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RIPERCUSSIONI OLIMPICHE?

Il Coronavirus cancella la maratona di Tokyo per gli amatori

La Major del 1° marzo sarà aperta solo agli atleti elite: crescono anche i dubbi sulle Olimpiadi di luglio

17 Feb 2020 - 13:07

La maratona di Tokyo, la prima prova stagionale delle sei Majors Abbott (il circuito delle grandi maratone mondiali comprendente anche Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York, una sorta di Grande Slam delle prove sui 42,195 km), è stata interdetta, a causa del Coronavirus, agli atleti amatori: la gara in calendario il prossimo 1° marzo, un appuntamento che annualmente porta a correre nella capitale del Giappone quasi 40.000 persone, quest'anno sarà così aperta solo agli atleti elite, una manciata di professionisti (176 quelli catalogati come tali dall'organizzazione) molti dei quali ancora alla ricerca del minimo olimpico.

Una decisione comunicata dall'organizzazione come misura preventiva di fronte al diffondersi del virus (già la scorsa settimana era stata vietata la partecipazione ai maratoneti cinesi) che adesso taglia fuori pure i runners "locali" ma anche i tanti provenienti come di consueto da tutto il resto del mondo. Al di là delle ovvie ripercussioni logistico-organizzative (per poter aver accesso alla prova occorre "prenotarsi" con larghissimo anticipo, con costi di partecipazione decisamente alti), è questa una decisione che inevitabilmente rischia di avere ricadute (o per lo meno rischia di alimentare i dubbi che già serpeggiano) anche sui prossimi Giochi Olimpici, in calendario proprio a Tokyo dal prossimo 24 luglio al 9 agosto. 

LE CONSEGUENZE PER GLI ISCRITTI ALLA MARATONA
Tra le maratone di massimo calibro c’è un solo precedente che aiuta a capire cosa ne sarà dei soldi già spesi dai mancati partecipanti: la maratona di New York 2012, annullata nel pomeriggio di venerdì (a meno di 48 ore dal via) dopo che fino al giovedì sera sul sito ufficiale si assicurava il regolare svolgimento della gara, nonostante le difficoltà provocate dall’uragano Sandy, transitato sulla Grande Mela pochi giorni prima, tra il 29 e il 30 ottobre. “La nostra policy è nessun rimborso” precisò da subito Mary Wittemberg, allora race director della più grande maratona del mondo, lasciando il cerino in mano ai tour operator che si accollarono la spesa di un pettorale da rendere disponibile a titolo gratuito per una delle cinque successive edizioni.

E TOKYO 2020?
Garanzie di vita normale vengono comunicate in queste ore dal Giappone, da dove si sottolinea anche che le altre corse in programma in quel Paese non stanno subendo variazioni o annullamenti. Il pensiero di tutti va però - come detto - alle ormai imminenti gare dei Giochi Olimpici, non tanto per quanto riguarda gli atleti, sulla cui profilassi l’organizzazione può contare sulla collaborazione dei singoli comitati olimpici nazionali (anche se sono in molti a temere l’esclusione della Cina dalle gare), quanto sulla presenza o meno del pubblico, delle migliaia di persone già titolari da tempo di un pacchetto viaggio con biglietto incluso. Sotto questo profilo, la distanza dai prossimi Giochi olimpici di Tokyo, sia in senso geografico (di là dal mare del Giappone, oltre la sottile linea delle coste nord coreane e russe, c’è la Cina), sia dal punto di vista del tempo a disposizione, si accorcia terribilmente, soprattutto da quando gli organi di informazione hanno diffuso la notizia dei 18 mesi che saranno necessari per mettere a punto un vaccino contro il Coronavirus.

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