Ecco ciò che per il trail-runner spagnolo è "poco, anzi pochissimo". E per il 2019 chiede e vuole molto di più da se stesso
Lei ha vinto le Skyrunning World Series 2018 nella categoria Extra, lui ha sbancato la Overall maschile. Lei è Hillary Gerardi, americana (del Vermont) trapiantata a Grenoble, lui è Kilian Jornet, catalano di Sabadell, trasferito … in Norvegia per amore (della skyrunner Emelie Forsberg). Entrambi in queste settimane vivono con gli sci (da scialpinismo!) ai piedi ma, tra un’escursione e l’altra, dalle vette lasciano correre lo sguardo lontano ed hanno già in testa il momento di alleggerirsi dell’indispensabile equipaggiamento invernale per iniziare una nuova stagione di corsa in montagna. Come lo abbiamo scoperto? Beh, come oggigiorno fanno tutti: curiosando nei rispettivi account social. Ed è stato così che, tra tante foto e filmati di albe e tramonti in paesaggi da fiaba (irraggiungibili dai più), abbiamo individuato due “post” indicativi dei pensieri di entrambi. Scoprendo appunto che Hillary e Kilian hanno le idee chiare sui prossimi mesi. Niente di sorprendente, certo, trattandosi di due top runners di livello planetario, che a fare la differenza iniziano ben prima del momento di stringere il doppio nodo alle scarpette. Pianificazione, prima di tutto!
Partiamo da Sua Maestà Kilian che alla fine dello scorso mese di dicembre tracciava un bilancio completo del suo 2018 vincente ma tutt’altro che … in discesa. “Il 2018 è stato un anno positivo, fatto di alti e bassi”, esordisce Kilian, “con tre infortuni (intervento alla spalla, frattura del perone, tendinite al flessore dell’anca) ma recuperi rapidi e quindi veloce ritorno alle gare. Sono rimasto fermo causa infortuni per 92 giorni”. Senza dimenticare, aggiungiamo noi, la reazione allergica ad una puntura d’ape che lo ha costretto ad un’amarissima resa nel prestigioso UTMB (Ultra Trail du Mont-Blanc). Al netto di infortuni ed imprevisti, le cifre dell’attività di Kilian sono realmente impressionanti. “Ho svolto allenamenti di endurance per un totale di 804 ore. Mai così pochi (!!! ndr) dal 2006, per un totale di 463mila e 600 metri di dislivello positivo, suddivisi in 390 uscite. Nel dettaglio: 503 ore di corsa, per un totale di 2972 chilometri e 237mila e 500 metri di dislivello; 115 ore di scialpinismo e 194mila e 200 metri di salite; 143 ore di bicicletta e 30mila e 300 metri di salita. In aggiunta, 43 ore di arrampicata e poi ancora 82 ore di palestra”. Quindi Kilian (che ad occhio e croce il resto del tempo lo ha trascorso in viaggio, svolgendo la sua attività in giro per il mondo …) passa ad esaminare l’aspetto strettamente “ufficiale” della sua stagione agonistica. “Ho dedicato dodici giornate alle gare sci alpinistiche, ho partecipato a dieci gare di trail running e completato altri cinque progetti legati allo sci estremo, alla corsa in montagna ed all’alpinismo”. Manca solo qualche pensierino finale. Eccolo. “Dal punto di vista della preparazione, sono soddisfatto di tempi e modi di ripresa dagli infortuni ed in particolare dai quindici giorni di corsa a tempo pieno (220 chilometri e 11mila metri di dislivello per ciascuna delle due settimane) che mi hanno permesso di preparare la Sierre-Zinal, dove ho ottenuto il mio personal best. La ‘giornata’ (sic!) più divertente è stata anche la più lunga: cinquantasei ore di corsa sulle creste. Mi sono goduto ogni singolo momento là fuori e non vedo l’ora di scoprire cosa mi riserverà il 2019. Ho già messo a punto il mio piano di allenamenti e non potrei essere più impaziente di iniziare!”
Molto meno analitico e maniacale, di conseguenza molto più “easy”, l’approccio di Hillary Gerardi nel suo post … da Grenoble, accompagnato da un’immagine che la dice lunga, anzi tutta: ritrae la campionessa americana intenta a calarsi dagli enormi blocchi di granito che – caoticamente eppure “perfettamente” accatastati - sostengono la Bocchetta Roma, il primo passaggio-chiave lungo il percorso del Trofeo Kima in Val Masino della scorsa estate. Appesa alle catene, Hillary (una forza della natura trattenuta a stento da un fisico minuto ma – appunto - esplosivo) sta per lasciarsi alle spalle la paretina per rimettere piede sugli sfasciumi e riprendere a correre verso la strepitosa vittoria che, lo scorso 26 agosto, l’ha accomunata … all’immancabile Kilian (tra l’altro, solo tre settimane prima la Gerardi aveva vinto la Tromso Skyrace organizzata dallo stesso Jornet). Un ricordo speciale, quello legato ai cinquantadue chilometri ed agli oltre ottomila metri di dislivello (tra salite e discese) del Kima, coperti in poco più di sette ore e mezza. Almeno a giudicare da quanto Hillary scrive a corredo della foto: “Il Trofeo Kima arriva solo una volta ogni due anni, il che significa che l’ultimo weekend di agosto 2019 è libero per nuove avventure di skyrunning. Cosa ne dite della Matterhorn Ultraks Extreme”? Insomma, la Gerardi è una ragazza che non perde tempo a compiacersi dei successi passati e guarda avanti, ma non per questo è disposta a negarsi il sottile piacere di un pizzico di nostalgia e di (meritatissima) autostima. Ma poi in fondo, leggendo tra le righe, quella di Hillary è soprattutto una dichiarazione d’amore per il Kima. Un avvenimento che, se lo vivi da dentro, ti segna nel profondo dell’anima. Anzi, si prende un pezzo del tuo cuore, per custodirlo all’ombra delle pareti magiche della Val Masino e così costringerti a … tornare a cercarlo. Ma solo dopo un paio d’anni. Anzi per fortuna ormai uno e mezzo. Il conto alla rovescia verso la prossima edizione è già partito…