratona, 9K d’ingresso e dog endurance delle ultime due distanze): in buona sostanza lo spartiacque tra una prova d’autore, una bella figura al traguardo e il “salviamo il salvabile”.
Dal Colle in avanti, per una decina di chilometri (quindi fin dalle parti del giro di boa, non solo figurato) la traccia sale costantemente ma in modo graduale e con la sola eccezione della discesa - e successiva risalita - al paese di Conna (ristoro). Doppiato Colle Mea, si appoggia sul versante di Andora, con annessa variazione di scenario, perché di fatto si attraversa in costa (anzi, qualche decina di metri sotto) sul versante nord del primissimo crinale appenninico, proprio sotto Monte Chiappa.
È il tratto che cerco di lasciarmi alle spalle il più rapidamente possibile (sì, magari!) perché mi ricorda le atmosfere un po’ malinconiche del bosco prealpino di questi tempi. Va da sé che il fango (ha piovuto parecchio due giorni fa) qui è più abbondante che altrove, ma gestibilissimo. Raggiungo Stefano (Messina) e decido che il suo passo mi va benissimo e posso sfruttarlo per impostare una salita regolare e costante. Lasciamo brevemente il sentiero per scendere al ristoro allestito nella parte alta del paesino di Conna.
© Dianese Outdoor ASD
Poi via di rampe, per riguadagnare il crinale e tornare (non ne vedevo l’ora) sulla cornice del Golfo Dianese, con la vista del mare che vale istantanea iniezione di morale, fiducia e ritmo. Abbandono la compagnia di Stefano, doppio la chiesetta di San Bernardo e poi la vetta di Monte Bandia (565 metri sul livello del - vicino - mare). Al gancio di un collega del quale non conosco il nome tocco il GPM gara. Andando oltre, prima… o poi si arriverebbe sul Pizzo d’Evigno (alla testata della valle gemella che parte da Diano Marina) che - da memorie dell’infanzia - svetta a mille metri esatti: una sorta di meridiano zero di Greenwich in salsa ligure. Mi tuffo invece nella spettacolare discesa dritto per dritto tra la macchia mediterranea che porta al paese di Villa Faraldi: diciassette chilometri nello zainetto (e nei muscoli, e nei polmoni). Nel senso inverso, sarebbe un bel vertical!
È il mio tratto preferito: perché fa piacere - dopo tanto sentiero e tante… pietre - mettere piede tra le vie del centro abitato. E poi perché Villa è (ai miei occhi) una piccola Cervo in miniatura, nel senso del borgo medioevale tra i cui caruggi o carruggi (non ho ancora capito bene quale sia la grafia corretta) da tradizione mi attarderò piacevolmente all’indomani, prima di fare rotta verso casa. Giù tra i... carrugi (le metto tutte, prima o poi ci prendo...): destra, sinistra, di nuovo destra e così via, alternando il passo tra la corsia centrale in mattonelle rosse e le due laterali lastricate a ciottoli che di sicuro da queste parti hanno un nome diverso.
Fuori dal paese, via per un tratto inizialmente in asfalto e a mezzacosta tra gli ulivi facendo attenzione al bivio per Tovetto e poi Tovo Faraldi che avevo mancato un anno fa, allungando di qualche centinaio di metri la missione. La rampa nella vegetazione conduce alle case di Tovetto, dove siamo accolti da una simpaticissima “torcida” parecchio agée che mi dipinge ancora adesso mentre scrivo un largo sorriso in faccia. Hanno pure allestito uno spartano ma apprezzatissimo ristoro credo “non ufficiale”! Quanto mi piacerebbe fermarmi lì con loro a chiacchierare, ma non si può.
© Dianese Outdoor ASD
Di nuovo nella macchia, poi l’asfalto verso la chiesa di Tovo Faraldi per il suo ristoro… ortodosso. Proprio qui si materializza la principale novità della quinta edizione del Trail del Ciapà: non si risale più ad oltranza fino alla cresta (all’altezza di San Bernardo) per poi imboccare dalle parti di Monte Chiappa (resti di trincee risalenti alla Seconda Guerra Mondiale) una specie di “pistona da sci”... asciutta e infinita verso Colle di Cervo.
Un arco di pietra sotto la chiesa immette invece su un nuovo traverso a mezzacosta e piuttosto "mosso", che gradualmente si avvicina alla cresta, la quale da parte sua altrettanto gradualmente si abbassa, in un certo senso venendoci incontro e quindi facilitandoci le cose. Non un dettaglio trascurabile, in avvicinamento al secondo controllo di passaggio al Colle di Cervo (ventitreesimo chilometro).
© S. Gatti
C’è tempo per qualche divagazione panoramica nel tratto piuttosto scorrevole ma affatto banale che, dentro un paesaggio ricco di suggestioni naturali, mette nel mirino i pini marittimi del Parco Comunale del Ciapà. Meglio non distrarsi troppo con l’azzurro del Mar Ligure che occupa buona parte del campo visivo, però: le scavigliate sono una minaccia sempre dietro l’angolo e il prossimo sasso.
“Vinte” le ultime brevi rampe, ci tuffiamo a rotta di collo nell’ampia mulattiera del Parco, in direzione del borgo medioevale di Cervo, che raggiungiamo con tracciato leggermente più lungo e... accomodante rispetto a dodici mesi fa. Contorniamo il lato est del borgo stesso, proprio sotto le sue mura, e siamo di nuovo a livello del mare e nei suoi pressi, a pochi metri dalle onde, dopo essere passati sotto la Via Aurelia.
© S. Gatti
Due-chilometri-due al traguardo, tre quarti dei quali lungo la battigia. È ormai l’una, sfilo un bell’esempio di street art: il pittoresco murales realizzato in località Pilone ormai quasi cinque anni fa dagli allievi del Liceo Artistico “Amoretti” di Imperia, tra gente che tenta un’improbabile tintarella e un papà con figlio… entrambi in costume da bagno fuori ordinanza e soprattutto fuori stagione… ma forse no! Sul muro intonacato di bianco lì nei pressi, ecco una delle… frecce di segnalazione più belle di sempre: una vera e propria “chicca”, per la mia fervida immaginazione: l’avevo adocchiata e… scattata (eccola qui sotto) il pomeriggio prima, in ricognizione!
© S. Gatti
Apparentemente non posso raggiungere chi mi precede e per certo (dato un rapido sguardo all’indietro) nessuno può mettermi nel mirino, quindi provo a farmela durare il più a lungo possibile, alternando corsa e camminata veloce e “guardinga”. Questo tratto è quello che ho frequentato di più in questi giorni: ieri pomeriggio al mio arrivo, come accennato sopra. E poi tra tre ore esatte, per un’ultima passeggiata defaticante dopo la meritata doccia. Prima però c’è da svoltare di novanta gradi a destra, assecondando la sponda sinistra del Torrente Steria (o Cervo) che qui entra nel mare, anche se adesso la sua portata è così scarsa che è l’acqua salata a entrare per qualche decine di metri nel letto del torrente stesso!
© Dianese Outdoor ASD
Ormai ci siamo: di nuovo sotto la Via Aurelia, poi i due-trecento metri già percorsi ad inizio gara. Metto a segno un ultimo sorpasso (uno dei pochi della giornata in realtà!) e pochi secondi più in là blocco la fotocellula del traguardo meno di una manciata di minuti dopo le quattro ore dal via. Resto così come sono almeno una mezz’ora a chiacchierare con colleghi, amici, gli amici organizzatori di Dianese Outdoor ASD. Nessuna fretta di correre a mettermi addosso qualcosa di asciutto. Provvede il sole a “termoregolarmi” nel modo più opportuno e nel giro di pochi minuti: che meraviglia!
© S. Gatti
Sarà il caso di tornare a Cervo anche l’anno prossimo ma - visto il mio attuale “rigetto” per l’inverno - credo proprio di rimettere piede in Riviera nelle prime settimane del 2024, con un occhio e un piano già delineato oltre il Mar Ligure: rotta per la Sardegna! Mi frullano in testa due o tre “pazzie” sky sulle Alpi la prossima estate: prima metto chilometri competitivi nelle gambe, meglio è!
Arrivederci, amore indiano
Io devo andarmene lontano
In un call center di Milano
Per stare bene ancora insieme e poter
Chiederti la mano
(“Amore Indiano” – Baustelle e Tommaso Paradiso)
© S. Gatti