Missione Appenino in occasione della terzultima tappa della Coppa Italia FISky
di Stefano Gatti© ENDUpix
Abbandonare di tanto in tanto la cosiddetta comfort zone fa bene alla corsa, soprattutto se lei - la propria zona di conforto - riappare quasi subito (ok, quattrocentosessanta chilometri più in là e sei ore d’auto più tardi), dalle parti del campo base di Frasassi Skyrace e più precisamente nel borgo medioevale di San Vittore delle Chiuse, a due passi dalle Grotte di Frasassi di scolastica (e drammaticamente lontana) memoria scolastica. Sì perché il primo fine settimana di settembre l’ho vissuto così: in un’incertissima sfida tra il sentirmi perfettamente a mio agio su sentieri, guadi e passaggi attrezzati della settima tappa di CRAZY Skyrunning Italy Cup by FISky e - nell’altra metà campo - l’atmosfera amica e a tratti ludica servita su un piatto d’argento (sarebbe meglio dire… un tagliere di prelibatezze locali) dallo staff organizzatore di ASD Space Running. Una partita terminata in perfetta parità, ma una parità davvero virtuosa, tutt’altro che il classico “biscotto” di fine campionato (ehm, sarebbe meglio dire crostata!).
© ENDUpix
Tre ore e mezza per completare (nei quartieri bassi della classifica, of course….) la missione-finisher lungo i venti chilometri spaccati (solo loro, per fortuna) e gli oltre millecinquecento metri di dislivello positivo, ma la percezione di un impegno lungo almeno il doppio. Da tradizione infatti la nona edizione di Frasassi Skyrace è andata in scena in orario pomeridiano: ergo, sveglia comodissima ma lunga marcia (appunto!) di avvicinamento, con tensione andata via via impennandosi.
© Stefano Gatti
Provo a stemperarla concedendomi una bucolica camminata lungo il letto del fiume Sentino che mi porta (solo un paio di minuti scarsi dopo aver abbandonato il piano stradale) ad immergermi in un’atmosfera da cinema, nel vero senso della parola. “Un tranquillo weekend di paura”, ma anche “Mission”, “Platoon" oppure Predator". Così per spaziare tra i generi e la storia (del cinema stesso), lasciando lo Stivale per raggiungere gli Appalachi, le foreste centroamericane e la jungla del Sudest Asiatico.
© Stefano Gatti
Atmosfere di rara suggestione, dalle quali mi risucchia “back to the future” il conto alla rovescia verso una prova che unirà un clima caldissimo (oltre i trenta gradi per buon parte del suo sviluppo) alle caratteristiche tecniche del suo itinerario in questo settore del… preappennino marchigiano, come lo definiscono quelli che la sanno lunga. Nel caso specifico l’amico e frontman del comitato organizzatore Maurizio Marini (spiccata somiglianza con l'alpinista Simone Moro… ma più alto!), che precisa: “Preappennino perché l’Appennino Umbro-Marchigiano propriamente detto è quello lungo il quale si toccano appunto Umbria e Marche”.
© Google Maps
Ad uso dei più curiosi, un rapido sguardo a Google Maps (vista satellite) chiarisce molto bene il concetto. Da parte mia, ne farò esperienza diretta tra poco, nel lungo tratto che porta (via il GPM di Monte Valmontagnana) dalla… vertical dei primi chilometri al clou del tratto attrezzato sotto la cima del Monte Frasassi, gettando rare e affaticate occhiate… sulla conca di Fabriano, chiusa ad ovest dai profili ingannevolmente dolci dell’Appennino stesso.
© Stefano Gatti
Non sono però state solo le suggestioni naturali a trascinarmi qui. San Vittore alle Chiuse è una straordinario gioiello letteralmente incastonato nella roccia che lo circonda: un piccolo ma prezioso borgo medioevale stretto tra il Ponte Romano sul Sentino e l’altrettanto piccola ma meravigliosa Abbazia romanica di San Vittore alle Chiuse che - al calare della sera - offre uno spettacolo al limite della sopraffazione emotiva, che non può lasciare insensibile neanche il più convinto degli agnostici.
© Stefano Gatti
Ancora prima del via stabilisco già un mio record personale. Non credo di aver mai soggiornato così vicino alla linea di partenza: saranno sì e no venti metri tra la terrazza della mia sistemazione all’Hotel Terme di Frasassi (in un certo senso quartier generale dell’evento FRS) e la fotocellula del servizio di cronometraggio by ICRON. Tanto è vero che - da lui chiamato per una breve (e immeritata) intervista pre-gara - impiego solo un minuto per fiondarmi giù per le scale e raggiungere lo speaker Simone Bastari sulla linea d’arrivo!
© ENDUpix
Gli ultimi accordi con Enrico e Rocco, i filmaker di REC Content Creation che sono stati incaricati della copertura video dell'evento, poi siamo pronti alla partenza: più che a dedicarci ad un breve riscaldamento (ce ne fosse bisogno… la colonnina di mercurio è più vicina ai trentacinque che ai trenta), il mio compagno di squadra Vittorio e io trottiamo avanti e indietro cercando ogni anfratto in ombra della zona di partenza.
© Stefano Gatti
A confermare la sensazione di “casa” descritta all’inizio, la forte presenza in gabbia di partenza di colleghi che hanno scelto di gareggiare con la maglia tecnica color vinaccia del pacco-gara, molto simile a quella ufficiale del team local di Space Running ma anche… alla nostra di ASD Sportiva Lanzada (Valmalenco, provincia di Sondrio). Sembra quasi di essere al via di una “sky” nelle Alpi: a casa anche a cinquecento chilometri da casa!
© ENDUpix
Il primo chilometro e mezzo di gara (come saranno anche i quattro che lo seguono…) fa storia a sé, nel senso che si tratta di una sgroppata a perdifiato in piano e su asfalto a mo’ di lancio, che sgrana il gruppone e comporta un nuovo e illusorio passaggio sulla linea di partenza e arrivo prima di imboccare una luuunga discesa stradale che si conclude con l’improvviso passaggio alla modalità sentiero, alla quale accediamo per fortuna ormai ben distribuiti, evitando il solito ingorgo… a base di piedi calpestati, polpacci infilzati da bastoncini altrui e gomitate assortite. Su per Valle Stretta e la sua Forra, il fiato si fa subito corto e le rampe belle ripide e a tratti implacabili. Superiamo il punto più scivoloso con l’aiuto di una provvidenziale corda ma quello immediatamente successivo lo è quasi altrettanto e (lì ma non solo), tocca aggrapparsi al tronco degli alberi per non scivolare indietro. Insomma, dopo il primo tratto “da pista”, il secondo è una vera e propria vertical il cui pendio si abbatte solo dalle parti del quinto chilometro, al termine del quale si scavalla sotto i 960 metri di Monte Rimosse.
© ENDUpix
Convinto che… fosse tutta una tirata (ma almeno una sola) fino al GPM-gara di Valmontagnana, mi trovo invece ingaggiato in una discesona a perdifiato giù per una mulattiera che ci porta sul versante opposto del crinale rispetto a quello di San Vittore, di fatto affacciandoci alla parte più interna delle Marche. Adagiata laggiù in fondo c’è Fabriano. Di inebriarsi di panorami dolci e… rinascimentali però non se ne parla: prima perché le probabilità di finire lungo disteso con magari uno o due denti in meno sarebbero destinate ad aumentare in modo esponenziale, poi perché (con la mulattiera di nuovo in salita) è già tanto se riesco a mettere a fuoco i due o tre e metri davanti ai miei occhi. Finalmente intravvedo lassù l’uscita dal bosco e la cresta che porta al GPM di cui sopra… Un po’ troppo sopra per i miei gusti, i muscoli e i polmoni.
© ENDUpix
La linea di cresta si impenna ancora. Okay, saranno cinque minuti ma sembrano venti. Raggiungo finalmente i 928 metri della vetta: con una nuova citazione cinematografica (dopo quelle iniziali) sembra la location della scena finale di “Così è la vita”, quando Aldo, Giovanni e Giacomo approdano in paradiso e scompaiono alla vista. Solo che per me è al massimo il purgatorio.
© Frasassi Skyrace
Neanche metà strada: nove chilometri sotto le scarpe, undici ancora da coprire e… scoprire. A proposito: per Frasassi Skyrace ho deciso di “montare” un treno nuovissimo di Brooks Cascadia 18. Rosse fiammanti, per restare in tema di Formula Uno. Appena appena collaudate ma di fatto intonse, le Cascadia… maggiorenni si dimostrano chilometro dopo chilometro davvero “mature”. Esame superato a pieni voti (venti chilometri con lode e senza inconvenienti) per il versatile modello lanciato all'inizio di luglio e da quello di agosto disponibile anche nella versione GTX: venti (chilometri) con lode e senza inconvenienti. Tra le sue caratteristiche, Cascadia 18 implementa il sistema Trail Adapt introdotto con la precedente "17" che era stata lanciata poco più di un anno prima e che avevamo utilizzato in gara (con piena soddisfazione) nella Livigno Skymarathon 2023: un’innovazione che combina un'intersuola integrata con una piastra protettiva interna e alcuni pod zonali strategicamente posizionati. Un sistema avanzato che offre una corsa stabile su qualsiasi tipo di terreno: dai sentieri con sassi e rocce a quelli boschivi. La calzatura ideale insomma per affrontare il percorso di Frasassi Skyrace!
© Stefano Gatti
La collaudata tecnologia DNA LOFT v2 garantisce poi un'ammortizzazione ancora più morbida, assorbendo efficacemente gli impatti, mentre la suola in gomma TrailTack Green (realizzata con il 25% di silice riciclata) assicura una trazione eccellente su superfici bagnate e asciutte. La tomaia in mesh traspirante è stata aggiornata con strati aggiuntivi nelle zone soggette a maggior usura, offrendo resistenza superiore e asciugatura rapida. Per la versione Cascadia 18 GTX, la tecnologia GORE-TEX® Invisible Fit è applicata direttamente alla tomaia, garantendo una protezione impermeabile senza compromettere la flessibilità. In linea con l’impegno di Brooks Running verso la sostenibilità, Cascadia 18 è certificata CarbonNeutral. Utilizza infatti un maggior numero di materiali riciclati e sostiene progetti di compensazione delle emissioni per neutralizzare quelle che non possono ancora essere eliminate, contribuendo così a ridurre l'impatto ambientale. Per finire, il peso è di 320 grammi per il modello maschile e di 286 per quello femminile, mentre il differenziale è di otto millimetri.
© Stefano Gatti
Dalla teoria alla pratica, apprezzo fin dall’attacco del sentiero la tenuta sul ripido delle mie Cascadia 18 e la loro resistenza alle continue inversioni del tratto “vertical”, poi nel tratto corribile in discesa tra Monte Rimosse e Monte Val Montagnana il passo sicuro che mi permettono di tenere, al riparo da scavigliate potenzialmente disastrose. Certo, si tratta del parere di uno skyrunner medio della domenica (e del sabato, come in questo caso) ma non privo ormai di una certa esperienza. Ma poi in fondo non lo siamo tutti (con varie sfumature di ritmo e ambizioni) a parte quei cinque-sei toprunners là davanti?
Si tira un po’ il fiato (ma solo per modo di dire) da qui all’unico cancello orario del quindicesimo chilometro. Prima una bella e veloce discesa giù dal GPM, poi sentiero e mulattiera in alternanza dentro un clima sempre più afoso che richiede una continua reintegrazione idrosalina: i crampi sono in agguato, li sento arrivare ma riesco sempre a ricacciarli indietro rallentando per qualche centinaio di metri il passo. All’altezza del guado del fiume Sentino un collega paventa il rischio di “mancare” l’appuntamento con il cancello orario. È fin troppo pessimista ma non me lo faccio ripetere due volte e rilancio a mo’ di fionda risalendo a velocità doppia (rispetto a chi e a cosa non saprei) fino alla strada statale. Tengo duro e cerco di spingere più che posso anche lungo la rampa pedonale che risale la montagna in direzione dell’incredibile grotta che contiene tutto intero il Tempio del Valadier.
© ENDUpix
Ci giro intorno, “smarco” senza troppi patemi il cancello orario e poi (dopo un breve tratto… a doppio senso di marcia) inversione di rotta e via per il traverso in leggera ma costante salita su sentiero single-track che porta fino ai due tratti attrezzati su roccia che costituiscono il piatto forte di Frasassi Skyrace, ormai a tre soli chilometri dalla meta. Non mi era mai capitato prima di trovarmi alle prese con il settore più impegnativo di una gara… ormai con il sottofondo della musica giù all’arrivo: un’altra delle peculiarità di questo evento!
© ENDUpix
Due distinti ma ravvicinati tratti su roccia con corde e catene a fare sicurezza. Il primo sostanzialmente in salita, sul secondo invece si disarrampica. Su quest’ultimo, quello dei “gradoni” (il nome è tutto un programma), appollaiato in posizione improbabile (il passaggio più comodo lo lascia a noi), trovo il Direttore di Percorso in persona: la Guida Alpina Andrea Basso from Vicenza, che ho conosciuto il giorno prima quando - insieme allo… stato maggiore di Space Running - abbiamo fatto una bella merenda-aperitivo sul terrazzo a sbalzo sul fiume dello storico bar-drogheria-alimentari-tabaccheria-e chi più ne ha più ne metta “Da Evasio”: un meraviglioso angolo di anni Settanta, quelli che per me erano iniziati da bambino e terminati ormai adolescente. Con il frigorifero dei gelati, le scatolette di tonno fianco a fianco con i prodotti per la pulizia della casa, le penne e le caramelle, la signora al banco che "segna" tutto a matita sul quaderno dei conti. Impagabile!
© ENDUpix
Andrea la Guida mi riconosce (nonostante il sudore e l’espressione sicuramente tirata) e mi indica la via per la discesa: bella vertiginosa e acrobatica ma tutto sommato breve, anche se le catene ci accompagnano ancora per qualche centinaio di metri verso il basso, dove le rocce sono solo "addomesticate” dalla vegetazione che le inghiotte e le fa sembrare meno minacciose. Ho ancora lucidità sufficiente per ricordarmi il consiglio degli amici organizzatori di perdere un minuto per allontanarmi di due-metri-due dal percorso e affacciarmi sullo spettacolare Foro degli Occhialoni che permette di… affacciarsi sul versante opposto del Monte Frasassi! Mi sembra quasi di essere sulle ”mie” Grigne!
© ENDUpix
Da qui all’arrivo (solo più un paio di chilometri) è tutto un sentierone corribilissimo, anche se io ogni tanto mollo e infatti perdo due o tre posizioni. Discesa terminata: il sentiero corre adesso in piano e io corro… piano verso il traguardo: tra i rami degli alberi vedo i tetti delle case di San Vittore. Sbuco sull’asfalto e poi subito dopo sull’acciottolato del Ponte Romano, chiudendo l’anello.
© ENDUpix
L’Abbazia veglia sugli ultimi metri di gara, ormai rilassato. Anzi no, rimango un po’ contratto e groggy. Raggiungo il ricco ristoro sulla terrazza dell’Hotel Terme (ci sono i salumi locali dei quali vado già ghiotto) ma tocca snobbarlo: lo stomaco è chiuso. Agguanto una seggiola e decomprimo un po’. Un altro sguardo languido al banco del ristoro. Niente da fare, mi viene da piangere ma… mi rifarò qualche ora dopo, insieme agli amici organizzatori e a tutti i volontari al vicino Ristorante Il Parco, per un terzo tempo pizze-birre-crostate (il plurale non è casuale) che… ne vale almeno un quarto e forse anche un quinto!
© Stefano Gatti
“Ho la convinzione di aver dato tutto, là fuori, e sono riconoscente per la combinazione di fortuna e preparazione che mi ha permesso di arrivare fin qui. Ma non continuerei a fare questo sport se al tempo stesso non mi chiedessi, per la prossima volta: cosa potrei fare di più e di meglio?” (Katie Schide, vincitrice UMTB Ultra Trail du Mont-Blanc 2022-2024)
© Stefano Gatti