Un modo semplice e sano per fare movimento, perdere peso e stare all'aria aperta
Non è corsa e non è nemmeno marcia ma ha elementi in comune con entrambe le specialità: stiamo parlando del fitwalking, attività che sta riscuotendo sempre più consenso soprattutto per il suo carattere non agonistico. "Fare fitwalking significa rendere un gesto naturale come il cammino efficace ed efficiente" spiega Maurizio Damilano, medaglia d'oro nella 20 chilometri di marcia alle Olimpiadi del 1980. Non solo: il fitwalking è praticato anche dagli amanti del running quando purtroppo, a causa di infortunio, sono costretti a rimanere a riposo dalla corsa ma non vogliono perdere lo stato di forma e tonicità muscolare.
Nel fitwalking la dinamicità del passo la si ottiene con lo sviluppo, con la maggior apertura della falcata che deve essere sostenuta dall’energia che si impone al movimento del piede. Il piede deve lavorare da un estremo all’altro come una mezzaluna da cucina.
Il movimento deve svilupparsi in modo completo dal tallone (con attacco in posizione più arretrata rispetto alla corsa) alla spinta della parte anteriore del piede stesso, sfruttando il più possibile la naturale piega a cavallo tra metatarsi e dita dei piedi (azione questa ben più prolungata che nella alla corsa)
E’ necessario avere la pazienza di allenare il muscolo tibiale anteriore che nel cammino come nella marcia lavora intensamente contrariamente a quanto avviene nella corsa proprio per il movimento energico e completo della rullata. La velocità del movimento dei piedi e delle gambe richiede di essere accompagnata da un altrettanto efficace movimento delle braccia che concorre a dare omogeneità al movimento oltre che essere fonte di spinta. I distretti muscolari interessati sono quasi gli stessi ma si concentrano nella parte bassa delle gambe, nei polpacci e nel tibiale, con un minor lavoro delle cosce e un lavoro importante dei muscoli del tronco, dai pettorali, ai trapezi ai deltoidi.
Riguardo al consumo calorico bisogna sapere che nel walking c’è un intervallo di velocità, da 3 a 5 km/h circa, dove si consuma veramente poco, e un intervallo di velocità, da 5 a 8 km/h, dove il consumo è inferiore del 20% a quello della corsa.
Prendendo a riferimento la corsa a livello amatoriale si può ragionevolmente dire che questi consumi si equivalgano dal punto di vista calorico ma è altrettanto evidente che a parità di peso corporeo il fitwalker ha la necessità di prolungare il suo esercizio per recuperare quel gap del 20% se il suo interesse è di ridurre o di tenere sotto controllo il peso corporeo. Se invece l’interesse si sposta su coprire grandi distanze quel 20% in meno di consumo concorre a migliorare la resistenza.
Un fondo medio in fitwalking viene percepito come meno intenso rispetto all’equivalente allenamento di corsa. Di conseguenza i tempi per migliorare le performance sono mediamente più lunghi. Questo sembrerebbe un limite, ma i vantaggi per il fitwalking stanno nella riduzione drastica dei carichi sulle articolazioni con significativa riduzione della possibilità di incorrere in infortuni muscolo scheletrici.