La settima tappa delle Skyrunner World Series da una prospettiva meno racing e più experience
di Stefano Gatti© Tommaso Gallini
Skyrunning nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico? Sì grazie! È quanto devono aver pensato i toprunners della disciplina al momento di imbarcarsi nell’avventura di Ultra Skyrunning Madeira il fine settimana centrale di giugno, la cui prova clou era valida come settima tappa (nonché prima del girone di ritorno) di Merrell Skyrunner World Series. Non solo loro però: sull’isola portoghese situata settecento chilometri ad ovest delle coste occidentali del Marocco si sono messi alla prova anche tanti amatori e addetti ai lavori in cerca di una location alternativa (fino ad un certo punto, la tradizione sky di Madeira è solida) alle Alpi, ai Pirenei o ad altri teatri d’operazioni più classici, nella quale dare sfogo alla propria passione. Tra di loro anche la nostra collega Irene Righetti che - al ritorno dall’isola - ci ha consegnato il suo personalissimo e godibilissimo carnet di gara e soprattutto di viaggio. Eccolo che arriva!
© Tommaso Gallini
Ultra Sky Running Madeira, un'esperienza unica che si spinge molto oltre il semplice piacere della corsa. Sabato 15 giugno, Raceday! Mi presento al via sotto un cielo blu e una temperatura piacevole, condizioni ideali e ben diverse dal… mutamento climatico che nel giro di poche ore cambierà completamente le carte in tavola. Le distanze tra le quali orientare la propria scelta erano ben quattro, ad iniziare da MSR Madeira SkyRace (la prova-clou) dallo sviluppo di 45 chilometri, 3600 metri di dislivello positivo e un elevato livello tecnico. Skyrunning vero… con vista a perdita d’occhio sull’immensità dell’Oceano Atlantico. In alternativa, la via di mezzo SSR Santana Sky Race da 22 chilometri (per 1780 D+), la prova entry level FSR Furao Sky Race (12 chilometri e 760 metri D+) e per finire l’opzione only-up di SVK Santana Vertical Kilometer (mille metri D+ appunto, concentrati in poco meno di quattro di sviluppo “lineare”).
© Merrell Skyrunner WorldSeries
Quattro proposte variamente provviste di dislivello adeguato. La mia scelta cade inizialmente sulla 22K, salvo poi passare alla prova d’ingresso, più consona al tono della mia attuale preparazione, nonostante il completamento - su consiglio del campione del mondo di skyrunning Cristian Minoggio - di un corso di arrampicata, che mi è tornato ugualmente utile per via della presenza di passaggi tutt’altro che banali.
© Tommaso Gallini
Con questa necessaria premessa, eccomi ai nastri di partenza ad un paio di chilometri da Santana, il comune che ospita l’evento, famoso per le casette tradizionali dai tetti spioventi di colore rosso e bianco. A due passi dal resort Quinta do Furao, dal quale si gode un panorama mozzafiato sull’Atlantico. Saluto l’amico portoghese Miguel (lui pure con il pettorale di gara ben spillato addosso), poi finalmente si parte. Abbandoniamo presto l’asfalto per un sentiero che si inerpica su per la montagna e nel giro di pochi minuti mi ritrovo immersa in una vegetazione lussureggiante: fittissima, verdissima e punteggiata da fiori rosa, fucsia e viola. Sono letteralmente catapultata in una natura dalla bellezza selvaggia: ogni chilometro percorso mi svela davanti agli occhi panorami incredibili, chiamandomi ad una sfida all’insegna delle grandi emozioni.
© Tommaso Gallini
Passo dopo passo riconosco le piante di banane che crescono in abbondanza su quest’isola considerata il giardino d’Europa. “Bom Dia”, dico rivolta ad una signora dal cappello di paglia intenta a lavorare la terra. “Bom Dia” fa lei di rimando. La salita è il mio forte, tanto che riesco a mettermi alle spalle un buon numero di compagni d’avventura. Poi la traccia punta verso il basso e il terreno scivoloso (alla vigilia aveva piovuto) mi rallenta. Per non rischiare di finere a terra, a tratti quasi mi fermo. Perdo così tutte le posizioni che avevo guadagnato, ma poco importa perché - si sappia! - corro per passione e divertimento.
© Tommaso Gallini
Ecco il primo guado, presidiato da una fila di volontari, pronti a venire in nostro soccorso nel caso di un passo falso dall’esito… bagnato. Studio la situazione e mi butto sui sassi, quelli più larghi e “comodi”, cercando di mantenere l’equilibrio. Ce l’ho fatta, ho guadagnato l’altra riva del torrente! Si torna a salire, ergo procedo di buon passo! Attraverso alcuni ponticelli e all’improvviso il cielo azzurro lascia il posto ad una coltre grigia di nuvole. Piove di una pioggia sottile, poi aumenta e la corsa si fa ancora più ardua. Faccio attenzione a non scivolare ma affondo nella terra, anzi nel fango. Via lungo una stradina lastricata, sulla quale si affacciano enormi fiori a palloncino che sembrano allungarsi su di noi, quasi per un inchino o piuttosto un saluto di benvenuto.
© Tommaso Gallini
Un’altra manciata di chilometri alle spalle ma ecco anche la nebbia! Corro tra la pioggia e uno strato spesso di vapore, circondata da una biodiversità ricchissima e sorprendente. All’improvviso il verde sparisce e mi ritrovo a calpestare l’asfalto di una stradina. Ana, la runner portoghese con la quale ci facciamo compagnia da qualche chilometro, decide da un momento all’altro di allungare il passo. La lascio andare perché il mio GPS indica che manca ancora più di un chilometro, e invece… una curva secca e mi ritrovo a correre sotto agli archi gonfiabili della retta finale. Lo speaker annuncia il mio nome “Irene is crossing the finish line!”. Ma cooome, già arrivata?
© Tommaso Gallini
Non faccio in tempo a rendermene conto che prima vedo Tom, mio marito, intento ad immortalarmi e subito dopo un volontario mettermi la medaglia-finisher al collo. Volo al ristoro finale, allestito a pochi metri dal traguardo e vi trovo una prelibatezza locale: la batata, ovvero una patata dolce di colore arancione che ci viene servita a fette sottili, fritta e cosparsa di sale. Inutile dire che ne ho gustate un sacco. Troppo sfiziose… e poi al capolinea della fatica sembra tutto più buono!
© Tommaso Gallini
La pioggia aumenta di intensità, il sudore scivola via veloce. Sono felicissima di avere affrontato questa prova: mi sento rigenerata e piena di energia, nonostante i tanti gradini risaliti (mai così tanti tutti insieme!) e gli ostacoli naturali disseminati lungo l’itinerario. Ogni respiro, ogni battito del cuore, ogni mio passo sono stati un tributo alla natura incontaminata di quest’isola straordinaria nel bel mezzo dell’Atlantico. Un luogo e un evento che rimarranno per sempre impressi nella memoria e nel cuore. Grazie, Ultra Skyrunning Madeira per le infinite emozioni. Appuntamento all’anno prossimo per riprovarci con la 22 chilometri!
© Tommaso Gallini